martedì 3 settembre 2013

QUELLO CHE MI RESTA

QUELLO CHE MI RESTA
Questi sono giorni in cui sono costretto a riflettere sulle cose a cui tengo ed in cui credo, il titolo di questo scritto è un chiaro riferimento ad una canzone di Claudio Lolli, terribilmente intimista, poetica e tristissima.

Nei momenti in cui il lavoro scarseggia e non vedo molte certezze nello scenario lavorativo mi chiedo se ho fatto bene a scegliere una vita da libero professionista, un collega a cui è stato offerto un posto fisso a poco più di 1700 Euro al mese non sta dormendo la notte, devastato dal dilemma.
Penso che accetterà, e a me dispiacerà tantissimo perchè è un professionista preparato e molto serio.

Rifletto su mia figlia che a Luglio dovrebbe laurearsi, cosa farà dopo i due anni di specializzazione, se troverà lavoro, difficile in Italia, possibile all'estero, che cosa ne sarà di questa disgraziatissima nazione, presto crolleranno gli introiti del fisco, schiacciati da una crisi mai vista così dura dalle mie parti, mi chiedo come sarà possibile pagare 4 milioni di dipendenti pubblici e 19 milioni di pensionati.

Non sono semplici preoccupazioni, è che mi ritrovo a corto di strategie da applicare, mi sento circondato in una fort Alamo dove se la sono squagliata in parecchi.

Ma non sono solo questi i miei crucci, provo una malinconia profonda per i miei affetti che non ho più, e vedo invece quanto siano presenti nella vita di mia moglie.

La distanza da mia figlia ha raffreddato i rapporti, ci si sente al telefono poco e quando si convive sotto lo stesso tetto ci si parla per pochi minuti, mi si dice sia inevitabile, ma  la cosa non mi va.

Non mi piace per nulla l'aver interrotto i rapporti con mio fratello e non mi piace neppure che il mio zaino in cui metto l'attrezzatura fotografica giaccia in un angolo della mia stanza inusato da mesi.

Da settimane non riesco a suonare, non avevo mai avuto un periodo così lungo durante il quale non ho imbracciato le mie chitarre.
Una settimana fa ho aperto la custodia della mia Gibson ed ho estratto la chitarra tenendola appoggiata sul bordo del divano, questa sera l'ho rimessa nel fodero, senza aver neppure sfiorato le corde.

Avrei bisogno di una cabrata, ma sto volando troppo in basso e troppo lentamente.

Non ho la minima intenzione di autocommiserarmi, anzi ho una sottile vena di incazzatura che pervade le mie giornate, ma è certo che qialcosa dovrò fare, a costo di cambiare alcune cose della mia vita.

Un amico mi dice  che dovrei farmi di un amante, ma io penso che avrei bisogno di qualche giorno da solo con mia moglie e con un paio di buoni libri in una pensioncina della liguria dove il pomeriggio (clima permettendo) ci si potrebbe sdraiare sotto i pini marittimi leggendo e sbocconcellando una farinata con i bianchetti....

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