venerdì 12 febbraio 2016

LA BURLA

Sono cresciuto in un ambiente dove con i soliti amici si rideva spesso delle burle perpetrate e (a denti stretti) subite, Lauro è sempre stato un cagnaccio  terribilmente abile nel confezionare ad arte scherzacci anche di un discreto peso.

La facilità nell'imitare voci e cadenze gli fece organizzare uno scherzo terribile nei riguardi di Giulio, uno che ha fatto fortuna nella vita, ma che era inevitabilmente il soggetto più preso di mira.

Saputo che l'aitante, prestante e molto eccitato Giulio  si era invaghito perdutamente (ci sbavava sopra) di una ragazza di un comune vicino, conosciuta in una discoteca del di lei paesello, e venuto a consocenza (come cacchio abbia fatto a saperlo lo sanno solo gli dei dell'Olimpo) che il di lei fratello era un discreto picchiatore simpatizzante di una destra allora assai manesca, mise in piedi con Pope, un altro soggetto spesso aggregato alla combriccola di cani sciolti che eravamo e forse siamo tutt'ora,  una sceneggiata ben articolata.

Gettone telefonico d'ordinanza alla mano Lauro e Pope entrarono nella cabina telefonica collocata su
di un lato della piazza del (una volta) ridente paesello, la telefonata a Giulio iniziò con un minaccioso "CHE GHET FAT A ME SORELO?" (che cosa hai fatto a hai sorella?) Giulio balbettò la prorpia innocenza, ma "il fratello" proseguì urlando minacciando di spaccargli le ossa (!).

Fra balbettii da una parte e tonanti minacce dall'altra la cosa andò avanti per coinque minuti buoni e si concluse con la promessa da parte del "fratello" che sarebbe passato da Giulio a  per adire alle vie di fatto.

Ma una burla non valeva cinque lire bucate se non si poteva godere degli effetti subiti dal bersaglio, Lauro e Pope dopo un quarto d'ora suonarono (con una faccia da culo degna di consumati attori di tragedie greche) al citofono di Giulio.

Lo trovarono distrutto, lo esortarono a parlare, lui spiegò loro il proprio dramma sentimentale ed ortopedico "quello mi rompe le ossa" piagnucolò.

I due bastardissimi amici si guardarono negli occhi ed inizarono una nuova fase della sceneggiata, Lauro esordì con un "ma lui è da solo, noi siamo in tre, vado a prendere una mazza che ho a casa, voi prendete dei bastoni E ANDIAMO A ROMPERGLI LE OSSA NOI!", Pope rincarò la dose aggiungendo particolari poco educativi sul come avrebbero dovuto farlo a pezzi....

Giulio era disperato "NO NO NO QUELLO CI AMMAZZA" ed i due giù ancora a dare dello smidollato a Giulio in un accorato appello alla vendetta; Giulio era allo stremo, invitato dai due malefici a bersi un bicchiere d'acqua ed a sedersi Lauro gli sussurrò a venti centimetri dalla faccia un flebile ma capibilissimo "siamo stati noi".

Il bicchiere d'cqua volò verso Lauro ma lui e Pope stavano già fuggendo giù dalle scale ridendo come due pazzi....

Avevamo diciassette anni.

A volte mi ritrovo tutt'ora ad architettare burle che non posso più combinare, mi manca un pard, mi mancano gli amici con cui riderne insieme, siamo tutti molto presi da una vita piuttosto complicata, da relazioni spesso troppo complicate, da situazioni lavorative diverse, ma con il comune denominatore della costante ed ineluttabile rottura di coglioni.

Ma, quando ci si ritrova, il semplice ridere di tutte le cazzate combinate ci riporta indietro ad anni in cui tutto sembrava ancora possibile, ma sono certo che se ci si ritrovasse più spesso (cosa non semplice) qualche burla colossale da architettare su vasta scala salterebbe ancora fuori......

PS qui sotto la macchina dei defunti montata ogni anno nella parrocchia del paesello, Lauro ed io avevamo acceso i ceri insieme ad altri 4 soetanei, la prima idea di uno scherzo terribile ci era venuta a 14 anni abbarbicati sulle impalcature poste sul retro della macchina sacra, per fortuna (nostra) non lo mettemmo mai in opera.....