Negli anni ottanta viaggiavo spesso in
treno per lavoro, negli scomparti a sei posti si finiva spesso con lo
scambiare due chiacchere con i compagni di viaggio, genitori
attempati che andavano a trovare i figli “su a Milano”, gente che
come me era in trasferta per lavoro, ma anche professionisti,
avvocati, dirigenti d'azienda, costretti a spostarsi in su e in giù
per lo stivale.
Alcuni viaggi scorrevano lenti fra il
sonno accumulato durante i giorni di trasferta, dove non di rado
lavoravo dodici ore di fila, e la scomodità di sedili troppo dritti
per potercisi adagiare, altri invece li trascorrevo ascoltando il
chiacchericcio fitto fra due o tre persone che viaggiavano insieme,
non riuscivo a leggere in treno, tornando da Napoli dove avevo
trascorso una settimana di lavoro, trovai un tecnico di una grande
azienda ligure con la mia stessa passione per la fotografia, a Napoli
dormivo in un buon albergo vicino ai Campi Flegrei, la vicinanza con
la base NATO di Bagnoli creava un viavai di ufficiali della marina
USA che spesso godevano della compagnia di giovani ragazze del luogo, mi
ero divertito a fotografarne alcune mentre attendevano nella hall,
spesso sedute sulle poltrone o sugli sgabelli del bar, ricevendone
una discreta complicità da parte di alcune di loro, avevo fatto
sviluppare le diapositive e scattate il primo giorno di permanenza le
avevo ritirate giusto un ora prima della partenza e discutemmo sui
risultati (e su quanto fossero avvenenti un paio di giovani
professioniste), in quegli anni portavo sempre con me la mia Contax
139 ed un paio di ottiche.
Ho assistito anche a tristissimi
viaggi della speranza, in particolare una giovane coppia calabrese
con una bimba di qualche mese diretti a Genova in un noto Ospedale,
negli occhi una tristezza profonda ed inconsolabile.
L'azienda per cui lavoravo allora
preferì poi farmi viaggiare in aereo, tuttavia ricordo una trasferta
in Calabria, regione che non conoscevo, durante la mia eprmanenza lì
insorse un problema in Puglia e mi venne chiesto di trasferirmi a
Barletta per un paio di giorni, il trasferimento fra la provincia di
Cosenza e la Puglia avvenne in treno e durante il viaggio mi
innamorai dell'incredibile bellezza della costa Ionica, un compagno
di viaggio mi parlò di un paese in particolare Roseto Capo Spulico,
mi descrisse un acqua cristallina,abbondanza di pesce e di quanto
quella zona fosse depressa, senza lavoro né speranze per i giovani.
I problemi a Barletta non si
dimostrarono poi così complessi, il volo per Milano con scalo a Roma
filò liscio, ma l'estate dopo volli trascorrere le ferie in
Calabria, a Trebisacce e Roseto Capo Spulico si rivelò all'altezza
delle aspettative.
Anche ora se posso viaggio in treno, da
Brescia a Roma ci si va in tre ore e quaranta minuti, sui treni di
Italo, sfruttando buone offerte, mi capita spesso di viaggiarci in prima classe, le poltrone
sono ampie, i servizi comodi, c'è un angolo bar ogni due vagoni, ma
non si chiacchera più, siamo tutti collegati a smartphone ad
ascoltare musica (come me) o chattare con qualcuno lontano centinaia
o migliaia di chilometri, ma un anno fa mentre stavo andando a
trovare un amico Romano ho scoperto che mia figlia mi aveva prenotato
un posto in uno di quei salottini dove due persone siedono di fronte
ad altre due, durante il viaggio ho conosciuto una quarantenne
direttore commerciale di un azienda e quasi senza volerlo ci siamo
ritrovati a parlare di lavoro e di mille altre cose, viaggiare in
questo modo è certamente più divertente, se siamo naufraghi
nell'oceano della vita è certamente meglio condividere con qualcuno
questa condizione....
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