Vent'anni
dopo.
Di
nuovo in missione sul terzo pianeta di questo sistema solare, aveva
fatto carriera nella flotta astrale, ora rivestiva il grado di
colonnello, a lui toccava il compito di pianificare le invasioni dei
pianeti che via via la propria civiltà occupava per espandersi, per
creare nuove colonie, ma i crimini commessi ai danni degli indigeni e
le vibrate proteste da parte sua presso il comando della flotta lo
avevano reso poco gradito nelle alte sfere di comando.
Aveva
sacrificato il proprio matrimonio in nome della carriera, ed in
cambio aveva ricevuto uno stato di servizio macchiato dalle
intemperanze nei confronti dei soprusi che aveva denunciato, una
carriera che sarebbe finita con il grado che rivestiva ed un
inconsolabile solitudine che lo stava mettendo a dura prova.
Lo
straniero era particolarmente affezionato a questo pianeta che, anche
se barbaro, violento e percorso da fremiti di follia religiosa, amava
come il figlio che non aveva mai conosciuto, era stato semplice farsi
assegnare a questa missione, un favore che aveva fatto al
programmatore gli era valso la nomina di effettivo per la missione di
preparazione all'invasione che secondo i piani avrebbe dovuto
avvenire fra duecento anni terrestri, era stato facile farsi
assegnare un velivolo da ricognizione e così mentre la missione
ufficiale stava esplorando l'emisfero australe a caccia di minerali
lui si stava dirigendo verso una valle lunga ed ampia che partendo da
un lago con un monte nel mezzo finiva con una grande cima dalle nevi
perenni.
Sapeva
benissimo dove recarsi, rivide il sito dove si era schiantato
vent'anni prima, i luoghi della corsa a perdifiato per sfuggire alle
ire dei nativi, la parete di roccia grigia su cui aveva rischiato la
vita, i resti del mezzo che guidava erano stati recuperati con una
missione rischiosa, ma perfettamente riuscita, ora il sole stava
illuminando la vetta della montagna dalla cui cima aveva lanciato il
segnale per il proprio recupero ed ecco lì, la casupola in pietra;
il camino fumante gli fece sperare di rivedere la misteriosa donna
dai capelli rossi e dal mutevole aspetto che aveva popolato i suoi
sogni negli ultimi vent'anni, lui che per la prima parte della
propria vita non aveva sognato che pochissime volte, dopo
l'esperienza in questo luogo si era ritrovato a fare sogni articolati
ed incredibilmente reali.
In
sogno aveva visto suo figlio allevato dalla donna dai capelli rossi
che lo aveva soccorso, mentre pensava a tutto questo individuò uno
spiazzo nella pietraia di fronte alla casupola su cui far atterrare
il proprio piccolo mezzo da ricognizione, discese mantenendo attivo
l'occultamento, il mezzo era silenzioso e si posò sul terreno quasi
senza rumore a cinquanta passi dalla porta della casupola, non fece
in tempo ad uscire dal portellone che la porta si aprì e lo
straniero rivide la donna che lo aveva salvato vent'anni prima, senza
timore si avvicinò a lui sorridendo, appena gli fu vicino lo
apostrofò “saìe che ta sarèset riàt”, lui la guardò
sorridendo, gli sembrava bella come allora, le prese la mano e le
fece un perfetto baciamano, la donna lo accompagnò verso la
casupola.
Gli
anni avevano tracciato sottili solchi ai lati degli occhi verdi come
la giada ed i capelli rossi erano striati da qualche vena grigia, ma
era bella come non sperava neppure potesse essere, in questo pianeta
dove la vita media era di cinquant'anni la sua salvatrice era ancora
una donna attraente e sensuale, lo straniero chiese come stesse suo
figlio e dai gesti in risposta capì che era alto più di lui, la
donna gli fece capire che il giorno dopo sarebbe venuto a trovarli.
A
questo punto la strìa dai capelli rossi accostò il proprio pollice
della mano sinistra alla fronte dello straniero ed iniziò a
parlargli “sapevamo da due cicli lunari che saresti tornato, ed io
sono felice di rivederti, tuo figlio sta diventando una persona
importante ha la tua intelligenza ed il nostro sapere, frequenta un
collegio e come hai visto in sogno l'ho allevato io come fosse mio
figlio.
Il
pollice della strìa si staccò dalla fronte dello straniero, questa
vota non era svenuto, non era caduto in un sonno profondo questa
volta aveva capito ciò che gli era stato detto, si sentiva
fatalmente attratto da questa donna e seppe dentro di se che anche
lei provava lo stesso, le prese la mano e la portò nella piccola
baita, la spogliò delicatamente e si fece spogliare, il semplice
tocco delle sottili dita della strìa gli provocavano fremiti di
piacere , lo straniero non aveva mai provato una simile eccitazione,
la notte recò loro in dono molto piacere, lunghi abbracci e qualcosa
si insinuò pian piano nella mente dell'essere venuto dallo spazio,
colonnello della flotta astrale, invasore di pianeti ed intollerante
nei riguardi delle ingiustizie.
L'alba
tinse il cielo di colori forti, lo straniero cominciò a mettere in atto il piano che non avrebbe mai pensato di poter progettare cinque anni prima, entrò nel
velivolo da ricognizione e staccò l'alimentazione del trasponder,
l'astronave madre non aveva tracciato i suoi spostamenti ed ora i
compagni di spedizione non avrebbero tracciato la sua posizione.
La
strìa gli stava accarezzando la schiena e lo straniero le parlò, le
disse che non voleva più tornare con la propria gente, che voleva
vivere con lei gli anni che gli rimanevano e che voleva andare a
vivere nella nuova nazione a ovest. La strìa lo guardò a lungo
negli occhi, lo aveva capito benissimo, non c'erano dubbi su quanto
lo straniero le aveva detto, chiuse per un attimo gli occhi e decise
che avrebbe lasciato le sorelle, il figlio dello straniero era già
grande, se la sarebbe cavata benissimo da solo.
Il
ragazzo si fece vivo intorno a mezzogiorno, era bello come poteva
esserlo solo un dio greco raffigurato nelle splendide statue che lo
straniero a veva visto a sud, la strìa non ebbe bisogno di
parlargli, lui capì subito, strinse la mano allo straniero, seguì
un lungo silenzio poi il ragazzo parlò “sono venuto al mondo per
far cessare la persecuzione di queste donne, entrerò nel clero e
farò tutto quanto in mio potere per far cessare questo sterminio,
della nuova religione mi importa assai poco, sono tutte buone o
cattive a seconda delle azioni che fanno compiere ai propri adepti,
l'antico sapere non può andare perduto, lo farò grazie ai venti di
cambiamento che provengono da ovest, ci vorrà del tempo, ma ci
riuscirò”.
Il
padre aveva capito tutto, augurò al figlio di riuscire nei propri
intenti.
La
Stria e lo straniero partirono appena dopo l'alba del giorno dopo, la
donna non lo sapeva, ma lo straniero aveva con se una scorta di
medicinali e delle terapie geniche che le avrebbero allungato di
molto la vita, gli erano costate buona parte dei propri risparmi, con
il rimanente si era acquistato cinque chili di oro che sul suo
pianeta di origine era decisamente meno costoso rispetto a quanto
veniva pagato su questo pianeta, il commercio di metalli preziosi con
gli indigeni era contrario al regolamento della flotta astrale, ma
lui si era di fatto dimesso da tale corpo.
La
costa orientale dell'America del nord appariva ammantata dalla luce
del tramonto, Lo straniero chiese alla donna dove avesse voluto
metter su casa e lei indicò un luogo sulla costa est, lui la guardò
negli occhi ed i due si sorrisero, vide il luogo adatto a far
inabissare il velivolo, vide il luogo dove sarebbe stato finalmente
felice, avrebbe acquistato un pezzo di terra, coltivato il grano e
avrebbe difeso la propria felicità anche grazie ad una pistola ad
alto potenziale che aveva in dotazione.
Dopo
una vita di sacrifici, rinunce e solitudine lo straniero si sentì
finalmente a casa.
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