mercoledì 24 dicembre 2014

BUON NATALE

Buon Natale a tutti voi, che questo giorno vi riempia il cuore di speranza.

Che possiate goderne in famiglia  con i vostri cari o con chiunque amiate.

un abbraccio

Arturo

sabato 6 dicembre 2014

IOLE

Iole era nata quattro giorni dopo di me, una marzolina scura di capelli con due ochi nocciola,  iniziai a giocarci quando avevo quattro anni, certo, lei amava le bambole dai lunghi capelli ed io gli  aereoplani e le auto, ma stavo spesso a guardarla mentre cucinava squisitezze assolute per le sue amiche tutte rigorosamente con i capelli biondi.

Io non frequentai l'asilo (si lo so ora si chiama scuola materna, ma allora si chiamava asilo infantile),  mentre Iole si, la vedevo passeggiando con la nonna con il suo grembiulino rosa mentre giocava con le amiche nel giardino dell' asilo.

In prima elementare Iole finì in una sezione non distante dalla mia per cui all'ingresso  ci si incontrava poi via nelle nostre rispettive classi rigorosamente separate in maschili e femminili.
La mia vicina di casa si stava via via trasformando in una bellissima ragazzina, a dieci anni era oggetto di attenzioni dei maschetti di buona parte dell'istituto, io ero stato spostato nella sezione distaccata dell'ex convento delle Canossiane, ci si vedeva più di rado, la sua famiglia si era trasferita in una villetta bifamiliare in fondo al paese,  in prima media finimmo in due sezioni diverse, lei nella sezione A ed io nella D, la sezione ribelle che aveva scelto l'inglese come lingua straniera, Iole era ormai  una bellissima ragazza, aveva un accenno di seno, due gambe lunghe ed era diventata alta due dita più di me, ma le occasioni per incontrarci erano sempre meno, andai a trovarla con la bicicletta nuova in un pomeriggio di Agosto, era appena tornata dalle ferie era bellissma ed abbronzata, sua madre mi chiese dei miei genitori, poi ci fece sedere in veranda offrendomi un aranciata, Iole mi raccontò delle sue vacanze al mare ed io della liguria e della mia passione per la pesca, ma era sempre lei che iniziava un argomento nuovo, la mia proverbiale timidezza piano piano stava prendendo il sopravvento, riuscii tuttavia a trascorrere due bellissime ore e ci riproponemmo di incontrarci ancora.

Successe una settimana dopo, Iole venne a trovarmi da mia nonna, dove ci eravamo rifugiati per sfuggire al calore estivo, ci sedemmo nella stanza in basso al fresco, stavo facendo i compiti delle vacanze e mi lasciò finirli, era una ragazza molto intelligente, interessata a quello che le capitava intorno, da grande avrebbe voluto diventare un medico, mi disse, io le spiegai che speravo di diventare ingeniere, pilota militare non potevo di certo visto la mia leggera miopia, finiti i compiti le feci vedere la casa della nonna, silenziosa, in penombra, la portai a vedere la cantina e fu lì che Iole prese l'iniziativa e mi baciò, un bacio gentile, sulla bocca, da me cambiato con un tuffo al cuore, staccate le labbra ci scambiammo un lungo sorriso.

Andai a comperare due ghiaccioli, verde per lei rosso per me, ce lo gustammo al fresco senza scambiarci una parola ma guardandoci sorridendo.
Fu l'ultima volta che la vidi, Iole morì di leucemia fulminante prima di poter iniziare la sua seconda media.

Era la prima volta che perdevo qualcuno di importante.
Al suo funerale non piansi, mi sembrava di averla vicina, sentivo il profumo dello shampoo che usava, ma per i genitori ed i parenti fu un vero e proprio strazio, quando chiusero la pietra tombale mi sentii perso, il suo bellissimo sorriso, la sua intelligenza acuta, le sue lunghe gambe, i suoi capelli neri e gli occhi nocciola non c'erano più, avremmo potuto metterci insieme, vivere insieme, ma lei se n'era andata.

La mia seconda media non fu certo al livello della prima, non avevo molta voglia di studiare, pensavo spesso a Iole, quando lo stesso anno nel cinema parrocchiale proiettarono Love story andai a vederlo, ma appena capii che lei non ce l'avrebbe fatta mi alzai ed uscii dal cinema a capo chino....

Iole non è una persona vera, non è mai vissuta e non è mai morta, è la somma di tutte le esperienze, sorrisi, baci, rossori, parole  al vento, occasioni perse; i rimpianti, le delusioni della mia vita da ragazzo.

Ho sofferto di una solitudine desolante, sorda, a volte stridente pur avendo intorno a me una famiglia. amici ed un caro amico in particolare con cui ci si frequenta tutt'ora; Iole è di fatto l'incarnazione delle mie speranze da ragazzo fin troppo complicato e falsamente estroverso quale ero io.

Quel ragazzo, come la Iole del racconto,  è morto da molto tempo, i suoi sogni e desideri irrisolti, le sue speranze disattese.

La pietra tombale a sigillo del luogo ove sono sepolti sogni desideri e speranze reca come epitaffio una sola frase , "avrei potuto".

Spero che i miei figli inseguano i propri sogni con maggior tenacia.

Angelo Di Pietra Ali Statua - Foto gratis su Pixabay


Erik Satie, trois Gymnopedies
 



 



giovedì 27 novembre 2014

UN UOMO LIBERO


UN UOMO LIBERO





Ero a Firenze per una consulenza ad un amico impegnato nella costruzione di un generatore elettrochimico,  Marco era venuto dalla sua natia Lucca in moto per rendersi utile, non avevo mai visto il suo mezzo, ma mi stupii non poco quando scoprii che si trattava di una motocicletta da pista  immatricolata chissà per quali vie traverse come stradale con una bellissima carenatura integrale gialla e che sul serbatoio portava in bella vista l'autografo di un famoso pilota di moto GP.


Il lavoro non stava dando risultati eclatanti, il generatore aveva dei problemi derivanti dall'impurità dei metalli utilizzati e dalla soluzione elettrolitica, pur avendo effettuato una progettazione accurata ed utilizzando il meglio disponibile non saremmo riusciti a creare qualcosa di facilmente industrializzabile e l'amico fiorentino, solitamente ottimista, era un po' abbacchiato.


Marco si era prodigato per portarci tutta una serie di conduttori, capicorda, viti e quant'altro si rendeva necessario fornendo un servizio di pony express da 270 chilometri l'ora, ma lo sforzo di tutti non aveva prodotto i risultati sperati.


A fine giornata ci si trovò a tavola davanti ad un piatto di spaghetti e la tristezza per i mancati risultati si trasformò in speranza, forse con metalli più puri, forse se avessimo utilizzto dei conduttori in argento, forse se utilizzassimo una soluzione acida formulata da un laboratorio, ma in cuor nostro sapevamo che il progetto era abortito e sarebbe stato abbandonato da lì a poco.


Marco l'aveva capito per primo, dotato di un approccio pratico e di una capacità di analisi disarmante aveva capito fin dai primi momenti che l'"accrocchio", così lo si chiamava fra di noi, sarebbe stato un mezzo fiasco, si tratta di una persona a cui è difficile dare un età, in leggero sovrappeso, con due occhi chiari e nessun capello grigio gli si potrebbe dare dai trentacinque  ai cinquant'anni ma senza un briciolo di certezza; entrambi sappiamo di avere avuto altre vite in cui ci siamo conosciuti, so che in una di queste è stato molto venerato e questo lo si vede dal modo in cui tende a nascondersi alla gente, è bravissimo a non farsi notare, ma se ad esempio lo si coinvolge in una discussione con una persona che lo incontra per la prima volta, vedo sempre qualcosa negli occhi di chi lo guarda, un guizzo di vita, un briciolo di speranza.


In questi ultimi anni sta affrontando tutta una serie di problemi che avrebbero steso un rinoceronte, ma lui li ha affrontati con la leggerezza di chi sa che questo mondo  è in realtà una sottile pellicola, un teatrino di ombre cinesi dove l'apparenza è tutto, ma la reale consistenza è scarsa e quindi anche se colpito, minacciato e oppresso dalla quantità di obblighi, legami e difficoltà che gli si parano innanzi non ha mai perso il sorriso ed è sempre stato disponibile nei riguardi degli amici nonostante nel momento del bisogno qualcuno gli abbia voltato inopinatamente le spalle.
Ciò che fa di lui un vero filantropo, è l'aiuto del tutto disinteressato che fornisce a chiunque possa farne buon uso, in questo è diventato molto selettivo, l'aiuto lo dà a chi se lo merita, ma sempre in maniera anonima e disinteressata.
Ci si vede di rado, ma ci si sente spesso, da qualche giorno lo sento molto affaccendato, questo teatrino cinese oggi come oggi ha nella scarsità la propria caratteristica più rilevante e minacciosa, manca lavoro, mancano soldi, risorse, speranze. ma presto il sottile velo di carta velina su cui vengono proiettate le figure così ostili verrà squarciato, gli attori si mostreranno essere pezzi legno e carta manovrati da burattinai esperti ed allora il mio amico Marco ritroverà la gioia di stare in compagnia ed io la speranza che da tempo non alberga più stabilmente nella mia casa.



mercoledì 19 novembre 2014

L'INVENTORE

Alessandro è un amico in gravissima difficoltà, ha settant'anni, ha perso da poco la compagna di una vita ed ora come ora ha perso la voglia di lottare.

Vive in un paesino a pochi chilometri dalla Svizzera, e come passatempo fa l'inventore, ma non uno dei soliti personaggi che non approdano a nulla,  il mio amico Alessandro ha inventato un reattore nucleare a bassa temperatura che il Politecnico di Torino ha testato trovando la teoria per cui funziona ed analizzando il surpls di energia che produce, il tutto è documentato, sperimentabile e spiegabile grazie agli studi effettuati dal Politenxico di Torino.

  L'amico inventore ha la licenza elementare eppure ha creato le basi per un diverso modo di produrre nergia, lo studio è iniziato presso un laboratorio finanziato da una facoltosa famiglia bresciana, fui chiamato a verificarne i dati da un progettista elettrico coinvolto nel progetto, mi bastarono pochi minuti per capire che quell'accrocchio produceva più energia di quanta ne assorbisse in misura di nove a uno.

Ma una cosa è un prototipo, ingegnerizzarlo in un prodotto commerciabile è molto più complesso,
serviva un grande gruppo con laboratori ed un team di ingenieri, non fu possibile trovare nessuno interessato alla cosa.

Alessandro andò avanti da solo, dando fondo alle proprie finanze, due anni fa decise di rivolgersi al Politecnico di Torino il quale giunse ai risultati elencati prima, ma le due conferenze negli USA tenute sei mesi fa non hanno avuto alcun riscontro, nessun grande gruppo interessato, nessun finanaziatore disposto a investire su di un progetto così promettente ed ambizioso.

L'amico inventore era profondamente demoralizzato, in una lunga telefonata gli ho spiegato che il petrolio la fasrà da padrone ancora a lungo è un vettore nergetico estremamente "sporco" in quanto lo si acquista da paesi extra UE con sconti del 15% rispetto alla quotazione ufficiale e questo produce valanghe di capitali IN NERO che sono la gioia di tutti i gruppi che lo commerciano, gli ho spiegato che in base ad alcune soffiate in Basilicata si estrae molto più greggio di quanto ci si potrebbe aspettare, ma che anche se così fosse come nazione non ne avremmo alcun beneficio perchechi lo estrae  è in realtà una società ESTERA per cui il petrolio che estrae A CASA NOSTRA viene immesso sul mercato ed un azienda che paga (poche) tasse sugli utili in un altra nazione e ci fa profitto.

Enrico Mattei si rivolta nella tomba da molti anni...

Il prossimo fine settimana si terrà un simposio a Torino su questa scoperta, ma il mio amico Alessandro non ci sarà, è solo, con una pensione di 470 Euro al mese e non ha i soldi per andare a sentire chi si farò bello con la sua invenzione, certo il suo nome è presente nel protocollo di ricerca, ma ora lui è stanco, senza la sua compagna, senza soldi.

Lo specchio di una nazione andata a puttane, senza dignità, sventrata da lestofanti e finanzieri senza scrupoli gestita da amministratori incompetenti o spesso ladri.

Volevo darti una mano, ma non l'hai accettata, sei stanco, deluso e lo sono anch'io amico mio.


martedì 11 novembre 2014

ALLA DERIVA

La risacca mi spinge verso il bagnasciuga, ma la corrente mi porta via via al largo, non ho più i remi persi nella foga di spingermi alla riva ormai prossima, sono ferito ad una gamba e ad un braccio, non potrei nuotare, non ho un giubbetto salvagente, ma anche se mi tuffassi la corrente mi porterebbe via, al largo fra i marosi.

Tento di spingere la barca a riva impugnando una delle mie ciabatte usandola come una pagaia, ma la barca tende a girarsi e ad ogni onda alta un metro rischio di capovolgermi, il mare in questo tratto diventa molto profondo, già a venti metri dalla riva ci sono tre metri di profondità, sento la disperazione sorda salirmi in gola, braccio e gamba mi fanno molto male.

La riva via via si allontana,  le speranze sono finite, morirò su questo guscio di noce.

Questo è il mio incubo ricorrente, è talmente vivido che al risveglio ho nelle narici  l'odore di salsedine e mi sento costretto a verificare le condizioni delle parti del mio corpo ferite nel mio incubo.

Il significato del sogno è a me fin troppo chiaro, mi dice cose che conosco, è la palese manifestazione di quanto sia  stanco del mio lavoro, di come sia frammentario, poco produttivo e da quest' anno pure mal remunerato.

Un continuo affannarsi per poi contare le briciole che restano; il grosso se lo porta via lo stato.

Un onda più alta, un errore in una dichiarazione dei redditi, una delle spropositate cartelle fasulle di equitalia ed il mio guscio di noce si ribalterebbe ed io sarei perso.

 Ma non oggi.

 Questa notte nel mio sogno sulla mia barchetta simile ad un guscio di noce mi era rimasto a bordo un remo spezzato ed io l'ho usato per pagaiare a riva, al contatto della chiglia con i ciotoli del bagnasciuga mi sono buttato sulla terraferma, trascinandomi mi sono rimesso in piedi ed ho visto il mio guscio di noce sospinto via dalla corrente.

Non mi sono arreso, questa notte ho vinto e stamane sono di buon umore,  come sempre venderò cara la pelle....






sabato 1 novembre 2014

LA COSCIENZA DI UNA NAZIONE

Una nazione,per essere considerata tale, deve possedere un senso di appartenenza che accomuna la propria gente, deve possedere un profondo senso di rispetto per chiunque ne faccia parte e questo al di là di come i componenti della nazione stessa vogliano spendere la propria vita, o trascorrere il proprio tempo.

Il senso di profondo rispetto deve andare al di là dei gusti personali, dell'appartenenza a gruppi e religioni e persino della morale di questi gruppi e religioni; una nazione è di fatto la somma delle speranze, degli sforzi e dei tentativi di raggiungere la felicità di tutti i propri componenti.

Quando questo rispetto non viene ferocemente difeso allora la struttura stessa della nazione è in pericolo, le parole pronunciate oggi dal SAP (Sindacato Agenti di Polizia) sono un vero e proprio attentato al concetto di unità nazionale, subito dopo la sentenza del caso Cucchi rappresentanti del sindacato Agenti di Pubblica Sicurezza hanno commentato il verdetto della corte d'appello (sul quale non entro in merito)  "CHI DISPREZZA LA SALUTE NE PAGA LE CONSEGUENZE", queste parole pronunciate da un organo di rappresentanza delle forze dell'ordine sono di una gravità inaudita.

Il fatto che un cittadino faccia uso di sostanze stupefacenti (e non entro nel merito della divisione fra droghe leggere e pesanti) rientra in una sfera strettamente personale che  non condivido ma che non tollero venga additata quasi come se la morte del Cucchi debba essere un monito, quasi come che l'uso di sostanze psicotrope porti con se un qualche tipo dimarchio.

Naturalmente il SAP non ha minimamente parlato della salute dei milioni di italiani che fanno abitualmente uso di psicofarmaci prescritti un po' troppo spesso con una certa leggerezza, anche queste persone dovrebbero venire "marchiate"?,  e dopo chi assume droghe, psicofarmaci e quant'altro chi altro dovremo vedere "marchiato"?

Ma io di marchi e "marchiaure" non voglio sentire nemmeno parlare, non accetterò mai questi atteggiamenti ghettizzanti ed il fatto che nessuno dei nostri rappresentanti di governo si sia sentito in dovere di censurare una simile dichiarazione mi fa temere per questa nazione.

Forse siamo arrivati ad un punto in cui le parole non hanno più il peso che spetta  loro, ma è più probabile che si sia arrivati al punto in cui la nostra libertà è soggetto in via di valutazione da parte di chi dovrebbe garantirla e difenderla ed io non accetterò mai un simile atteggiamento.




venerdì 10 ottobre 2014

ANATOCISMO

Da Wikipedia:

Con il termine anatocismo (dal greco anà - sopra, e tokòs - prodotto) si intende la capitalizzazione degli interessi su un capitale, affinché essi siano a loro volta produttivi di altri interessi (in pratica è il calcolo degli interessi sugli interessi). Nella prassi bancaria, tali interessi vengono definiti "composti". Esempi di anatocismo sono il calcolo dell'interesse attivo su un conto di deposito, o il calcolo dell'interesse passivo di un mutuo.

 Ho clienti sparsi per buona aprte della Lombardia, molte delle loro aziende sono nate negli anni settanta ed ottanta, soprattutto in quest'ultimo decennio gli istituti bancari erano propensi a fornire liquidità alle aziende, il pensiero dominante era che il lavorare con i capitali delle banche rendeva libere le aziende di investire maggiormente sulla modernizzazione, ricerca e sviluppo.

A questo in buona sostanza sono dovuti gli ottimi risultati di quegli anni, le banche ingrassavano con gli interessi pagati da aziende che erano competitive e che potevano disporre di capitali.

Il prodotto bancario che ha cosnentito in larga misura al successo di questo periodo è statta la ricevuta bancaria, in pratica il credito che un azienda aveva nei riguardi di un proprio cliente a cui aveva fornito merce dietro regolare fattura si trasformava in credito per l'azienda stessa, la ricevuta bancaria (che di fatto testimoniava il CREDITO dell'azienda fornitrice nei riguardi del compratore che avrebbe saldato il proprio debito in un tempo che normalmente andava da 30 ai 90 giorni) veniva così a onfluire in una nuova figura chiamata "castelletto" che di fatto costituiva un ulteriore disponibilità di liquidità sulla quale l'azienda pagava interessi maggiorati rispetto alla disponibilità ordinaria (fido).

La percentuale di ricevute bancarie insolute in quegli anni non sueprava il 3% e l'80% degli insoluti si risolvevano in maniera più o meno amichevole in un periodo compreso fra i 30 ed i 120 giorni.

Ma ora le cose sono cambiate.

La atretta creditizia che man mano ha strozzato le PMI è partita nel 2008 fino alla situazione attuale in cui (nella maggior parte dei casi) le ricevute bancarie non generano più credito per il creditore, e le aziende si sono viste ridurre il proprio credito  in maneira drammatica.

Le banche dal 2008 hanno smesso di prestarsi denaro fra di loro, un fenomeno nuovo, la finanza creativa e le porcate di gente malata di mente ha causato il crollo di una vasta quantità di titoli legati a loro volta a titoli "tossici" un termine creativo che sta ad indicare  crediti inesigibili, vera e propria fuffa figlia di criminali padroni della finanza creativa da appendere in massa.allegramente ai rami più robusti di alberi ad alto fusto. 

Ma le banche su queste amene porcate ci avevano guadagnato non poco...., non sto qui a parlare dei mille rivoli in cui finsicono i guadagni degli istituti bancari, delle loro deliranti fondazioni e delle sanguisughe con regolare tessera politica che infestanno tali istituzioni.

 Ma il risultato di questa stretta creditizia è che molte aziende si sono viste costrette a chiudere i battenti, molte imprese edili sono saltate, si è creato un eccesso di offerta nel comparto immobiliare e successivamente ad un blocco del credito addiritrua per l'acquisto di una prima casa.

In tutto questo bailamme l'anatocismo è stata una fonte di guadagno illecito (è un reato civile, guardatevi le implicazioni civili su Wikipedia) per le banche, gli interessi non pagati (per svariati motivi) diventano essi stessi capitale nella stragrande maggiroanza dei casi, ma questo è illegale.

Ora qualche Don Chisciotte ha iniziato a citare in causa le banche per anatocismo ed i conti certificanti da appositi studi legali sono spesso salatissimi per gli istituti abncari, ma soprattutto una condanna in sede civile sarebbe estremamente inopportuna per
 qualsiasi istituto in quanto potrebbe innescarsi una vera reazione a catena.

Ho visto un caso (di recente) che ha portato un istituto bancario ad una trattativa fulminea con il cliente che aveva sottoposto a perizia il proprio conto corrente, l'istituto bancario ha reagito con rapidità inaspettata, ha offerto una proposta allettante per il mio cliente ed un patto di non divulgazione dei particolari, per questo non posso citare i nomi, ma questo porta ad una riflessione interessante.

Avete un mutuo oneroso?, avete lavorato per anni con i soldi "offerti" da vostro istituto bancario di fiducia?, cercate un agenzia che verifichi se la vostra banca ha praticato attivamente l'anatocismo nei vostri confronti......

PS un interessantissimo articolo da "Il Fatto Quotidiano" che conferma in pieno la DEVASTANTE situazione inerente al credito alle aziende. 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/14/usura-bancaria-fondazione-sdl-un-fenomeno-imponente-e-devastante/1155108/






venerdì 3 ottobre 2014

UN SALUTO AI SOLITI QUATTRO GATTI

il blog torna on line, rinnovo il saluto ai soliti quattro gatti che seguono le mie arrampicate sugli specchi....

Un caro saluto a tutti voi....

giovedì 11 settembre 2014

IL SERVITORE

Issa si convertì alla nuova religione a dodici anni, gli emissari erano stati compassionevoli e molto convincenti, tuttavia la gente del villaggio continuava a rivolgersi all'uomo medicina e soprattutto allo stregone; la nuova religione predicava una benevola tolleranza nei riguardi dei vicini di casa e degli abitanti del vicino villaggio anche se ogni anno diversi giovani morivano in scontri feroci per i furti di bestiame subiti, o perpetrati.


Ogniqualvolta passava davanti alla capanna dello stregone un brivido gli correva lungo la schiena e più di una volta aveva sentito gli occhi, di quell'uomo anziano e schivo che lo fissavano, una sensazione che gli dava fastidio.


Quella mattina stava portando le capre al pascolo quando passando davanti alla capanna dell'anziano venne chiamato per nome da una voce cavernosa, si sentì totalmente costretto ad avvicinarsi alla capanna, lì, davanti a quell'uomo che reputava cattivo quanto l'angelo caduto della nuova religione fu invitato a sedersi.


"So che la nuova religione ha avuto molta presa sulla gente del villaggio, tu cosa ne pensi?"


Il ragazzino rispose che la riteneva giusta, buona e portatrice di pace, il vecchio gli rispose ridendo che una religione non poteva essere buona, perchè aveva avuto bisogno di un giuramento il che significava che il vincolo era certamente utile soprattutto agli emissari; il concetto fu chiarissimo al giovane che chiese all'anziano del perchè questi uomini avessero bisogno di così tante conversioni, si stavano preparando per combattere una guerra?, "si" rispose secco lo stregone, "una guerra molto simile a quelle che combattiamo con quelli del villaggio vicino, loro ci rubano le capre, ma anche noi lo facciamo, gli emissari ed altri che non conosco si stanno rubando le anime", il giovane non aveva ben chiaro il concetto di anima, ma gli avevano detto fosse qualcosa che quando si moriva andava da qualche altra parte per essere pregata dai vivi, ma la spiegazione gli era sembrata molto confusa.


Lo stregone fece avvicinare il ragazzo, lo guardò a lungo negli occhi, poi gli parlò con tono fermo "dovrai portare qualcosa della tua gente in un lungo viaggio ed usarla in un paese lontano, da oggi verrai da me tutti i giorni prima di portare le capre al pascolo”.


La mattina dopo  Issa si recò presso la capanna dello stregone, lo trovò seduto davanti ad una piccola pentola di terracotta e stava mescolando qualcosa, si rivolse ad Issa con fare perentorio "mastica finchè te lo dico io e poi sputa", il ragazzo obbedì l'erba era amarissima, ma continuò a masticare "ora succhia la poltiglia e poi sputala", Issa lo fece e sentì le ginocchia cedergli di colpo, si rese conto che lo stregone lo stava ponendo su di una stuoia poi fu catapultato in un posto che non conosceva, era in una città enorme, le case erano fatte di pietra bianca od erano colorate, i tetti erano rossi, e lui si sentiva un uccello che volava sopra la testa della gente, c'erano tanti bianchi come gli emissari e ad un tratto vide una persona con la pelle nera con i capelli bianchi che scendeva da una grande auto nera, indossava uno strano abito subito dopo si accorse che LUI stava scendendo dall'auto e che stava per entrare in una grande porta di legno sulla cui soglia due persone lo stavano attendendo.

Si svegliò che stava malissimo, i conati di vomito lo squassavano tutto, ci volle tempo prima che Issa potesse parlare, ma il vecchio stregone gli disse che doveva andare a pascolare le capre, di non parlarne con i suoi genitori o con gli emissari e di tornare da lui il giorno dopo.


Il ragazzo pensò tutto il giorno a quanto gli era accaduto, a metà mattina tentò di mangiare qualcosa che si era portato nella bisaccia, ma lo vomitò subito, aveva sete, e bevve tutta la fiaschetta che aveva con se, tornando a casa ripassando davanti alla tenda dello stregone vi sbirciò dentro, ma il vecchio non c'era, durante la notte fece strani sogni di luoghi incredibili.


La mattina dopo Issa trovò il vecchio seduto ad aspettarlo, si fece spiegare cosa avesse visto nel suo viaggio e cosa avesse sognato durante la notte, il ragazzo fece fatica a rendere chiaro cosa avesse visto, ed i sogni erano confusi, cosi strani per lui, ma alla fine del racconto il vecchio gli disse che quello che aveva visto era il suo futuro e che in quella città fatta di pietre lui avrebbe portato la magia del suo popolo affinchè non scomparisse "cosa dovrò fare con la magia?" chiese Issa "cose che non puoi nemmeno immaginare, ci sarà un giorno in cui potrai comandare un esercito di anime che lotteranno per te contro i tuoi nemici", Issa non capiva, ma sentiva chiaramente che quello era il suo futuro, il destino che lo attendeva.


La sera stessa lo stregone parlò ai genitori del ragazzo, lo fece con toni perentori, non ammise alcuna replica e non si voltò neppure quando la madre del ragazzo in lacrime cercò di trattenerlo.


Il ragazzo entrò a far parte del progetto di formazione nella grande capitale della sua nazione, furono gli emissaari a portarlo in auto, era stato il vecchio stregone a fargli seguire questa via, e lui era andato dagli uomini bianchi della emissione dicendo loro che avrebbe voluto diventare uno di loro e he avrebbe voluto studiare e diventare il rappresentante della propria gente, come previsto dallo stregone le porte del collegio formativo gli si schiusero con grande facilità.


Il nuovo dio che aveva giurato di seguire era buono e magnanimo, ma la sofferenza esisteva anche nelle belle grandi città di pietra ed anche se le persone morivano da vecchie le loro malattie davano le stesse sofferenze di cui pativa il suo popolo, Issa si chiedeva perchè questo dio non potesse far vivere più a lungo la gente, perchè la gente dovesse continuare a morire senza poter vedere i figli dei propri nipoti, ma col tempo il ragazzo che proveniva da un villaggio dove le capanne erano fatte di fango e paglia capì che la nuova religione era vicino alla gente solo per poterne disporre in maniera non troppo diversa rispetto agli spiriti degli antenati che si impossessavano dei giovani durante le cerimonie di inizio estate, gli emissari bianchi qui nella città di pietra erano ossessionati dal poter indossare abiti e simboli che fornivano loro più controllo sui propri simili e sui fedeli, era tempo che Issa tornasse dallo stregone per l'ultima volta.

Sorvolando il continente da cui proveniva Issa capì quanto avrebbe voluto che la sua gente potesse vivere una vita con maggiori opportunità.

Lo stregone accolse Issa invitandolo a sedersi nella sua capanna, “ti vedo grande e venerato”, esordì il vecchio “sono sempre il ragazzo che tirava sassi e fabbricava le lance da usare contro i ladri di
capre” rispose sorridendo il giovane, il vecchio rise, “Issa ora ti insegnerò qualcosa che è più antico dell'uomo stesso, la magia che ti permetterà di condurre una guerra per i tuoi scopi e per quelli del nuovo dio, ma che servirà soprattutto a non far sparire questa fonte di potere, questo sarà un segreto fra noi ed il nostro popolo".
Issa apprese molto in fretta l'antica arte di evocare le anime soggiogate dalla forza e dall'ubbidienza ad una magia antica e potente.

 Poco prima che lo stregone morisse fra le sue braccia un mese esatto dal suo ritorno fra la propria gente, il giovane capì di possedere il sapere del vecchio che gli sarebbe stato accanto
  ancora un po' come essere incorporeo, ma saggio ed amico.


EPILOGO
Issa scese dall'auto nera e lucida davanti al grande portone di legno, due funzionari lo accolsero ossequiosamente “il primo l'attende, ha bisogno dei suoi consigli”, non era più né un ragazzo né un giovane, aveva i capelli bianchi e portava una veste sgargiante, ma sapeva che il momento era arrivato, l'esercito
delle anime che a lungo aveva evocato e tenuto sotto il proprio controllo assoluto sarebbe sceso in campo nel nome del suo popolo.
“Prescelto, la trovo bene” esordì il Primo, “ho bisogno di una preghiera speciale per un grosso problema”, “se possiamo parlarne mio Primo, non può essere così grave” rispose Issa con un largo sorriso.....

  I villaggi Masai | Exploring Africa













mercoledì 20 agosto 2014

LA GUERRA DI PIERO

Più storie fuse in una sola
.

Non aveva avuto la possibilità di scegliere con calma da che parte stare, il suo carattere ribelle lo aveva fatto scappare da casa a sedici anni per aggregarsi ai gruppi di combattenti che pattugliavano le valli alpine.

Le squadre fasciste ed i tedeschi non avevano pietà per i "banditi" Piero era stato cacciato dal primo gruppo che aveva contattato "ta sèt en gnàro, torna a la to cà", ma Piero era testardo a dispetto della propria giovane età, dopo una settimana di cammino  si era infine agrgegato ad un gruppo di ex soldati del regio esercito comandati da un tenente piemontese, Piero sapeva sparare andava a caccia da un paio di anni, gli venne insegnato come usare il vecchio moschetto 91 e gliene venne consegnato uno con il calcio attraversato da una profonda crepa.

Fare il aprtigiano voleva dire tanto cammino e tantissima fame, poche le famiglie che passavano un po' di polenta a chi bussava alla propria porta con gentilezza, più di una casa era stata bruciata perchè gli occupanti avevano dato aiuto ai "banditen".

Il primo scontro a fuoco lo ebbero dopo un paio di settimane, il gruppo di Piero avvistò un camion isolato con a bordo una decina di soldati, il mezzo militare avrebbe dovuto affrontare un tornante con una forte pendenza e fu lì che venne affrontato dal gruppo, i primi spari uccisero l'autista ed il crucco seduto accanto a lui, i soldati della Wermacht scesero armi in pugno, Piero ebbe il tempo di mirare con calma e da trenta metri colpì ion pieno petto un soldato appena sceso dal mezzo.

lo scontro durò dieci minuti, troppo ben nascosti i partigiani, troppo esposti i tedeschi per poter organizzare una resistenza efficace, sei soldati furono uccisi ed altrettanti si diedero alla fuga nel canalone sotto il tornante, il camion venne ispezionato rapidamente, vennero presi due pacchi di gallette, della carne in scatola, delle coperte dopo di che ad un segnale del tenente tutti corsero via correndo verso l'alto.

La sera, davanti alle braci tutti erano eccitati  per l'ottimo risultato, ma Piero aveva davanti agli occhi lo sguardo del ragazzo che aveva ucciso, aveva forse due anni più di lui, chissà se era veramente un animale, come definivano "i crucchi" i suoi commilitoni.

La mattina furono svegliati poco prima dell'alba dal latrato dei cani, decisero di salire verso la cima e di scollinare il prima possibile, le voci dei republichini erano nitide, Piero era terrorizzato, si resero conto di essere circondati prima di aver fatto cento passi, la metà dei propri compagni venne uccisa nell'intenso scontro a fuoco, Piero finì le munizioni sparando alla cieca, si rannicchio nell'incavo delle radici di un pino, ma fu subito scoperto, venne colpito con il calcio di un fucile perdendo i sensi.

Si svegliò in una cella, aveva uno zigomo rotto, gli venne notificato che lui ed i quattro superstiti sarebbero stati impiccati all'alba del giorno dopo come monito ai valligiani, Piero era terrorizzato, come sarebbe stato morire?, sarebbe certamente andato all'inferno perchè aveva ucciso un uomo, un ragazzo come lui, ma l'inferno gli faceva meno paura del momento in cui gli avrebbero stretto la corda al collo, mentre pensava a tutto questo piangeva come può piangere un ragazzo di sedici anni, pensava a tutto quanto non aveva fatto, in questa vita, aeva ucciso un uomo, ma non era mai stato con una donna, non aveva mai visto il mare.

La notte si mise a tremare come una foglia per la paura ed il freddo, prima dell'alba un prete venne a benedire i compagni, si chiese come un prete potesse benedire un ragazzo che andava a morire.

Piero fu portato in piazza all'alba, le ginocchia non gli permettevano di camminare, venne trascinato da due aguzzini che lo schernirono, era stato preparato un rozzo patibolo, un tronco posizionato fra due piante a cui erano appesi cinque cappi di fil di ferro,  con infinita crudeltà fu impiccato per ultimo, vide morire i quattro suoi compagni, sentì i gemiti strozzati, l'odore degli escrementi, ma quando toccò a lui la paura gli era sparita, in questo mondo non voleva più vivere e certamnte l'aver tentato di fare qualcosa per cambiarlo era stato molto meglio che il subirlo, salutò con un sorriso il proprio boia.

Se solo Piero avesse saputo dello sfacelo della repubblica nata dalle ceneri delle barbarie nazifasciste, forse sarebbe rimasto a casa a mangiar polenta, forse avrebbe conosciuto una donna, ma la sua morte non può costituire un pretesto per nessuno e non può essere utilizzata come alibi per raccattare voti o per gettar fango su chi come lui (da una parte o dall'altra) diede la vita per le proprie idee, in quanti, oggi, CHI, in questa Italia di devastazione, potrebbe dare la propria vita per un sogno?





lunedì 11 agosto 2014

UNA FORATURA ALLE TRE DEL MATTINO

Una foratura alle tre del mattino, sto tornando a casa da una splendida cena  tra amici in un piccolo borgo bresciano situato a mille metri di quota, la strada che ho imboccato è quella che porta ad Idro, ma all'altezza degli ultimi due tornanti ed ormai in vista della frazione Crone si è manifestata questa rottura di scatole.

Parcheggio l'auto sull'ampio ciglio della strada ed apro il baule ingombro dei libri dei figli che devo portare in biblioteca, li trasbordo appoggiandoli sui tappetini e sul sedile posteriore, apro la botola sotto il bagagliaio e mi rendo conto che la mia auto NON HA la ruota di scorta, ma un kit di riparazione ed una piccola pompa elettrica per ripristinare la pressione dello pneumatico forato, accanto alla bomboletta le istruzioni; sono stanco,  ho apprezzato un po' troppo lo splendido spiedo ed il pollo ai porcini con polenta che ha preparato la moglie dell'amico che ci ha ospitato,  lo stomaco sta lavorando a tutto vapore ed ho una fastidiosa sonnolenza.

Allora, "cercare e rimuovere l'oggetto che ha provocato la foratura dello pneumatico"...., le istruzioni asettiche tradotte dal tedesco non tengono conto della situazione in cui mi trovo, ispeziono con la torcia elettrica lo pneumatico, ma non trovo nulla, solo dopo quindici minuti di ispezione minuziosa scovo un triangolino metallico che si è infilato giusto nella parte meno in rilievo del battistrada, cerco di toglierlo, ma non è facile, mentre mi arrabatto una voce alle mie spalle mi fa compiere un balzo all'indietro "mi scusi, potrebbe aiutarmi?", mi giro di scatto e alla luce della torcia appare un giovanotto sui vent'anni alto non meno di un metro e novanta, biondo e con occhi fin troppo chiari, "bhè, come vede sono nei guai anche io....,  cosa le serve?" il ragazzo mi guarda mentre tento di rimuovere lo stramaledetto pezzo di metallo ed estrae da una piccola tasca posta sulla parte alta dei pantaloni una pinza non più lunga di dieci centimetri e di foggia piuttosto strana, non solo le ganasce sono regolabili in lunghezza, ma anche il manico, è realizzata con un metallo grigio, simile al titanio, mi chiedo quanto possa costare un attrezzo così ben fatto, si china sul mio pneumatico, gli indico dove è l'oggetto che lo ha forato e puntando le pinze con le ganasce al contrario di quanto avrebbe dettato la mia esperienza ed apparentemente senza alcuno sforzo estrae il pezzo di metallo lungo non meno di cinque centimetri.

Lo guardo dal basso in alto "Grazie, ed ora in cosa posso esserle utile?", tace per tre secondi e poi mi dice "lei ha per caso una striscia di supporto plastico o telato su cui solo su di un lato è applicata una colla elastica?", lo guardo sorridendo "del nastro adesivo?" "si ecco quello, mi servirebbe largo così" e con la mano indica circa cinque centimetri.

Gli spiego che ho in auto un nastro a supporto telato con una colla molto tenace, gli passo il rotolo, lo soppesa "la ringrazio, ma mi sembra uno spreco, a me ne serve solo tanto così", e mi indica la lunghezza dello spazio fra mignolo e pollice della mano aperta, "ma non si preoccupi, sono io che devo ringraziarla" gli dico mentre inizio ad armeggiare con la bomboletta ripara pneumatici, "sa" esordisce lo spilungone "ho dovuto utilizzare il kit per le piccole riparazioni per sistemare un anello di tenuta ed ho finito la colla ionica", non ho mai sentito parlare di colla ionica, ma questo ragazzo ha dei modi così per bene da lasciarmi quasi perplesso.

"Dove va di bello?" gli chiedo, "Torno a casa dopo un periodo di tre mesi di servizio", mi risponde "ah, ma lei è un militare", osservo "in un certo senso si", gli chiedo come si sia stata la sua esperienza,  capisco che sta soppesando le parole "è stata un esperienza inaspettata, certo qui sembra che i governi nazionali siano asserviti a gruppi economici e finanziari che hanno i propri interessi in molti settori, questo non aiuta lo sviluppo,
 anzi, sembra che il sistema finanziario si nutra delle crisi che provoca per incamerare ancora più beni", lo guardo perplesso "ma lei è un economista?" "no no, ma è strano vedere una parte del pianeta sfruttata da una piccola minoranza che detiene la grande maggioranza dei beni e delle riusorse planetarie", annuisco, "ha ragione, ce lo chiediamo in tanti" gli rispondo "ma con la comunicazione, i media, e persino la ricerca controllata dagli investimenti privati gli interessi dei cittadini in pratica non li fa più nessuno", tocca a lui annuire, mi guarda sorridendo e mi ringrazia nuovamente "devo andare, ho una serie di controlli da effettuare prima della partenza", gli stringo la mano e gli auguro un buon rientro a casa.

Inserisco la parte terminale flessibile della bomboletta ripara gomme nella valvola dello pneumatico forato, ho regolarmente agitato la bomboletta per i canonici sessanta secondi e premo la valvolina di rilascio, il sibilo si esaurisce con la fine del contenuto  gonfiando contemporaneamente lo pneumatio, le istruzioni recitano che devo procedere per circa trecento metri e poi fermarmi nuovamente per verificare la pressione con l'apposita pompa elettrica dotata di teutonico manometro d'ordinanza.

Salgo in auto, durante le operazioni di riparazione il pensiero del giovane non mi ha abbandonato, estremamente pacato e gentile, due aggettivi che raramente si possono dare ad un singolo soggetto.

Parto ed una intensissima luce azzurra sovrasta le cime dei castagni,  un oggetto lungo una ventina di metri  a forma di uovo sta prendendo rapidamente quota nel più assoluto silenzio.

Che gentilezza e pacatezza siano realmente virtù di un altro mondo?

domenica 27 luglio 2014

UNA DOMENICA INERPLANETARIA

Sto rileggendo un libro di fantascienza che ritengo essere un capolavoro assoluto, "Le Fontane del paradiso" di Arthur Clarke edito nel 79, a quei tempi ero abbonato alla collana URANIA ed ogni due settimane giungeva a casa un nuovo libro che normalmente mi leggevo entro i successivi due giorni, ricordo che quando mia rrivò il libro di Clarke lo divorai in quattro ore di lettura ininterrotta, mi conquistò fin dalle primissime righe.

La Fantascienza ha spesso anticipato scoperte scientifiche o addirittura, come nel caso dell' "universo" Star Treck ideato da Gene Roddenberry, si avvale di scienziati che vengono spinti ad anticipare possibili scoperte.

Inutile dire che la fantasia di Arthur Clarke era basata su alcunne intuizioni realmente geniali, ma anche da "soffiate" provenienti dal mondo scientifico, senza destare molto clamore esiste dal 2008 l'INTERNATIONAL SPACE ELEVATOR CONSORTIUM che come scopo ha la realizzazione di un ascensore spaziale ancorato nell'area equatoriale ad una grande stazione spaziale e che consentirà di trasportare merce nello spazio a costi quaranta volte inferiori a quelli attuali, si apsserebbe infatti dai circa 20.000 dollari al kg ai 500 dollari per ogni kg trasportato in orbita alta.

I vantaggi sarebbero innumerevoli, i metalli e le leghe realizzate in un campo gravitazionale hanno legami e reticoli che naturalmente sono orientati dalla forza di gravità, il fonderli in assenza di gravità potrebbe fornire una nuova generazione di materiali dalle caratteristiche innovative.

La realizzazione in orbita di astronavi per la conquista del sistema solare sarebbe oltremodo economico in quanto l'energia, in termini di combustibile e sovradimensionamento strutturale, per poter far staccare un missile dal pianeta, potrebbe essere immagazzinata in una struttura più funzionale con lo scopo di poter accorciare i tempi di percorrenza delle tratte interplanetarie, ad esempio un astronave con propulsione ionica potrebbe essere fatta accelerare a centomila km/h con un ventesimo del carburante rispetto ad un lancio effettuato dalla superficie del pianeta, e basterebbe un razzo convenzionale con una spinta venti volte inferiore. lanciata iniziarebbe poi ad accelerare grazie alla propulsione ionica, si potrebbero ottenere velocità di crociera di oltre 250.000km/h indispensabili epr un viaggio su marte che fra andata e ritorno (rispettando le finestre di lancio favorevoli) è vicino ad un miliardo di km...

Vi passo il link di un intervista al presidente dell'International Space Elevator consortium

 http://daily.wired.it/news/tech/2013/07/04/swan-esplorazione-spaziale-562785.html

PS, rigurdo al libro..., ve lo raccomando caldamente...



giovedì 24 luglio 2014

MALANIMO

L'aria pesa e sa di muffa
il tuo umore la rispecchia
pensi a cose e sensazioni
pensi ad un altro posto
pensi ad un altro tempo
pensi ad un altro corpo
e non hai nessun calcio da dare
ad un pallone o ad un pianeta
e le montagne non hanno più neve
e le spiagge non hanno più sole
e i prati non hanno più fiori
e non riesci a suonare, scrivere o fotografare
 perchè neve e sole fiori e suoni
musica e fotografie
sono spariti
dai tuoi occhi
e dal tuo cuore.

mercoledì 2 luglio 2014

L'OSSERVATORIO

Briciole di sogni sparsi sul tetto rovente
il pomeriggio accecante ti rammenta di molti anni fa
quando le certezze camminavano con te
le notti erano corte e popolate di sogni

come quando sognasti una splendida bimba
danzava ne le petit rats e ne rimanesti ammaliato
 e quando apristi gli occhi ti scopristi innamorato
 a dieci anni

dall'abbaino vedi briciole sbiancate dal sole
il caldo soffoca e l'odore di polvere  sale alle narici
scendi dalla scala del tuo osservatorio
ti immergi nell'odierno dove non si sogna più

dove il quotidiano è il divenire sono la stessa cosa
e le rughe diventano profonde
di speranze non si può  parlare
ed il sorriso serve a mostrare i denti

 
Le petit rats, dal film francese "l'age heureux" a destra la protagonista Delphine Desyeux







lunedì 23 giugno 2014

PASSIONE COMUNE

Giovedì scorso ho riunito quattro amici e mio figlio per una serata molto particolare, Il maestro di pianoforte del mio bimbo (fra poco mi supererà in altezza ma sempre bimbo resta visto che ha solo quattordici anni) possiede un organo sito in un piccolo santuario in provincia di Brescia, questo splendido strumento è stato costruito seguendo le metodologie utilizzate nel periodo barocco, per farla breve suona come un organo costruito da Silbermann ed è molto diverso dalle tipologie di strumenti rpesenti presso le nostre chiese, la differenza è data dal fatto che nella liturgia luterana l'organo è voce primaria, mentre (semplificando non poco) nella liturgia cattolica è prevalentemente strumento di accompagnamento alla voce.

Patrizio e Mauro non potevano mancare così come l'amico liutaio che aveva bisogno di una serata un po' diversa dopo un periodo pieno di traversie personali.

Ci siamo gustati un ora e passa di splendide esecuzioni barocche e la serata è finita in pizzeria dove l'argomento è stata la musica in ogni sua sfumatura.

Patrizio suona tasteire e chitarra, Mauro si arrangia con la chitarra, l'amico liutaio (che ha costruito violini che "suonano" in due delle più famose orchestre sinfoniche europee) è un chitarrista rock scatenato ed ha la fortuna di possedere una splendida Fender Stratocaster del 1964 COMPLETAMENTE ORIGINALE, il maestro del mio "bimbo" (che possiede un talento mica da poco) è un organista di grande preparazione e fama, ed io?, io me la cavo..., ma dopo questa serata mi è venuta una voglia pazza di mettermi seriamente a lavorare sugli spartiti adattati per chitarra classica di Domenico Scarlatti che sono sulla mia scrivania da troppo tempo...

Ripeteremo spesso queste serate, eprchè sono il pane ed il companatico per nutrire una delle più belle passioni che ci siano...LA MUSICA...

 

  Lo splendido organo protagonista della serata, in basso il link 
di una bella esecuzione (ad opera del maestro) della Triosonata n° 5
Allegro in DO Maggiore Di Johann Sebastian Bach






mercoledì 7 maggio 2014

Il cherubino e l'angelo caduto


Un racconto basato sulle credenze religiose di questa parte di pianeta

Primi anni novanta, in una Milano ruggente, la gente si affollava in via Montenapoleone, le vetrine dei gioiellieri e delle case di moda erano meravigliose e talmente invitanti da attrarre l'attenzione di un cherubino, che in missione sulla terra decise di andare a vedere le borse di Prada; che un cherubino non abbia sesso è cosa risaputa, che ogni essere celeste abbia una parte femminile ed una maschile è palese, ma che il nostro angelo fosse incline alla bellezza se ne era accorto lui stesso da mezza eternità.

Vestito in Jeans maglietta di cotone e scarpe sportive stava ammirando una splendida borsa e si ritrovò a commentare sommessamente "che finiture, che splendidi pellami, che colore meraviglioso"...

Lo strano ragazzo dal viso troppo dolce e dal fisico snello incuriosì un signore di mezza età che contrariamente agli altri passanti gli si rivolse direttamente "deve piacerti molto quella borsetta", il cherubino trasalì, non era solito ricevere le attenzioni di un umano, anzi, normalmente risultava a loro del tutto invisibile, ma a quanto pare l'attenzione per quella borsetta l'aveva reso oggetto delle attenzioni del misterioso signore.

Il passante appoggiò rumorosamente la punta metallica del bastone sul marciapiede "come ti chiami ragazzo?", IL cherubino trasalì, "Angelo" rispose con un filo di voce, "eh si, hai proprio un spetto ad una voce angelica" disse ridendo il passante "ho una proposta per te" aggiunse "sono immensamente ricco e potrei regalartela quella bella borsetta. pensa come sarebbe bello possederla tutta per te, pensa a quanta invidia potresti suscitare nei riguardi dei tuoi amici" Il cherubino fu tentato di andarsene sparendo, e normalmente l'avrebbe fatto, ma quella borsetta sarebbe stato motivo di vanto e di lustro per tutto il coro a cui apparteneva, "lei è molto gentile signore, ma io non saprei come ricambiarla", "Ma io si" affermò  il passante a voce troppo alta "so chi sei, so da dove vieni, dovrai farmi un piacere, uno soltanto" l'angelo sentì il proprio corpo tendersi come la corda di un violino "ma io non posso modificare la sorte delle persone" "E non dovrai farlo" disse sorridendo il passante "mi servirebbe che tu mi dicessi cosa succederà ad un azienda fra dieci anni, sai possiedo molte azioni di questa azienda, ma ho dei dubbi su come verrà condotta in futuro"...

Il cherubino cercò di capire come questo dato, una volta fornito al passante, avrebbe potuto modificare la sua vita e quelle delle persone coinvolte nell'azienda di cui il passante gli aveva parlato,
ma la borsetta era troppo bella,,, "va bene" rispose al signore distinto.

Il passante era raggiante "benissimo" disse ridacchiando mentre entrava nel lussuoso negozio di Prada.
Il cherubino era dubbioso, sentiva di aver commesso una grave violazione delle regole, ma ormai era in ballo, quando il passante uscì dal negozio porgendogli la splendida borsa però ebbe un tuffo al cuore,  aprì la bella confezione e sfiorò la pelle morbidissima, poi alzò gli occhi verso ilsignore distinto e gli disse che era pronto "vieni con me" gli disse, salirono su di un taxi che li conduse nella periferia sud ovest di Milano, la grande azienda aveva grandi capannoni. tanti palazzi  e copriva una superficie grande quanto una città, il passante ben vestito disse al cherubino "dimmi come sarà questa zona fra dieci anni", all'angelo bastò guardare nel futuro, vide edifici tutti uguali, nessuna traccia dei bei viali alberati che erano presenti nell'area dell'azienda,  nessun muro che la delimitasse, le strade erano semideserte, un ristorante, un teatro, guardò meglio e capì che tutta l'area era in realtà un quartiere universitario, a questo punto rivolgendosi al signore distinto disse "fra dieci anni non ci sarà più nulla , al posto di questa azienda sorgerà un quartiere universitario", il signore distinto era al settimo cielo dalla gioia ed iniziò a ridere in maniera dapprima fragorosa, poi acuta e stridula, il cherubino capì di essere caduto in una trappola "domani stesso venderò la metà del mio pacchetto azionario facendo crollare il titolo in borsa, poi andrò in consiglio di amministrazione con un offerta per l'acquisizione di tutta l'azienda, la comprerò per quattro soldi e tu sperimenterai la crudeltà del tuo signore e padrone quando ti scaraventerà sulla terra per punizione".

Il cherubino aveva capito con chi aveva avuto a che fare, l'angelo caduto era lì davanti a lui che rideva a crepapelle.

Non gli rimaneva che tornare per essere punito, prese la borsa che nonostante tutto voleva tenere ed ascese al cielo piangendo, le lacrime si trasformarono in gocce di cristallo che urtando l'asfalto emisero una una nota in tonalità minore.

Il cherubino fu accolto nel coro e salutò tutti i suoi pari, disse che aveva incontrato l'angelo caduto e che era stato vittima nella sua trappola, ma voleva che la borsa restasse in paradiso perché era talmente bella che riteneva giusto rimanesse lì, dai suoi pari, si mosse mestamente per il giudizio divino.

"Cosa hai fatto?" gli chiese il creatore "ho mancato ad un ordine cadendo in tentazione "cosa era l'oggetto della tua tentaziuone?" chiese  il capo, "una borsa"  "una borsa?" tuonò il signore, "si, una borsetta di Prada, era in una splendida vetrina in via Montenapoleone a Milano ed un signore me l'ha comprata in cambio di una mia visione del futuro", chinando la testa aggiunge "il signore si è poi rivelato essere l'angelo caduto", seguì un silenzio lungo una mezza eternità, "Va bene Angelo, hai mancato ad una precisa regola, ti rimando sulla terra come donna, perchè questa tua inclinazione al bello trovi realizzazione, trascorrerai una vita terrestre in Italia, la terra dell'arte del rinascimento, e poi, se vorrai, tornerai  fra i tuoi pari, la borsetta puoi tenerla, il buon gusto di certo non ti manca".

Angela si ritrovò ventisettenne nel millenovecentonovantadue in una Milano piena di vita, con una tessera sanitaria, ed un documento di identità nuovi di zecca, un bilocale in via Novara e due milioni di lire sul conto corrente, avrebbe dovuto imparare a vivere e per un angelo non sarebbe stato facile.

Marzo duemilaquattordici, Angela spira in un nosocomio milanese a soli quarantanove anni a causa delle complicazioni dovute ad un carcinoma alle vie respiratorie.

Ascendendo al cielo l'ex cherubino si chiese a quanto avrebbe dovuto rinunciare, all'uomo che aveva amato, ai due figli che sentiva parte della propria vita, alle amiche con cui faceva shopping, al lavoro come assistente sociale che le permetteva di aiutare persone in grande difficoltà, le sarebbe mancato tutto questo, ma anche la gente, il negozietto all'angolo della strada che le affettava il prosciutto crudo e lo disponeva ad arte sulla carta oleata, le sarebbero mancati i parenti acquisiti, la passione per le partite a pinacola, il pane con le noci, le caldarroste, il vino rosso, le vacanze in montagna.

I pensieri si sovrapponevano quando si presentò al cospetto del signore "ti ho seguita per tutta la vita, ti ho vista soffrire, lottare, non hai mai chiesto il mio aiuto mentre avresti potuto farlo, perchè?", "perchè sapevo di potercela fare" rispose il cherubino, "ma neppure in punto di morte hai chiesto il mio aiuto!" tuonò il creatore, "nella mia vita non ho mai chiesto favori, perchè in Italia nessuno te ne concede se non in cambio di cose ben peggiori che il chiedere cosa potrebbe succedere nel futuro, e poi la speranza non esiste più in quel paese, i miei due figli dovranno emigrare all'estero, la metà dei giovani sono disoccupati, mio marito dovrà lavorare fino a sessantacinque anni per poter percepire una misera pensione e con quanto guadagnavamo abbiamo potuto permetterci una vita appena decente, senza la vendita del bilocale che lei mi ha voluto donare non avremmo mai potuto permetterci un appartamento in periferia con due camere, ed inoltre l'aria di Milano è veramente satura di microparticelle, la speranza ha abbandonato quella nazione ed io avevo perso la mia". Il cherubino chinò la testa e sentì le lacrime rigargli il viso.

"Angela Angela, sei proprio una donna, testarda e splendida", disse ridendo il signore, "ora cosa vorresti per te, cosa potrei fare per te Angela?", il cherubino alzò il viso e rispose prontamente "Riportami dai miei affetti, d'ora in poi lotterò perchè le cose cambino in quella nazione".

Nel nosocomio milanese i medici furono realmente stupiti di come la signora Angela si fosse rianimata spontaneamente appena spirata e di come guarì in brevissimo tempo, Marito e figli piansero tutti insieme per la gioia ogni qualvolta le analisi di controllo confermavano l'ottima salute di Angela, la quale mantenne la promessa, la potete vedere in molti punti raccolta firme, in piccoli gazebo, nella sede di gruppi attivi per la tutela dell'ambiente,
  per Amnesty International, per la fuoriuscita dei condannati in via definitiva dal parlamento, potrebbe anche proporsi come candidata al parlamento nelle liste di un giovane movimento che potrebbe ridare speranza al paese  per le prossime politiche....., di certo io la voterei....

PS Sono passati un po' di Anni da quando Angela si è impegnata per il rinnovamento di questa bellissima nazione, ieri ha rassegnato le proprie dimissioni da rappresentante del nuovo movimento in quanto ritiene traditi la maggior parte dei principi per cui era stato fondato, ma se pensate che si arrenda  sbagliate di grosso, le rivoluzioni in Italia finiscono tutte a tarallucci e vino, vedremo Angela cosa avrà in mente nei prossimi mesi.....



Gabbiano reale,  scatto effettuato nel parco del Sasso a Manerba del Garda.


martedì 29 aprile 2014

IL CIELO IN UNA STANZA

Dietro casa c'è una collina con un bosco
risuona di canti e di richiami
il periodo degli amori è l'armonia dei canti
di fringuelli usignoli e merli neri.

Oggi  la mia testa era piena di pensieri
riguardo all'oggi e certamente pure al domani
ma l'appoggiarmi al bordo del balcone
e sentire il concerto degli amanti
mi ha riportato alla vita in un momento

Mi son sdraiato sul divano con la finestra aperta
i fischi e cinguettii entravano e pian piano
il soffitto pieno di nuvole si è fatto
ed io avevo un prato per cuscino

E l'erba alta mi carezzava i piedi
la brezza lieve mi portava i profumi
del carpine fiorito e del sambuco
e i rintocchi di campane lontane erano lievi

 Un nibbio bruno planava molto in alto
le rondini ad urlare a bassa quota
mi son rimesso in piedi sorridendo
 uscendo dalla mia stanza con le nubi.




giovedì 17 aprile 2014

L'ALBA DEL GIORNO DOPO

Un possibile futuro

Dopo la fuga precipitosa della notte, ci eravamo fermati sul ciglio della strada a riposare per qualche minuto, caricare in fretta e furia le poche cose che avremmo potuto portare era stato doloroso, ma la frenesia e la minaccia dell'ineluttabile catastrofe aveva spazzato via le remore.

Tutto quello che ci restava erano quattro piumoni con due ricambi per ognuno, quattro pentole e due padelle, due scatole stipate di cibo conservato, sei pacchi di acqua, un po' di cibo fresco contenuto nel frigo portatile, le due grosse valige con i vestiti e due borse di scarpe era tutto ciò di cui potevamo disporre, i nostri gatti erano nei due trasportini li mettemmo nel bagagliaio dell'auto di mia moglie.

L'incidente era avvenuto due giorni prima, l'incendio era visibile dalla nostra casa e impiegai pochi secondi per capire da dove provenisse, ne parlai con mia moglie e decidemmo di partire entro ventiquattr'ore se le fiamme avesserro continuato a divorare la base militare collocata sui primi contrafforti delle prealpi.

Per tutto il giorno prima decine e decine di autopompe ed elicotteri con grossi contenitori d'acqua prelevata dal lago di Garda erano accorsi e le sirene facevano da contrappunto ai clacson delle auto bloccate sulla tangenziale che era stata chiusa a metà mattina.

A tarda sera decisi che il rischio era troppo grande, chiudemmo tutte le finestre sprangandole e fissando dall'interno listelli robusti di legno che mi ero procurato il pomeriggio, li avvitai sul telaio degli scuri con lunghe viti autofilettanti, chiusi e sigillai l'abbaino, bloccai da dentro le basculanti dei garage, una minima speranza di poter tornare era doverosa, mia moglie decise di preparare i bagagli con mia figlia.

Nessuno risuscì a chiudere occhio, le sirene erano una colonna sonora continua, alle due decisi di partire, le auto erano cariche come muli, i serbatoi erano pieni, caricammo le ultime cose per riempire ogni spazio libero, e partimmo chiamando con i cellulari gli amici ed i parenti più prossimi avvertendoli  della nostra decisione ed esortandoli ad andarsene immediatamente.

Calcolai che un esplosione da cento megatoni avrebbe devastato in maniera diretta non meno di mille chilometri quadri eliminando ogni singolo batterio esposto al flash, il successivi diecimila chilometri quadri sarebbero stati esposti ad un fall out apocalittico, i venti, secondo le previsioni meteo,   avrebbero soffiato da ovest ad est per una settimana circa, decisi di muovermi verso ovest.

L'autostrada A4 era stata chiusa per far accorrere i mezzi NBC della protezione civile e dell'esercito, eravamo prossimi al disastro, imbocccai la statale per Cremona, la nostra destinazione era la riviera ligure.

Il viaggio continuò in un silenzio spettrale, alle sei di mattina eravamo a Genova, ma io volevo mettere un altro centinaio di chilometri alle mie spalle, il GR delle sei annuncò l'immediato sgombero di una ventina di comuni, fra i quali il nostro, era la fine, mio figlio che era accanto a me piangeva sommessamente.


Proseguimmo sulla A10 fino ad Andora dove ero certo che una vecchia amica di famiglia ci avrebbe ospitato nel suo minuscolo bilocale.
 Usciti dall'autostrada ci fermammo, stanchi, profondamente preoccupati, nessuno disse una parola per molti minuti, fu mia moglie a chiamarmi con il walkie talkie con cui comunicavamo fra un auto e l'altra, sapevamo che in caso di disastro i cellulari sarebbero stati inutilizzabili.
 Suonai il campanello della signora Tina alle nove di mattina.

Ci accolse incredula, le spiegammo dell'incombente ecatombe, la esortammo a chiamare la figlia, che abitava a Milano, a fuggire e a raggiungerla, ma la rete telefonica era in crisi a causa del sovraccarico, la raggiunse telefonicamente alle undici, stava lasciando l'abitazione, ma tutte le autostrade del nord Italia erano bloccate, avrebbe fatto il possibile per raggiungerla.

Passammo il pomeriggio a sbrigare alcune faccende, aprii un conto corrente in una banca locale svuotando con due assegni i nostri conti correnti personali, nella speranza che la transazione sarebbe avvenuta prima del disastro, mi assicurarono che entro domani avrei avuto i fondi a disposizione, ma io speravo solo che ci sarebbe stato un domani.

Venne la sera, una notte agitata vegliò sul nostro poco sonno, dormimmo sul pavimento del salotto, abbracciati, trascorremmo la mattina a sistemare i ragazzi nel garage della Signora Tina dove era stato realizzto un soppalco con due letti.

Alle tre di pomeriggio il tempo si fermò

Non ci fu rumore di alcun tipo, ma nessu gabbiano si levò in volo, il vento cessò di colpo e capimmo che era successo.

Restammo senza corrente, i telefoni non funzionavano più, la radio era muta, la TV un riquadro inerte.

L'onda d'urto fece il giro del pianeta per ben tre volte.

La stupidità aveva trionfato, le cento testate nucleari depositate a sei chilometri in linea d'aria da casa mia, ignorate da decine di governi, erano esplose, l'olocausto nucleare avrebbe spazzato via non meno di tre milioni di vite e distrutto per sempre la parte più produttiva del paese, i posti in cui ero
cresciuto, le splendide colline dove crescevano le orchidee selvatiche, la spiaggia dove facevo il bagno e soprattutto, molti dei miei affetti.

Dei miei fratelli, dei miei suoceri, di tanti amici ero certo non avrei saputo più nulla

L'alba della mattina successiva dipinse il giorno di un rosso vivido che riempì il cielo, collegando l'antenna del mio walkie talkie al cavo dell'antenna TV iniziai a sentire sui vari canali  cosa fosse successo e della gravità dell'accaduto, in Italia il governo non esisteva più, la barca era squartata ed i topi stavano fuggendo dalla stiva...

Dovrò trovare la forza di ricominciare tutto da capo, superando l'angoscia ed il dolore per i miei cari persi per sempre, ma avrò vicino a me la mia famiglia.