La salita era durissima, le ferite a braccia e gambe gli provocavano fitte atroci, le
spalle gli dolevano, i legacci dello zaino si erano allentati, ma ora
che stava salendo nell'ultimo tratto non poteva certo fermarsi, stava
procedendo con molta attenzione, costretto a salire utilizzando
entrambe le mani ora stava attaccando una parete molto scoscesa con
buoni appigli, ma pericolosamente umida, il sole l'avrebbe asciugata entro un paio d'ore, ma se non ce l'avesse fatta a salire
entro quaranta minuti sarebbe morto.
Dando fondo a tutte le
energie era salito lungo la la parete in granito grigio perdendo
l'appiglio mille volte restando pericolosamente in bilico sullo
strapiombo, ma ora poteva vedere la cima dove avrebbe potuto
installare il piccolo trasmettitore ad onde ultracorte e forse
avrebbe potuto essere tratto in salvo dai suoi compagni di
spedizione; l'incidente era avvenuto trenta miglia prima, un
improvviso calo di potenza dei tre propulsori lo avevano lasciato
senza sospensione magnetica e la navicella aveva perso immediatamente
lo schermo occultante e poi la spinta, si era salvato con i
propulsori di emergenza ma l'impatto era stato molto duro, era stato
subito notato da un gruppo di abitanti della valle che era certo
avrebbero chiamato le autorità, non poteva certamente attendere di
essere catturato, caricò lo zaino con il kit di emergenza e fuggì
abbandonando la navicella ormai ridotta ad un relitto, fu preso di
mira da un soggetto con un cappello largo che imbracciato un arma
lunga gli sparò da cinquanta metri, sentì l'impatto dei grossi
pallini colpirgli gambe braccia ed impattare sullo zaino, ma non
doveva farsi catturare, corse con tutto il fiato che aveva nei
polmoni con l'adrenalina a mille e non smise di correre fino a quando
non riuscì ad avvicinarsi al rilievo che aveva
visto poco prima di schiantarsi.
Se l'avessero preso
l'avrebbero ucciso, il pianeta era un accozzaglia di credenze e riti
accomunati dalla più profonda intolleranza nei riguardi di qualsiasi
soggetto portatore di qualche forma presunta di non conformità agli
usi e costumi delle varie fazioni.
Mentre saliva la gamba destra
aveva iniziato a sanguinare, il suo sangue troppo più chiaro
rispetto a quello degli indigeni sarebbe stato notato, si rese conto
che se non ce l'avesse fatta non avrebbe più rivisto l'adorata
compagna, mentre stava per arrendersi ormai prossimo alla vetta vide
una figura immobile davanti a lui, una signora dai capelli bianchi lo
fissava e poi iniziò ad avvicinarsi, ormai senza forze si lasciò
avvicinare dalla donna che pareva un anziana ma che appena
vicino a lui gli era sembrata giovane e bella, "Ità fàt che?"
esordì la donna, lui non aveva con se il traduttore "chi tà
tràt?" gli chiese la donna, non sapeva cose fare, gli porse i
palmi delle mani rivolti verso l'alto in segno di amicizia, la donna
gli afferrò la mano destra e gli fece cenno di seguirla, si trascinò
per mezzo miglio allontanandosi dalla cima, una casupola con un
camino fumante era la loro destinazione, lei gli aprì la porta, lo
fece sdraiare sul suo giaciglio imbottito di erba e gli fece capire
di togliersi i vestiti, acconsentì, era troppo stanco e forse se
questa donna l'avesse aiutato avrebbe potuto farcela.
Fu curato con degli impiastri
di erbe, la paura che le sostanze contenute in quei
medicamenti avrebbero potuto essergli tossiche non gli
permise però di reagire era prossimo a svenire, la donna gli rimosse
sei pallettoni da gambe e braccia poi gli disse "adès dòrma un
pito" e gli indicò di sdraiarsi, stanco e provato si addormentò
di colpo.
Si svegliò che era già
buio, vide la donna accanto al fuoco con un grosso contenitore in cui
stava versando quelli che sembravano tuberi e pezzi di un animale,
probabilmente un roditore. Si sentiva meglio, fece per alzarsi, ma la
donna gli disse “Hac èt el sta mia mpè”, lo straniero capì che
avrebbe dovuto restare sdraiato, la ferita alla gamba aveva smesso di
sanguinare, i riflessi del fuoco illuminavano il viso della donna che
gli appariva bellissima con dei lunghi capelli rossi.
Il cibo gli fu offerto in una
ciotola di terracotta, era caldo e saporito, ringraziò la donna
portando il palmo della mano destra al petto e chinando leggermente
la testa, la donna gli mostrò il palmo della mano destra poi gli
fece capire a gesti che lei sarebbe uscita, si mise addosso uno
scialle pesante e si avvicinò alla porta, lo straniero si chiese se
la donna stesse per andare a valle ad avvisare le autorità, ma era
buio, nessuno avrebbe potuto scendere in sicurezza da quella
montagna, la donna aprì la porta e lo straniero si trovò davanti
quattro visi di donne che stavano aspettando la sua benefattrice,
sbirciarono dentro, una chiese alla padrona di casa “el chèl lè
chèl chè' l vè da suro i nigoi?” in risposta ebbe un cenno della
testa dalla padrona di casa.
Lo straniero si chiese dove
andassero in quella notte buia e fredda sulla cima di una montagna
cinque donne, la curiosità lo fece alzare dal giaciglio aprì la
porta e non vide nessuno, nessuna lanterna niente di niente, il buio
ed il freddo avevano inghiottito le cinque donne.
Si era quasi appisolato
quando il vento gli portò le voci di cori, le voci erano femminili,
ma l'incedere era solenne e cupo, uscì dalla porta e vide nei pressi
della vetta un bagliore bluastro, sentì uno scalpiccio e davanti a
se vide un grosso canide dal pelo scuro che senza ringhiare gli
mostrò i denti avanzando lentamente verso di lui, lo straniero si
rintanò nella casupola e decise che si sarebbe messo a dormire, il
giorno dopo avrebbe dovuto recarsi in vetta.
Si svegliò poco dopo l'alba,
la padrona di casa era tornata, aprì l'uscio e raccolse due roditori
grossi e pelosi che erano stati appoggiati fuori alla porta, la
donna si avvicinò allo straniero, gli fece cenno di girarsi, gli
controllò le ferite, rifece la medicazione e gli fece capire che per
un giorno avrebbe dovuto restare dentro al caldo, le ferite stavano
guarendo bene, ma avrebbero potuto riaprirsi.
A metà mattina le quattro
donne che la notte prima erano venute a prendere la padrona di casa
si presentarono nuovamente sull'uscio, lo straniero non sentì
bussare, ma la donna andò ad aprire la porta mentre le quattro donne
stavano per fare gli ultimi passi, lo straniero ne fu sorpreso.
“Ta ga lèt dìt”?
Esordì la donna più alta, La padrona di casa scosse la testa, “èl
fò mè” le rispose in tono perentorio, si avvicinò allo
straniero gli sfiorò la fronte con il pollice e l'uomo
istantaneamente svenne.
Si trovava in cima alla
montagna, erano anni che non sognava, ma questo non sembrava un sogno, la donna
alta era di fronte a lui e gli stava parlando
“la nostra amica più
giovane ha ovulato questa notte, devi accoppiarti con lei” Lo
straniero spiegò che gli era proibito accoppiarsi con gente di altri
posti e che il suo seme probabilmente non era compatibile con l'ovulo
della sua amica “no, il tuo seme è compatibile, uno dei tuoi
fratelli ha già ingravidato una di noi molto tempo fa” Lo
straniero trasalì, “una volta rapivamo i giovani per farci
ingravidare, oggi non è più possibile, una volta ci temevano e
chiedevano il nostro aiuto, oggi la nuova religione richiede che noi
veniamo bruciate vive, noi riusciamo ad ammaliare lo stesso qualche
giovane, ma è molto difficile e poi tuo figlio diventerà una
persona importante, lo sappiamo”, lo straniero non sapeva di culti
divinatori e di pratiche esoteriche tutto questo
non era menzionato nel manuale della flotta, ribattè che lui aveva
una compagna che non voleva avere rapporti con altre, ma la donna gli
disse che quella notte si sarebbe accoppiato con la propria compagna.
Si svegliò con un sobbalzo,
la donna alta stava allontanando il proprio pollice dalla sua fronte,
ma che razza di poteri avevano queste donne?, La telepatia era un
antica leggenda presso la sua gente, la sua civiltà vecchia di oltre
centomila anni era basata sulla scienza, attraversava gli spazi
sconfinati di questa galassia per esplorare nuovi mondi da
colonizzare, si chiese da dove provenissero questi poteri che sentiva appartenere ad
un passato lontanissimo.
Passò la giornata riposando
e facendo qualche passo nella pietraia di fronte alla casupola, verso
il tramonto la padrona di casa gli diede da bere una bevanda
dolcastra, si sentì molto stanco, fu aiutato a mettersi sul
giaciglio. Lo straniero si ritrovò in un sogno vivido e
incredibilmente realistico come quello di poche ore prima, era in una
radura di un bosco nei pressi della sua città natale, di fronte a
lui Axilia, la propria compagna, corse ad abbracciarla, la missione
lo aveva tenuto lontano da casa per oltre un anno, ai baci seguirono
carezze ed un lunghissimo e dolce rapporto completo. Nel sogno lo
straniero si addormentò fra le braccia di Axilia svegliandosi sopra
il giaciglio si ritrovò nudo, con una coperta ruvida sulla pelle e
la padrona di casa con la più giovane delle compagne che si
scambiavano sorrisi, era chiaro che aveva avuto un rapporto sessuale,
ma non intendeva indagare troppo, il ricordo di Axilia era
ancora vivo e caldo nella propria memoria.
La mattina presto la padrona
di casa lo aiutò a rivestirsi e lo condusse sulla cima della
montagna a gesti gli fece capire che prima che il sole fosse alto
sarebbero venuti a prenderlo, Lo straniero stupito da quella che
riteneva una stima ottimistica attivò il trasmettitore, salutò con
un abbraccio la donna che gli fece capire che l'amica quella notte
aveva concepito, la donna salutò lo straniero con un bacio sulla fronte e poi
discese verso la sua casupola senza voltarsi, come poteva sapere che
l'amica era incinta?, questa civiltà non disponeva di elettricità,
non aveva sistemi di diagnosi magnetici od ultrasonici, così pensò fra se e se lo straniero....
A metà mattina la
trasmittente si illuminò di rosso, una navicella stava scendendo a
prenderlo, ma lui non ne fu sorpreso, mentre veniva trasportato
sull'astronave madre si chiedeva se tutto quello che gli era successo
fosse solo uno stato di alterazione mentale, un viaggio
allucinatorio, ma in cuor suo sapeva che la propria civiltà aveva
perso qualcosa che continuava ad esistere in questo pianeta selvaggio
ed il fatto che un suo discendente vivesse lì ed imparasse tali pratiche
non gli dispiaceva per nulla, prima del salto verso casa rivolse un
ultimo sguardo a questo pianeta ed un sorriso gli illuminò il volto.
PS Scusate i numerosi errori della prima stesura....
Nelle valli alpine non toccate direttamente dalla romanizzazione, i culti celtici sono sopravissuti anche all'urto della evangelizzazione.
Le scuole di culto sono state si spazzate via, ma la tradizione orale è rimasta con i propri soggetti, i propri "ministri", le streghe e le fate.