Davanti al televisore stavo osservando
l'ennesima scena di violenza "da parte di un gruppo di Chimere"
all'interno di un ufficio governativo, il sangue dipingeva le pareti
del più vivido rosso che avessi mai visto eppure il televisore aveva
i colori tarati correttamente.
La TV governativa stava incolpando
Moza, la Chimera “più violenta ed assetata di sangue” e la più
ricercata in tutto il mondo di sotto, ma io non credevo a quanto stava
blaterando quel mezzobusto di stato.
Ero nato quarantanove anni prima
nel mondo di sotto e molto presto mia madre si rese conto di quanto fossi
speciale, fin da quando nello spaccio alimentare a quattro anni, mi rivolsi al
commesso con un pronome maschile, mia madre mi corresse dicendomi
“guarda che Anisha è una bellissima signorina” ,ma io insistetti
che era un uomo grasso e peloso, vidi il proprietario dello spaccio
sbiancare è correre a prendere qualcosa sotto il bancone, "la
signorina Anisha" corse fuori in strada e si mise a correre come un
atleta sulle cento yard.
Fu così che scoprii che le illusioni
delle Chimere non avevano effetto su di me.
La Statalità detestava le Chimere,
così venivano chiamati i soggetti capaci di diffondere un immagine
di se illusoria e come ogni stato totalitario ed in cui i regali dei costruttori
di armi rappresentano una buona parte dei fondi donati ai governanti, si
giunse presto alla caccia porta a porta.
Quando in uno stato una maggioranza
inizia a temere, a torto o a ragione, una minoranza quest'ultima
viene spietatamente soppressa e quando avevo dodici anni iniziò la
durissima repressione, le chimere però trovarono nuovi ed insidiosi metodi per
difendersi, non solo erano in grado di dissimulare l'immagine che
davano di se agli altri, ma potevano entrare nella realtà oggettiva
di chi si trovavano di fronte alterandone i percetti fino allo stato più
estremo, la statalità scoprì presto che una chimera messa alle
strette poteva fornire a chi la stava minacciando la terribile
visione della loro morte sotto le ruote di un treno o precipitando da
un viadotto, tali visioni causavano spesso la morte del soggetto in cui erano state indotte tali immagini.
Io non temevo le chimere, a sedici anni fui chiamato dalla statalità per diventare uno scopritore di chimere, ma
io non volli far parte di questa maledetta caccia alle streghe, in
fondo si trattava di esseri con un dono non troppo dissimile dal mio.
Con il tempo imparai non solo a vedere
le chimere per ciò che erano, ma anche a capire che immagine
stessero dando di se e fu notevole scoprire che sempre più chimere
passeggiavano per strada con il loro vero aspetto, un modo per
apparire sicure e sfuggire ai cacciatori assoldati dalla statalità, con gli anni anche le mie percezioni stavano cambiando, ora
sentivo anche i loro pensieri, le loro paure, mentre la mia vita
stava trascorrendo su dei binari troppo dritti davanti ad un semaforo
pedonale incrociai lei, Moza mi passò accanto e seppi che mi aveva
notato e mi chiese telepaticamente di seguirla al bar dell'angolo
dietro Piazza Maggiore.
Ci andai subito e la trovai seduta con
un sorriso smagliante, dava esattamente l'immagine di se per come
era, aveva scelto un tavolino in disparte, non molto alta, capelli
corvini e due occhi da lince, mi sedetti di fronte a lei, “perchè
non collabori con la santissima inquisizione della statalità?” mi disse senza preamboli pronunciando il tutto con la pomposa dizione dei mezzobusti della TV, le
risposi che la trovavo una porcata illegale, mi resi conto che era in
grado di capire se stavo utilizzando una comunicazione sociale o se
stessi esprimendo le mie idee, ma io pensavo sempre ciò che sentivo
con il cuore.
Moza mi fissò a lungo sorridendo “un
maschio sincero, una nuova specie od un errore genetico?”.
Provavo un attrazione incredibile per
quella donna e sentivo che anche lei provava la medesima sensazione
“cosa ne sai del mondo di sopra?” mi chiese a bruciapelo, le
risposi che era un mondo collegato in qualche modo al nostro, ma non
un pianeta gemello in questo universo, un amico esperto in fisica
quantistica aveva ipotizzato che potesse essere lo stesso nostro pianeta, ma
traslato a livello quantistico da qualche incidente che ci ha
sfalsato, la vidi annuire poi guardandomi negli occhi come nessuno
aveva mai fatto mi chiese “lo sai che sei l'unico a percepirlo
fisicamente? Lo sai che io e te potremmo andarcene da questo porcile
per cercare qualcosa di meglio?”
La sottile speranza che avevo nutrito anno dopo anno aveva trovato l'innesco, invitai Moza a
casa mia, accettò con un sorriso che avrebbe illuminato una notte
senza lune.
Fare l'amore con Moza fu come
allacciarsi ad un alter ego al femminile, per la prima volta sentii
con tutto me stesso un orgasmo profondo femminile, persi i sensi, capii quanto una piccola morte fosse come
premere un tasto di reset e dopo, quando i muscoli
si rilassarono e l'endorfina lasciò spazio alla splendida e leggera
spossatezza, mi sentii con la testa libera, per la prima volta.
Moza
mi stava guardando sorridendo; in quel momento seppi dove era la
strada per la via al mondo di sopra.
Le spiegai che dovevamo andare subito, con quello che avevamo addosso, presi i cinque lingotti d'oro da 50 grammi in cui avevo investito tutto i miei averi un anno prima ed uscimmo.
Passeggiando lungo il viale alberato che dal portoncino di casa portava alla fermata della filobus provai a spiegarle “Vedi Moza, i nostri due mondi sono in realtà uno solo, deve essere successo qualcosa nel 1954 e penso di aver capito cosa, il progetto Siberia messo in pratica dalla statalità contro l'ondata di pazzia, (a loro dire) ed il successivo trasferimento di milioni di persone, nell'altro mondo è stato fermato, non è mai stato messo in atto!, nel mondo di sopra i governi vengono eletti dal popolo, la gente può avere dei diritti, forse proprio l'aver fermato questo progetto criminale ha creato lo sfasamento”.
Le spiegai che dovevamo andare subito, con quello che avevamo addosso, presi i cinque lingotti d'oro da 50 grammi in cui avevo investito tutto i miei averi un anno prima ed uscimmo.
Passeggiando lungo il viale alberato che dal portoncino di casa portava alla fermata della filobus provai a spiegarle “Vedi Moza, i nostri due mondi sono in realtà uno solo, deve essere successo qualcosa nel 1954 e penso di aver capito cosa, il progetto Siberia messo in pratica dalla statalità contro l'ondata di pazzia, (a loro dire) ed il successivo trasferimento di milioni di persone, nell'altro mondo è stato fermato, non è mai stato messo in atto!, nel mondo di sopra i governi vengono eletti dal popolo, la gente può avere dei diritti, forse proprio l'aver fermato questo progetto criminale ha creato lo sfasamento”.
Moza
stava osservando in giro per capire se qualcuno ci stesse spiando,
era tesa come un felino pronto allo scatto, "Art ci seguono", mi comunicò “lo
so” le risposi e le anticipai che da li a dieci secondi ci
avrebbero perso, avevo imparato a sentire gli schemi di ricerca dei
cacciatori di chimere ed avevo imparato per gioco fin da ragazzo a
coprire le chimere nelle vicinanze, per me erano uomini e donne e non
animali da macello, come previsto il cacciatore ci perse ed io e Moza
salimmo su di un filobus diretto alla periferia ovest della città.
La
lunga fila di casette ed industrie dello stato si interruppero e noi
scendemmo, ci trovavamo nuovamente in un viale alberato, la strada
era dissestata, un grosso mezzo da scavo arrivava dalla
città, due giovani cacciatori scesero con la rapidità di due
scimmie e si arrampicarono sui rami di un albero, una chimera aveva
provato a mimetizzarsi ma era stata uccisa giorni fa ora i due erano
corsi a recuperare i poveri resti essiccati dal lanciaplasma degli
sgherri di stato. Sentii Moza tremare, ma per me era troppo facile
coprire una chimera acanto a me, la strinsi forte e la baciai,
proseguimmo a piedi fino ad un muro che bloccava la via, ne parlai
con Moza, ma lei non lo vedeva, seppi che quella era la porta per il mondo di sopra.
Tentammo
di passare camminando attraversoil muro, ma ogni volta che lo
facemmo non successe nulla, provammo e riprovammo, alla fine ci
sedemmo per terra esausti e sfiduciati, il sole stava per tramontare
e fu proprio un riflesso anomalo sul muro che mi fece balenare un
idea, il muro non era la porta ma era l'immagine del portale che in
realtà si trovava sopra il muro,
presi Moza sulle spalle e la spinsi sulla cima del muro e la vidi
sparire completamente, da solo non riuscii a salire su di un muro che
era un immagine, cercai qualcosa su cui arrampicarmi, ma non trovai
nulla, tentai di spostare un cassonetto dei rifiuti, ma era
pesantissimo, poi tentai di arrampicarmi su di un albero per
lasciarmi cadere sulla sommità del muro, ma i miei tentativi di
scalata insospettirono un uomo affacciato ad una
finestra che dava sulla strada, lo vidi correre in casa, sentii che
urlava alla moglie di correre a prendere il fucile perchè c'era una
maledetta chimera che stava tentando di arrampicarsi su di un albero,
mi lanciai verso la sommità del muro e sentii l'uomo sparare con il
suo fucile.
Tempo
e spazio erano una sottile linea biancastra, non avevo materia, non
ero materia o assenza di materia, non ero dolore o assenza di dolore, non ero permanenza, solidità o assenza di solidità, mi sentivo recitare questa specie di Sutra quando in un esplosione di luce mi
trovai steso sui sampietrini di una piazza, aprendo gli occhi vidi un monumento ad un Tritone che impugnava un tridente, una mano stava afferrando
la mia, guardai il viso di chi mi stava aiutando a rialzarmi, Moza!