martedì 3 settembre 2013

MANO una storia della bassa

11 Set 2012 - 22:57:44
Una storia della bassa



Non sapeva che sarebbe stato il suo ultimo pomeriggio, non lo pensava minimamente, a bordo della 500 grigia con la capote aperta nel caldo di Luglio non puoi certo pensare che tutto finisca così rapidamente.

Piero era andato a prenderla alle quattordici e Mano si era fatta trovare prontissima, copricostume cortissimo, maglietta che
copriva a malapena il seno tenuto a fatica a freno dalla parte superiore del costume.

Mano aveva smesso di andare a scuola appena dopo le medie, non le piaceva studiare e poi nessuno della propria famiglia era "andato avanti", tutti muratori i maschi e le femmine a fare i mestieri o al massimo operaie, ma ora c'era Piero ed a Mano pareva di essere una gran signora, la portava a mangiare la pizza in paese, sotto il pergolato, al lago a fare il bagno, a scopare nei prati sul bordo della collina, lei che il sesso lo aveva cercato e voluto molto presto con una persona sposata, la storia era andata avanti per più di due mesi, era stato inebriante e ci si era tuffata con passione in questa avventura, lei  si sentiva grande, ad ogni orgasmo le sembrava di toccare la luna e le stelle, ma qualcuno entrò in casa sua una sera e parlò a sua madre.

Ci vollero due settimane per far sparire del tutto i lividi su faccia e gambe, era stata presa a calci come un cane randagio da tutta la famiglia e da allora Mano aveva giurato a se stessa che sarebbe uscita da casa appena possibile.

Aveva trovato lavoro in un laboratorio, per nove ore al giorno alla tagliacuci per trecentomila lire al mese, ma a Mano piaceva, era fuori da casa.

Quel pomeriggio stava correndo verso il lago con Piero, Sabato pomeriggio il paese era sempre deserto, Piero la guardava ridendo ed allungò la mano destra per alzarle il copricostume, Mano gli si mise a cavalcioni mentre Piero affrontava la curva superata la quale la ragazza gli sbottonò i Jeans.

Non so che accelerazione possa avere una vecchia 500F in cento metri, ho sempre pensato che probabilmente avrei potuto superarla con il mio 50cc truccato, ma quella volta cento metri di accelerazione bastarono a portarsi via due ragazzi.

Il palo di cemento è ancora lì, mostra beffardamente i segni dell'impatto a trentacinque anni dalla morte sul colpo di Piero e Mano, lo guardo sempre ogni volta che torno al mio paese, lui è ancora lì, non ci sono fiori o lapidi a ricordare i due ragazzi solo un segno su di un palo in cemento.

Certo Piero e Mano non pensavano di morire mentre correvano verso il lago, ma spero almeno che in qualunque posto siano finiti siano rimasti insieme.




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