venerdì 9 dicembre 2016

TRACCIA

Lasciare un posto dove si è vissuto per molti anni è come gettarsi alle spalle momenti belli e brutti, ma  ho l'impressione che 
inevitabilmente quanto di bello ho vissuto lì se ne sia andato per sempre, gli amici e le storie vissute insieme apparterranno per sempre a quel luogo ed io ne porterò con me solo il ricordo perchè vivono lì, nel posto che ho abbandonato.


Quei momenti e quelle cose che mi stavano strette e il desiderio di andare, di crescere, di crearmi un altra vita, di visitare il mondo e conoscere nuova gente mi ha fatto perdere di vista che

 quei momenti in cui si rideva davanti ad un camino acceso sarebbero finiti; finiti per sempre.


Non ci saranno più le assolate domeniche pomeriggio e la noia del non sapere come impiegarle, le gite in bicicletta con il mio bimbo a veder decollare i Tornado o quelle con mia figlia a cui da piccola facevo contare i castelli che vedeva nel viaggio dalla nostra casa di allora e la spiaggia di Moniga dove andavamo a "tirare" i sassi nell'acqua.


E non ci saranno più le fughe verso la casa sul lago d'Iseo, le fresche notti, i bagni in piscina prima di andare al lavoro, le interminabili partite a tennis con la mia compagna, le pizze accanto al porto di Clusane.


Nulla più di tutto questo, andato, perduto, via per sempre.


Ma io vorrei ancora il colore delle albe dalla finestra della casa che dava sulla collina, vorrei andare a pescare al lago in barca con i miei colleghi e poi le bibite fresche sotto il pergolato del bar all'angolo della piazza, le lunghe sere alla chitarra  nei licinsì (*), il vino ed il pane e salame.


Ma mi sembra di voler ricostruire un puzzle i cui pezzi sono sbiaditi e molti di loro smarriti per sempre.


Ci sono dei momenti in cui i ricordi bruciano più delle delusioni.


Ci sono dei ricordi con il potere di salvare dalla disperazione.


E ci sono delle amicizie che resistono al tumultuoso scorrere del tempo, al suo diluire la vita stessa fino a renderla un acquarello troppo slavato per lasciare traccia su di un foglio, non appiglio; certezze.

 (*) Per i non bresciani, locale dove era posibile vendere solo vino e salumi, il termine deriva dal fatto che il titolare possedesse una licenza alla vendita ridotta, una licenzina, in bresciano un licinsì....




Vista dal porto di Clusane

2 commenti:

  1. Bello. Pennellate intrise di emozione e di nostalgia che squarciano l'animo del poeta, che mettono a nudo le sue illusioni e le sue disillusioni...
    Ma cosa c'è di più bello che irrompere in una tale, sottile e lucida atmosfera, perfettamente dipinta ed onestamente condivisa con i lettori e con gli amici e... spendere una battuta sciocca, fuori luogo, nella speranza di frammentare questo velo di tristezza così ben costruito?
    Ricordo la mia ex professoressa di italiano che declamava l'infinito del Leopardi con maestria e passione, ricordo le ultime parole, proferite con voce rotta dall'emozione: "...ed io nel pensier mi fingo..."
    Ricordo la voce di un suo studente, troppo allegro in quell'istante, che replicò con un "sarebbe mi fango, ma c'è la rima con Gringo!"
    Ecco io replicherei alla tua traccia con una frase di questo genere: "E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia"

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    1. Ricordo anch'io una lezione di italiano in cui uno
      studente non riuscì più a sopportare i continui "ma sai che ti succede?, lo sai cosa ti succede?, eprchè poi lo sai che succede?" della giovane professoressa rivolti ad un alunno poco attento e la interruppe con un "TI SPUNTA UN FIORE IN BOCCCA!"cantato esattamente come nella pubblicità di un famoso dentifricio....

      Cure contro quella malattia mortale che è la seriosità.....

      Arturo

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