21 Ott 2012 - 14:01:06
IL RITO
Una mattina, l'inverno ha ceduto il
passo ad una timida primavera, ma la temperatura è ancora troppo
fredda per una passeggiata con la famiglia, è tempo che io realizzi
un rito che celebro ogni anno.
Le scarpe da trekking sono come sempre
nel baule della mia auto, il tempo di infilarmi un paio di calze di
spugna, una maglietta in cotone a maniche lunghe, un paio di jeans
pesanti ed una felpa in pile e sono pronto, lo zaino è sempre nella
libreria nella mia stanza, lo apro, metto dentro il corpo macchina
Canon, una 5D che ho da un paio d'anni, poi scelgo gli obiettivi,
certamente
il Distagon 25mm, poi il Planar 60mm macro e per finire il Sonnar
180mm, i nomi sono vecchi di un secolo o quasi, sono progetti
sviluppati dai matematici della Carl Zeiss, copiati, certamente,
migliorati, perchè la tecnologia si evolve, ma con un anima propria
e visto che devo compiere un rito, quali ottiche possono competere
con queste?, le ho adattate con un anello alla Canon Digitale, certo,
si lavora in manuale, ma a me importa poco, completano l'attrezzatura
un paio di filtri polarizzatori, perchè mi ostino a lavorare più sulla
ripresa che sulla post produzione, una batteria per la 5D (non si sa
mai) ed un flash anulare Sigma per la Canon.
Afferro lo zaino caricandolo su di una
spalla, la mia famiglia dorme, parto verso la mia meta, un viaggio
breve, quindici minuti fra olivi e vigneti, devo scavalcare una
collina e scendere verso il lago, la Valtenesi, che inizia a monte
con il comune dove abito, finisce proprio nel posto che è la mia
meta.
Imbocco Via Agello e parcheggio
l'auto davanti al bar al costo di tre Euro, saluto il gestore, ci
conosciamo da molto tempo, l'aria è frizzante, siamo in quattro
gatti a sfidare i dodici gradi di una primavera ancora timida.
Sono nel parco del Monte Sasso, a dire
il vero il nome è assolutamente immeritato, si tratta di uno sperone
di roccia maestosamente a picco sul lago di Garda sormontato dalla
rocca, sessanta metri più del lago, ma questo è un posto magico,
nessuno fra le persone che vi ho portato è rimasto indifferente alla
bellezza del luogo, che come ogni sito carico di magia, lascia un
senso di incompletezza ogniqualvolta lo si lascia alle spalle.
Prendo il viottolo scrutando con
attenzione i segni premonitori della stagione, il fossato ha sul
fondo quattro dita d'acqua, buon segno, scorgo qualche bocciolo di
viola e qualche primuletta, arrivato ad una grossa quercia il
tracciato devia a sinistra, è in fase di realizzazione l'ampliamento
di un lago intramorenico che nei secoli scorsi occupava larga parte
dell'avvallamento che mi trovo di fronte, circa duecento anni fa ne è
stata ridotta l'ampiezza drenandone le acque, ma oggi si tenta di
ripristinare un habitat più favorevole alle specie di volatili
presenti da sempre nel parco (Martin Pescatore, Upupa e molti altri);
a lavori terminati si potrà raggiungere una postazione protetta
senza disturbare la fauna.
Accanto al lago sorgeva una villa romana di cui rimangono solo pochi
frammenti che emergono dal prato ogniqualvolta questo viene arato, mia
figlia vi ha trovato un chiodo in rame a sezione quadrata, ormai non
resta che poco o nulla, i muri, le pietre, le tegole furono riciclate
per la costruzione di altri edifici in apoca medioevale.
L'inverno ha lasciato della ruggine nei
miei polpacci, salendo lungo il sentiero mi fanno male e l'attenzione
con cui devo appoggiare i piedi sulle pietre mi aiuta a
distrarmi, salendo mi ritrovo ad uscire dal bosco termofilo, a sinistra
cenni di macchia mediterranea, a destra un prato arido, intravedo
la cima del colle, una quercia cresce in poca terra accanto ad un
manufatto in mattoni rossi, si tratta di un reperto che risale al
1926, era un punto di riferimento per la telemetria che si utilizzava
per verificare la velocità degli idrovolanti del reparto alta
velocità di Desenzano, gli idrovolanti Macchi progettati da Castoldi
erano di un rosso fiammante, per anni contesero la coppa Schneider
agli idrovolanti britannici, la coppa la perdemmo, ma proprio nel
tratto di lago di fronte a me venne ottenuto il record mondiale di
velocità per un idrovolante, record (per idrovolante con motore a
pistoni) tutt'ora imbattuto.
Il pensiero del rombo dei motori in
linea mi ha distratto dalla vista che si gode da questo punto.
La giornata è limpida, il lago dà un
colpo d'occhio che non ha mai lasciato indifferenti le persone che ho
accompagnato in questo luogo, a sinistra in basso la spiaggia di Pisenze
da dove verso sera, nelle calde giornate di Luglio, amo farmi lunghe
nuotate, di fronte l'Isola di S. Biagio, conosciuta dai bresciani
come l'isola dei conigli, appena più in là l'isola del Garda con
il suo grande palazzo costruito nell'ottocento in stile veneziano,
salendo verso nord con lo sguardo si scorge il golfo di S. Felice e
quello di Salò. Salendo ancora si vedono via via Gardone, Maderno,
Toscolano, poi il profilo del lago mi impedisce di guardare più a
nord, discendo con lo sguardo la costa Veronese, Bardolino, Torri del
Benaco, scorgo una torre di un attrazione del parco giochi di
Gardaland, più a sud Peschiera, la torre del museo risorgimentale di
Solferino, la penisola di Sirmione di cui si scorgono nitidamente i
resti della maestosa villa romana di epoca imperiale.
Rivolgo lo sguardo verso l'entroterra,
alle mie spalle il parco pare un anfiteatro rivolto verso la
Valtenesi, il luogo dove vivo, dove ho sempre voluto vivere e che
sento come la mia casa.
Negli anni i comuni di questo
comprensorio sono stati oggetto di speculazioni edilizie, le
amministrazioni hanno spesso ceduto il buon senso in cambio di
cemento, ma tuttavia rimane un posto incantevole, il progetto di un
parco dei colli morenici è tramontato, ma qualcosa di analogo è
proprio ora in gestazione, questi luoghi vanno preservati per i
nostri figli e nipoti.
Termino la panoramica con la rocca che
sovrasta il Sasso, di origini medioevali è stata edificata su
precedenti insediamenti, si tratta di un luogo dove sono stati
rinvenuti manufatti ad uso votivo, Manerba deriva infatti da Minerva,
la dea greca Athena.
Devo rimettermi in cammino, sono a
pochi metri dallo scopo della mia scarpinata, scendo dal sentiero più
vicino alla scogliera a picco sul lago, dopo cinquanta passi scorgo
via via quattro orchidee selvatiche, incuranti del freddo, alla terza
settimana di Marzo l'Orchis Speghodes (chiamata Orchidea del ragno)
fiorisce in tutta la spropria bellezza, come ogni anno mi appresto a
ritrarla, questa volta ho con me ho il Planar Macro, ringrazio ancora
Ferruccio, l'amico che alla fine ha ceduto alle mie pressioni e che
me l'ha venduto ad un prezzo di favore, il flash anulare fa il proprio
dovere, essendo diviso in sue sezioni faccio prevalere quella di
sinistra per proiettare una leggera ombra sulla destra che dà
maggiore tridimensionalità al soggetto.
Finito, ho effettuato qualche buon
scatto, ripongo il flash e l'obiettivo macro nello zaino, monto sul
corpo Canon il 180 Sonnar, l'obiettivo progettato per le olimpiadi
del 1936 a Berlino, dove anziché ritrarre la superiorità della
razza Ariana immortalò lo strapotere di Jesse Owens, ammiro il lago
sotto di me, inseguo i gabbiani reali che nidificano sulla scogliera
(unico posto del nord Italia in cui si insedia e nidifica questo
volatile), scatto ancora, mi incammino verso un altro luogo denso
di storia.
Dopo alcuni saliscendi dentro e fuori la
vegetazione mi ritrovo accanto ad una quercia ritorta dal vento, sotto
le sue radici, una sessantina di metri più in basso qualche albero , una spiaggetta incantevole ed il lago, sulla parete
verticale visibile alla mia sinistra i segni lasciati da generazioni
di piccoli di gabbiano reale, questa parete è un luogo ideale per la
nidificazione, riparto in direzione sud, ed arrivo al casello del
reparto alta velocità, una costruzione alta e stretta con un balcone
da cui si accedeva da una scala in metallo, ho trovato un filmato
dedicato all'aviazione militare Italiana prebellica, alcuni secondi
in cui si inquadra questo casello pieno di apparecchiature per la
telemetria.
Scendo ancora verso sud, alla mia
sinistra un prato arido che fra tre settimane si riempirà di orchis
Morio, e Papillonacea, fra quattro settimane fioriranno gli Ancamptis
Pyramidalis, in un sito poco accessibile la bellissima Ophrys Apifera
ed accanto ad un sentiero diverso da quello che ho seguito per salire
fino al belvedere l'Orchis Coriophora, piccola, ma realmente bella,
decorerà il prato.
Scendendo attraverso un bellissimo
uliveto e dopo una breve salita ed un altrettanto breve discesa sono
al parcheggio.
Anche quest'anno il rito si è
compiuto, l'inverno non è stato troppo secco o troppo umido, e ciò
ha permesso all'orchidea del ragno di fiorire direttamente sopra la
scogliera, un omaggio ad una Dea a cui in provncia di Brescia sono
stati dedicati ben due comuni.
Sono alla vettura, due ore di
saliscendi sono un bel rodaggio, verrò qui molte volte da oggi alla
prima settimana di maggio, nuovamente si ripeterà il rito della
fioritura di queste gemme dai stupendi colori, l'impollinazione di
alcune di loro è deputata ad un singolo insetto, ad esempio
l'anacamtis Pyramidalis attrae una farfalla simulando i feromoni
femminili ed offrendo del nettare...sesso e cibo sono un offerta a
cui nessun maschio può sottrarsi, lo scatto più bello che ho perso
è stato avere a due metri una farfalla Ipichiclides podalirius che si stava “accoppiando” con un
Anacamptis Pyramidalis, mi sembrava di violare un antico rito, me
ne sono andato senza far rumore per il timore di disturbare.
Orchis Speghodes
Nessun commento:
Posta un commento