-quarta ed ultima parte-
L'estate arrivò con le sue lunghe giornate, gli uomini cacciavano
e si allenavano con i lunghi archi, il Rosso non era molto contento
dei progressi di alcuni, ma il lavoro svolto ed il tempo speso
stavano iniziando a dare i propri frutti, tutti gli uomini del
villaggio sapevano imbracciare un arco e centrare un ceppo alto due
spanne da trenta passi, la metà erano in grado i colpirlo da
quaranta passi e questo era quanto il Rosso si aspettava da tutti.
Le frecce erano costruite dagli anziani, le punte di rame furono
forgiate partendo da piccole pietre azzurre, Ute era stato sempre
tenuto in disparte mentre si fondeva il rame, ma dopo quanto era
successo gli anziani lo accolsero nella fucina spiegandogli passo
passo come fare il fuoco vivo ed intenso, come le pietre piano piano cedevano un liquido che veniva colato in piccoli
stampi di selce bruna, una volta raffreddati gli stampi rilasciavano
una punta che aveva un colore scuro e che veniva affilata con molta
cura su di una pietra nera assumento il colore dei capelli del Rosso.
Ute imparò dagli anziani quali cortecce utilizzare per fissare la
punta della freccia, come sigillare il tutto con un liquido nero
ricavato dalla corteccia delle betulle, il ragazzo era affascinato,
ma in cuor suo stava crescendo un certo malanimo, le frecce con le
punte di rame, gli archi, quanti uomini sarebbero morti?, il Rosso
sarebbe andato ancora con lui a caccia di conigli?
La notte stessa Ute decise di fare qualcosa di più, iniziò con
il guardare dall'alto il proprio villaggio, sentì di voler bene ad
ogni singolo componente di questo gruppo e poi cercò il villaggio degli
uomini blu.
Lo trovò ai piedi di una montagna scura, era un villaggio molto
più grande del suo, con tende enormi e grandi fuochi, ma subito
inizò a sentire un pianto sommesso, proveniva da una capanna al
margine del villaggio, decise di capire cosa succedesse, dall'alto
vide una giovane donna con il proprio bimbo morto, Ute capì che non era
il solo bimbo che stava morendo nel villaggio, qualcosa, stava
facendo ammalare i bambini.
Il bimbo di quasi cinque anni voleva fare qualcosa per questa
gente, trovò la tenda della guaritrice, attese che si addormentasse
ed entrò immediatamente nel suo sogno.
Si trovò in una radura fra molte donne giovani, riconobbe subito
chi fosse fra loro la guaritrice, le si avvicinò e le disse, “perchè
la tua gente muore?” “Chi sei tu per chiedermelo? “ si sentì
rispondere il bimbo, “voglio aiutarvi” le disse, la giovane lo
guardò storto e sibilò “ed allora portami la divinatrice del
popolo delle colline che ha fatto questo orribile maleficio!”, Ute
capì che stava parlando di sua nonna, sapeva che non poteva essere
stata sua nonna, una donna che tutti veneravano, che non aveva mai
imbracciato un ascia od una lancia, a voler uccidere i bambini del
popolo del nord, “ascolta guaritrice” le disse, prima che la
nostra gente muoia prova ad incontrarti con la guaritrice del popolo
delle colline, sono certo che potrà aiutarti, incontratevi sotto i
grandi Tassi a sud, porta con te tre uomini, altrettanto farà la
guaritrice del popolo del sud, forse ci sarò anch'io, quando il
sole sarà alto nel cielo forse ci vedremo.
Ute non aspettò l'alba per uscire dalla tenda di soppiatto e
correre dalla nonna.
La mattina presto la vecchia divinatrice chiese al capo del
villaggio di mettergli a disposizione i tre uomini più grandi e
forti del villaggio, poi entrò nella tenda della guaritrice e le
spiegò che doveva incontrarsi con la gente del villaggio del nord.
Il Rosso era stato fra i prescelti ed a lui Ute spiegò cosa fosse
successo quella notte, l'uomo restò molto sorpreso, ma senza
proferir parola accarezzò la testa del piccolo.
Il bimbo fece di tutto per essere presente all'incontro, disse
perfino una mezza bugia raccontando che l'aveva promesso alla
guaritrice, fu il Rosso a trovare una soluzione, sarebbe andato con
Elis e si sarebbero tenuti in disparte, nascosti fra le felci.
Facendo giurare alla propria donna di non uscire allo scoperto anche se le cose si fossero messe male.
Il drappello giunse sotto i grandi alberi di Tasso con grande
anticipo ed Elis e Ute furono nascosti con molta cura, certamente in
grado di sentire quanto fosse stato detto, ma al sicuro.
Quando il sole fu alto nel cielo nessuno si fece vedere, ma il
Rosso decise di aspettare ancora un po' ed ebbe ragione, la giovane
guaritrice e tre robusti guerrieri del Nord giunsero sotto i tassi,
ci furono attimi di tensione, la guaritrice era convinta che le morti
dei bimbi erano frutto di un maleficio della divinatrice, a questo
punto Ute sfuggì dalla madre e si presentò davanti a lei inseguito
da una preoccupatissima Elis.
“Sono io che hai visto in sogno” esordì, siamo qui per
aiutarvi, i tre guerreri del popolo del Nord risero sommessamente, ma
la loro guaritrice sbiancò in volto, fu Lane, la guaritrice del
popolo delle colline a prendere la parola “ parlami delle morti”
seguì un lungo conciliabolo, i bimbi morivano mentre venivano
allattati dalle madri, non era mai successo, avevano scariche
continue di dissenteria, si indebolivano poi le loro fronti
scottavano e smettevano di mangiare morendo dopo due giorni.
Lane non aveva mai sentito nulla del genere, chiese se qualche
adulto presentasse gli stessi problemi, ma nessuno degli adulti aveva
avuto questi problemi, l'attenzione di Ute era lontana, stava
cercando qualcosa nel villaggio degli uomini delNord che gli desse
indicazioni, si limitava a guardarlo dall'alto e la sua attenzione
fluttuava da una tenda all'altra quando ad un tratto un contenitore
di legno chiuso con delle assi lo incuriosì, sentiva all'interno
qualcosa di amaro e pericoloso.
“Cosa c'è vicino alla grande tenda verso la montagna” disse
a voce alta Ute aggiungendo subito dopo “che cosa c'è nel tino con
il coperchio?”, la giovane guaritrice trasalì, ma la domanda di
Ute era stata diretta e si sentì obbligata a rispondere “la
bevanda che le donne assumono la sera quando si riuniscono per
ricordare i propri morti”, Lane chiese come fosse realizzata e la
giovane guaritrice elencò erbe comuni e la parte molle intorno al
seme del Tasso.
Lane fu presa da un dubbio, guardò Ute che le stava sorridendo,
“chi prepara di solito questa bevanda?” chiese Lane, la giovane
guaritrice sbiancò nuovamente, aveva capito che questa volta la
bevanda era stata preparata dalla figlia di Bru perchè la madre era
impegnata con la preparazione dei vasi per la frutta secca.
“Forse troverai dei semi di Tasso in fondo al tino “ disse
Lane, sapeva che i semi del Tasso erano velenosi ed anche una ventina
di questi in un tino d potevano creare guai grossi, ma non
aveva mai pensato che potessero avvelenare il latte delle madri...
Il colloquio terminò bruscamente, il drappello del villaggio del
nord si incamminò, ma la giovane guaritrice abbandonò per un attimo
la scorta e corse da Ute “come hai fatto a comparirmi in sogno?”
Ute guardò Lane, non sapeva spiegarlo, ma la guaritrice disse senza
mezzi termini “è un divinatore”, la giovane sbiancò per la
terza volta e corse ad unirsi alla propria scorta.
Due settimane dopo questo incontro il villaggio del popolo delle
colline ricevette la visita di alcune donne del popolo del Nord
accompagnate dal capo del loro villaggio e dai tre uomini che erano
stati presenti all'incontro fra le guaritrici.
Portarono in dono dei bei vasi dipinti, ringraziarono la
guaritrice, ma tutti vollero incontrare Ute, il divinatore che aveva
aiutato il loro popolo, si accesero i fuochi, furono cucinati conigli
ed un grande cervo.
Al proprio quinto compleanno Ute venne ufficialmente nominato
divinatore, la nonna lo prese sotto la propria ala protettrice e gli
insegnò tutto quanto sapeva, ma in cuor proprio era chiaro che Ute
fosse in grado di fare molto di più di quanto lei avesse mai
immaginato, possedeva la vista, la preveggenza, il dono di entrare
nei sogni, e il suo vero compito era insegnargli il giusto modo con
cui utilizzare questi immensi doni.
Epilogo
Ute sedeva su di una roccia nera ai piedi di una montagna, i
tempi delle guerre fra i villaggi erano finiti molti anni prima, ora
esisteva un solo vasto popolo che aveva incominciato a catturare i
bovini femmina pregni e chiuderli in un recinto per ricavarne latte e
nuovi bovini, nei villaggi le nascite erano di molto superiori alle
morti, Ute sentiva questo popolo suo e lo amava più di qualsiasi
altra cosa.
I propri giorni stavano per finire, ma sapeva che sarebbe
tornato ancora una volta, nuovamente figlio del proprio popolo, per
unificare la propria gente dopo che un invasore straniero l'avrebbe
dispersa, ma mai umiliata.
stele risalente all' età del rame
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