sabato 26 marzo 2016

Buona Pasqua

Auguro ai soliti quattro gatti che mi leggono una serena pasqua da trascorrere, secondo tradizione, con chi volete , con chi preferite o con chi tollerate a malapena, soprattutto nel caso in cui siate costretti ad interminabili sedute a tavola con il parentado al completo.

Non è questo (per fortuna) il mio caso,  speravo di fare un escursione sulle colline intorno a casa a Pasquetta, ma sembra che il tempo non prometta bene, al limite mi armerò di K-Way e me ne andrò ugualmente sul parco del Sasso a consumare il solito rito primaverile.

Pasqua per il cristianesimo è la festa della resurrezione, della sconfitta della morte, ma io vedo la signora in nero primeggiare in lungo e in largo su questa umanità, non penso che 7 miliardi di eprsone stiano espiando un cattivo Karma, direi piuttosto che una pccola percentuale di individui sta praticando attivamente ogni forma di follia per far si che chi sta bene siano realmente in pochissimi.

La resurrezione dalla morte per il principe Siddhattha Gotama era una condanna, la condanna alla reincarnazione, in effetti essere costretti a rinascere in questo posto non è propriamente una benedizione, è come se come punizione, per non essere riusacito a cambiare le cose, ti ritrovi a nascere in un pianete sempre più degradato, a pensarci bene un monito per gli ignavi che non aprtecipano neppure al voto...

Ma lasciando perdere le filosofie spicce, invio un caro saluto a tutti voi e mi raccomando votate per il referendum sulle trivellazioni in Adriatico, come volete voi, certo, ma manifestate il vostro parere, sappiate tuttavia che l'eventuale estrazione di petrolio o metano non allevierà minimamente la nostra bilancia commerciale, nè tantomeno allevierà il nostro debito pubblico in quanto chi estrarrà idrocarburi con ogni probabilità pagherà le tasse all'estero lasciando a noi solo i rischi, l'inquinamento ed amenità varie ed assortite......

http://www.libertaegiustizia.it/2009/10/05/eni-un-utile-di-7-miliardi-ma-allerario-versa-solo-335-milioni/

buona pasqua
Arturo

lunedì 7 marzo 2016

LA STRIA E LO STRANIERO, VENT'ANNI DOPO.

Vent'anni dopo.
Di nuovo in missione sul terzo pianeta di questo sistema solare, aveva fatto carriera nella flotta astrale, ora rivestiva il grado di colonnello, a lui toccava il compito di pianificare le invasioni dei pianeti che via via la propria civiltà occupava per espandersi, per creare nuove colonie, ma i crimini commessi ai danni degli indigeni e le vibrate proteste da parte sua presso il comando della flotta lo avevano reso poco gradito nelle alte sfere di comando.

Aveva sacrificato il proprio matrimonio in nome della carriera, ed in cambio aveva ricevuto uno stato di servizio macchiato dalle intemperanze nei confronti dei soprusi che aveva denunciato, una carriera che sarebbe finita con il grado che rivestiva ed un inconsolabile solitudine che lo stava mettendo a dura prova.

Lo straniero era particolarmente affezionato a questo pianeta che, anche se barbaro, violento e percorso da fremiti di follia religiosa, amava come il figlio che non aveva mai conosciuto, era stato semplice farsi assegnare a questa missione, un favore che aveva fatto al programmatore gli era valso la nomina di effettivo per la missione di preparazione all'invasione che secondo i piani avrebbe dovuto avvenire fra duecento anni terrestri, era stato facile farsi assegnare un velivolo da ricognizione e così mentre la missione ufficiale stava esplorando l'emisfero australe a caccia di minerali lui si stava dirigendo verso una valle lunga ed ampia che partendo da un lago con un monte nel mezzo finiva con una grande cima dalle nevi perenni.

Sapeva benissimo dove recarsi, rivide il sito dove si era schiantato vent'anni prima, i luoghi della corsa a perdifiato per sfuggire alle ire dei nativi, la parete di roccia grigia su cui aveva rischiato la vita, i resti del mezzo che guidava erano stati recuperati con una missione rischiosa, ma perfettamente riuscita, ora il sole stava illuminando la vetta della montagna dalla cui cima aveva lanciato il segnale per il proprio recupero ed ecco lì, la casupola in pietra; il camino fumante gli fece sperare di rivedere la misteriosa donna dai capelli rossi e dal mutevole aspetto che aveva popolato i suoi sogni negli ultimi vent'anni, lui che per la prima parte della propria vita non aveva sognato che pochissime volte, dopo l'esperienza in questo luogo si era ritrovato a fare sogni articolati ed incredibilmente reali.

In sogno aveva visto suo figlio allevato dalla donna dai capelli rossi che lo aveva soccorso, mentre pensava a tutto questo individuò uno spiazzo nella pietraia di fronte alla casupola su cui far atterrare il proprio piccolo mezzo da ricognizione, discese mantenendo attivo l'occultamento, il mezzo era silenzioso e si posò sul terreno quasi senza rumore a cinquanta passi dalla porta della casupola, non fece in tempo ad uscire dal portellone che la porta si aprì e lo straniero rivide la donna che lo aveva salvato vent'anni prima, senza timore si avvicinò a lui sorridendo, appena gli fu vicino lo apostrofò “saìe che ta sarèset riàt”, lui la guardò sorridendo, gli sembrava bella come allora, le prese la mano e le fece un perfetto baciamano, la donna lo accompagnò verso la casupola.

Gli anni avevano tracciato sottili solchi ai lati degli occhi verdi come la giada ed i capelli rossi erano striati da qualche vena grigia, ma era bella come non sperava neppure potesse essere, in questo pianeta dove la vita media era di cinquant'anni la sua salvatrice era ancora una donna attraente e sensuale, lo straniero chiese come stesse suo figlio e dai gesti in risposta capì che era alto più di lui, la donna gli fece capire che il giorno dopo sarebbe venuto a trovarli.

A questo punto la strìa dai capelli rossi accostò il proprio pollice della mano sinistra alla fronte dello straniero ed iniziò a parlargli “sapevamo da due cicli lunari che saresti tornato, ed io sono felice di rivederti, tuo figlio sta diventando una persona importante ha la tua intelligenza ed il nostro sapere, frequenta un collegio e come hai visto in sogno l'ho allevato io come fosse mio figlio.

Il pollice della strìa si staccò dalla fronte dello straniero, questa vota non era svenuto, non era caduto in un sonno profondo questa volta aveva capito ciò che gli era stato detto, si sentiva fatalmente attratto da questa donna e seppe dentro di se che anche lei provava lo stesso, le prese la mano e la portò nella piccola baita, la spogliò delicatamente e si fece spogliare, il semplice tocco delle sottili dita della strìa gli provocavano fremiti di piacere , lo straniero non aveva mai provato una simile eccitazione, la notte recò loro in dono molto piacere, lunghi abbracci e qualcosa si insinuò pian piano nella mente dell'essere venuto dallo spazio, colonnello della flotta astrale, invasore di pianeti ed intollerante nei riguardi delle ingiustizie.

L'alba tinse il cielo di colori forti, lo straniero cominciò a mettere in atto il piano che non avrebbe mai pensato di poter progettare cinque anni prima, entrò nel velivolo da ricognizione e staccò l'alimentazione del trasponder, l'astronave madre non aveva tracciato i suoi spostamenti ed ora i compagni di spedizione non avrebbero tracciato la sua posizione.

La strìa gli stava accarezzando la schiena e lo straniero le parlò, le disse che non voleva più tornare con la propria gente, che voleva vivere con lei gli anni che gli rimanevano e che voleva andare a vivere nella nuova nazione a ovest. La strìa lo guardò a lungo negli occhi, lo aveva capito benissimo, non c'erano dubbi su quanto lo straniero le aveva detto, chiuse per un attimo gli occhi e decise che avrebbe lasciato le sorelle, il figlio dello straniero era già grande, se la sarebbe cavata benissimo da solo.

Il ragazzo si fece vivo intorno a mezzogiorno, era bello come poteva esserlo solo un dio greco raffigurato nelle splendide statue che lo straniero a veva visto a sud, la strìa non ebbe bisogno di parlargli, lui capì subito, strinse la mano allo straniero, seguì un lungo silenzio poi il ragazzo parlò “sono venuto al mondo per far cessare la persecuzione di queste donne, entrerò nel clero e farò tutto quanto in mio potere per far cessare questo sterminio, della nuova religione mi importa assai poco, sono tutte buone o cattive a seconda delle azioni che fanno compiere ai propri adepti, l'antico sapere non può andare perduto, lo farò grazie ai venti di cambiamento che provengono da ovest, ci vorrà del tempo, ma ci riuscirò”.

Il padre aveva capito tutto, augurò al figlio di riuscire nei propri intenti.

La Stria e lo straniero partirono appena dopo l'alba del giorno dopo, la donna non lo sapeva, ma lo straniero aveva con se una scorta di medicinali e delle terapie geniche che le avrebbero allungato di molto la vita, gli erano costate buona parte dei propri risparmi, con il rimanente si era acquistato cinque chili di oro che sul suo pianeta di origine era decisamente meno costoso rispetto a quanto veniva pagato su questo pianeta, il commercio di metalli preziosi con gli indigeni era contrario al regolamento della flotta astrale, ma lui si era di fatto dimesso da tale corpo.

La costa orientale dell'America del nord appariva ammantata dalla luce del tramonto, Lo straniero chiese alla donna dove avesse voluto metter su casa e lei indicò un luogo sulla costa est, lui la guardò negli occhi ed i due si sorrisero, vide il luogo adatto a far inabissare il velivolo, vide il luogo dove sarebbe stato finalmente felice, avrebbe acquistato un pezzo di terra, coltivato il grano e avrebbe difeso la propria felicità anche grazie ad una pistola ad alto potenziale che aveva in dotazione.

Dopo una vita di sacrifici, rinunce e solitudine lo straniero si sentì finalmente a casa.