sabato 28 dicembre 2013

VI AUGURO UN BUON ANNO

Ve lo auguro di cuore!
Sono ormai dieci anni di fila in cui speriamo che l'anno di filasuccessivo sia migliore di quello precedente ed invece non è così.

Non ho voglia di paralre di banche, ministri, economia, tasse, incompetenza e paraculismo, tutto questo è sotto i nostri occhi celato da un sottile velo di menzogne propinato da gente pagata dagli stessi che stanno facendo a pezzi la nostra nazione.


Vorrei augurare BUN ANNO a tutti coloro che hanno ancora un briciolo di speranza, a tutti quelli che l'hanno persa, ma che vanno avanti ugualmente ed a coloro che la speranza la coltivano come un orto, mettendoci ogni giorno un po' d'amore.

Buon anno a tutti voi!

Aurore boreali: il sole infiamma  le notti del Nord
   Aurora Boreale

martedì 10 dicembre 2013

ELLEBORO

Le prime rose di Natale (Helleborus Niger o Elleboro Invernale) hanno già decorato le colline intorno a casa mia.

Si tratta di un fiore che in barba alle condizioni meteorologiche avverse fiorisce a Dicembre e si può godere della sua bella fioritura fino a Marzo.

Un angolo del mio giardino accoglie una piantina di Elleboro giunta in dono con la terra di riporto accatastata per far da base al giardino, riconobbi subito le due foglioline che spuntavano dal mucchio di terra e vidi che avevano anche un corto stelo con giusto due radichette, travasate subito resistono ormai da dieci anni in barba alle intemperie ed ai radicali mutamenti a cui il giardino viene sottoposto dalla mia compagna dal pollice verde.

Se gli ottimisti volessero dotarsi di una bandiera certamente nel centro dovrebbe apparire questo fiore.

In momenti così duri guardare avanti può risultare difficile e la speranza può lasciare spazio allo scoramento, ma in fondo la speranza non può mai venir meno, lo spirito di rinnovamento, la richiesta di giustizia sociale, di una fiscalità che non sia solo asservita ad uno stato patrigno
 e dalle mani biucate DEVE essere la priorità, ma se la speranza venisse meno per cosa lottare?

 File:Helleborus niger .JPG
Elleboro invernale

martedì 19 novembre 2013

OSTAGGIO DEL FISCO

Sto passando dei momenti poco felici il motivo è presto detto, in questi primi dieci mesi del 2013 ho fatturato il 65% di quanto  fatto nel  medesimo periodo dello scorso anno, quest'anno devo pagare le tasse su quanto realizzato lo scorso anno e non avendo incassato tutte le fatture emesse sono in difficoltà.

Mi chiedo come sia umanamente possibile versare il 65% di quanto mi resta in tasca (al netto delle spese).

Mi chiedo se ciò sia etico.

Mi chiedo come questo sia possibile e perchè l'INPS mi chieda il 23% di quanto fatturo per mantenere pensioni da URLO (un esempio su tutti Giuliano amato, 31.000 Euro al mese più i 32.000 Euro che becca per la presidenza della Corte costituzionale).

Uno schemino che ben rappresentacome eravamo messi nel 2010....

 
La situazione dal 2010 è ulteriormente peggiorata, ho vissuto tre mesi in Danimarca, ho trovato servizi splendidi, trasporti puntuali, banche eccellenti, servizi postali da favola (in un ufficio a Copenaghen hanno chiesto, a me ed alla ma compagna,  se volessimo accedere al servizio di Nursery per i clienti interno all'ufficio , avevamo nostra figlia di 5 mesi in braccio) abbiamo quasi lo stesso livello di tassazione eppure in confronto abbiamo servizi da terzo mondo.

PERCHE'?

Oggi non ho la minima voglia di fornire risposte, ponetevi come me qualche domanda...

Buona incazzatura....

PS AGGIORNAMENTO, DATE UN OCCHIATA A QUESTO LINK.....





domenica 3 novembre 2013

NE VALEVA LA PENA?

Questo è uno sfogo e come tale va interpretato, ma ogni riga successiva è vera per ciò che esprime, a partire dalla mia grande delusione.

Francamente non so se ne sia valsa la pena, trentadue anni di lavoro, una montagna di tasse pagate ed ora, per la prima volta dopo tanti anni, non so se poroseguire con la mia attività di libero professionista, sono bastati un paio di enti che non hanno riproposto il bando grazie al quale lavoro da nove anni, le mie due ditte mandanti che hanno rallentato il pagamento delle mie spettanze ed ecco che sono costretto a ragionare sul chiudere o meno bottega.

La tassazione attuale per la mia categoria sfiora il 60% dell'utile (quello che in teoria mi resterebbe in tasca),  ma sotto certi livelli il fatto di accumulare anno dopo anno spese non totalmente detraibili crea di fatto una carenza di liquidità ed io non ho voglia di chiedere un estensione del fido bancario, non senza alcuna prospettiva di miglioramento.

Se le cose non migliorassero venderei l'auto (due anni di vita) e riuscirei a chiudere tutte le mie pendenze in attesa di lavori che mi consentirebbero di RIAPRIRE la mia posizione iva ed emettere delle fatture  rimettendo inmoto la ruota del maglio.

L'idea di farmi mantenere dalla mia compagna mi terrorizza, guadagna un buon stipendio e certamente ce la faremmo senza enormi sacrifici, ma l'idea di occuparmi di faccende domestiche e solo l'idea di eseguire ordini della mia dama come un cicisbeo di goldoniana memoria mi fa venire l'orticaria.

Naturalmente il pagamento dell'acconto INPS di Novembre NON E' RATEIZZABILE, certo, l'INPS deve pagare trentunmila Euro al mese a Giuliano Amato ed oltre duemilaquattrocento Euro mensili a quei rappresentanti regionali il cui monte versamenti non supera UNA SOLA MENSILITA', ma è perfettamente inutile incazzarsi, le cose sono così e noi siamo un popolo di pecore che guarda i TG come se riportassero lettera per lettera le sacre scritture.

Francamente penso di tirare avanti ancora un po', diciamo fino alla prossima dichiarazione dei redditi di Luglio, se a quel punto le cose non saranno cambiate chiuderò baracca e burattini.

Se non avrò nulla da fare mi metterò a lavare i vetri ad un paio di semafori (giusto un paio ne sono rimasti a Brescia dopo l'ondata di rotonde spuntate in ogni dove), non essendo un dipendente non ho diritto ad alcun sussidio di disoccupazione e francamente non lo vorrei neppure, un bel cartello scritto in ottimo stampatello (retaggio del mio diploma tecnico) recante la scritta "ITALIANO, SENZA LAVORO 53 ANNI, 32 ANNI DI CONTRIBUTI REGOLARMENTE VERSATI"; e pensare che il governo di Saruman Monti senza che nessuno ne parli (o verosimilmente se ne sia accorto) ha creato un dolce scivolo per gli appartenenti ad un corpo militare, a 50 anni e trenta di servizio  possono
scivolare dolcemente in pensione con l'85% dell'ultimo stipendio, mi sento rofondamente offeso, sono un contribuente di serie B che ha contribuito a pagare gli stipendi di questi militari che oggi avranno il privilegio di andare in pensione quattordici anni prima di me..., mi sento realmente un CITTADINO DI SERIE B.




 






mercoledì 16 ottobre 2013

LA RIVOLUZIONE SESSUALE...

sedici anni e mezzo, dopo un mese intero trascorso in Liguria non avevo la minima voglia di sorbirmi quindici giorni di campeggio.

L'iniziativa era patrocinata dall'oratorio del ridente paesello della bassa bresciana in cui sono cresciuto,  Lauro e Gigio decisero di andarci, ma con pochissime speranze di divertirsi, il campeggio dell'anno precedente si era rivelato una palla mostruosa, ma questo, sovvvertendo ogni previsione, si sarebbe dimostrato di ben altro spessore.

Trasportata da una brezza leggera la rivoluzione sessuale era approdata nel paesello della bassa bresciana, anche fra le ragazze "per bene" tutte casa chiesa ed oratorio femminile (rigidamente separato da quello maschile).

Lauro e Gigio si trovarono loro malgrado a coltivare la medesima ragazza che con molta nonchalance flirtava con entrambi, costei dopo esperienze con uomini adulti, maturi e giovani (si mormorava anche sul set di un film porno) era stata ricondotta all'ovile di nostro signore, ma non aveva certo perso il proprio sex appeal nè tantomeno il proprio appetito sessuale.

Gigio se la spupazzava alla grande, tanta abbondanza dopo una lunga carestia era per lui manna dal cielo, Lauro è sempre stato molto attento, disposto ad ascoltare, ma ugualmente non poteva farsi sfuggire una buona occasione.

Gigio venne coinvolto anche da una ragazzina (realmente giovanissima) di una famiglia bene che voleva essere istruita riguardo al baciare con la lingua, pur essendo già maggiorenne non si tirò certo indietro. e così nel campeggio di nostro signore si praticò con una certa foga l'iniziazione alla pratica sessuale con conseguenze tutt'ora riscontrabili nel ridente paesello.

La sorte, come più volte ho scritto, è spesso beffarda, i miei due cari amici vennero informati che quella che sembrava una semplice vaginite era in realtà un sintomo della Gonorrea e fu così che entrambi dovettero recarsi da un medico (uno di loro venne cazziato in malo modo) e Lauro (che non aveva avuto rapporti completi) se la cavò con un sospiro di sollievo, mentre di Gigio non seppi nulla, probabilmente non aveva avuto un rapporto vaginale.., probabilmente..

Come detto prima, nel ridente paesello della bassa bresciana la rivoluzione sessuale si manifestò in un campeggio "della parrocchia", da lì a pochi mesi venne chiuso l'oratorio femminile, ormai si era trasferito IN MASSA in quello maschile a dimostrazione che le donne riguardo al sesso, volano molto più in alto di noi maschietti.

 


Uno scatto di Nobuyoshi Araki un grande fotografo che ha fatto del corpo femminile la propria meta artistica

martedì 8 ottobre 2013

Marinella

Ragazza di una bellezza intrigante, un leggerissimo strabismo ed una miopia di un paio di diottrie le rendevano lo sguardo talmente dolce da perdercisi..

Ma Marinella non era una ragazza dolce, il suo aspetto poteva ingannare, bastava che aprisse bocca ed una serie di banalità senza fine finivano per tramortire il suo interlocutore, sciaguratamente qualche volta  ero io il suo bersaglio.

Aveva una passione sfrenata per le feste, lei figlia di un ufficiale le adorava, adorava anche i tenenti freschi di nomina, meglio se piloti, come suo padre.

Sul mezzo militare che ci conduceva a scuola (un privilegio, lo ammetto) tutti la trattavano con una certa deferenza, a me non importava minimamente di chi fosse figlia, per cui qualche volta veniva a sedersi di fianco a me a spiegarmi la bellezza del tenente pilota romano, con degli occhi così, mani cosà e che quella tal sera l'avrebbe visto al circolo ufficiali per la festa di questo e quest'altro.

"Marinella" ero solito dirle, "tu sei un essere festaiolo, io estivo" lei sgranava gli occhi..., "si io amo il mare, il sole, le giornate lunghissime, lo stare in compagnia, suonare..." "Eh ma tu sei un comunista" mi diceva, "io non voto PCI" le dicevo (in realtà a 18 anni votavo molto più a sinistra) e lei riprendeva ad illustrarmi il suo nuovo spasimante o l'attesa al circolo da sola perchè suo padre era in volo..

  La dama bionda non la vedeva di buon occhio, al ritorno da Scuola il posto accanto a me era suo di diritto (ed io gradivo tantissimo la cosa) ma Marinella era dispettosa e quindi salendo prima di lei sul mezzo, amava sedersi accanto a me.

Non una sola volta ero ricorso a scuse anche banali, "scusa Marinella ma la dama bionda deve passarmi un libro e vorrei sapere cosa ne pensa". ma lei non si perdeva d'animo, un paio di giorni dopo ci avrebbe riprovato.

Marinella era soprattutto una ragazza sola, prigioniera dei suo bel corpo, della carica del padre, del timore reverenziale dei figli dei colleghi del padre, ci provò a sorpresa una mattina in cui uno sciopero generale aveva bloccato tutte le scuole, feci in tempo a ritornare in stazione giusto in tempo per prendere il mezzo militare che alle dieci e trenta partiva per la base passando dal comune in cui abitavo, salii a bordo e dopo tre minuti appena prima della partenza salì Marinella che si sedette accanto a me "per fortuna ci sei tu, in mezzo a tutti questi avieri...", "tanto lo sai che non sono cannibali" le dissi per prenderla in giro, mi chiese se avessi qualcosa per chiudere il suo gilet perchè l'unico bottone le si era scucito..., "spille da balia non ne ho" le dissi, ma mi misi a cercare..."proviamo con un tuo capello" le dissi..., acconsentì, zac!   "Ahi", armeggiai con il capello fra l'asola ed il filo rimasto penzoloni, ma il capello biondo di Marinella era troppo fragile, cercai nel tascapane in cui tenevo i libri  e trovai un lungo filo verde piuttosto robusto, mi misi ad armeggiare sul suo gilet e mi resi conto che la metà dei graduati a bordo stavano guardando me che armeggiavo addosso al seno di Marinella (notevole fra l'altro), ma io avevo finito, alzai gli occhi e vidi che la bella ragazza stava ridendo con un espressione di chi ha appena fatto una marachella"grazie" mi disse con un tono di chi ha messo in trappola propria preda, notai che aveva una camicetta aderentissima con una scollatura poco consona ad una studentessa, il gilet serviva certamente a mascherarla, il commnto "Marinella ma te l'ho mai detto che sei una gran gnocca?" lo pronunciai ad alta voce e venne accompagnato da un brusio e qualche risatina dei passeggeri.

Marinella era realmente una ragazza splendida, l'aver seguito suo padre nei vari trasferimenti che avevano contraddistinto la sua carriera l'aveva privata della cerchia di amici che una ragazza di diciasette anni dovrebbe avere.

Il giorno in cui iniziai la quinta superiore non la vidi sul mezzo militare, chiesi lumi alla dama bionda e mi disse che il padre era stato promosso Generale ed era stato trasferito a Roma.

Pensai che Marinella avrebbe dovuto farsi delle nuove amicizie, ma che in fondo entro due anni avrebbe avuto uno stuolo di ragazzi ai suoi piedi.

PS ho cercato tracce di Marinella sul WEB e l'ho trovata come firmataria di una raccolta firme del 2010 (organizzata da "Il Giornale", ci avrei scommesso), mi fa piacere sapere che è ancora in giro, probabilmente madre,le auguro che la vita non sia riuscita a zavorrare la sua insostenibile leggerezza...







sabato 5 ottobre 2013

CERTEZZE



Le stoppie del grano bruciate dal sole di agosto
gli odori di polvere e di paglia
il sapore delle more cresciute accanto ad un fosso
il canto delle cicale ed il sudore lungo la schiena.

L'ombra fresca sotto le fronde delle querce
i piedi a mollo nell'acqua di sorgente
accanto ad uno shelter sfondato da una bomba
che ha lasciato un cratere largo trenta passi.

Quei chiodi arrugginiti piantati sui portoni
il legno tarlato racchiude l'odore del mosto
due gradini che conducono in cantina
 le gerle appese al muro i tini pieni fino all'orlo.

I funghi ed il profumo del muschio
il fango attaccato ai miei gambali
l'odore della pioggia e l'asfalto bagnato
le nebbie basse e la luna sopra la testa.

La prima neve che cade nel silenzio
la campana che suona come rotta
il rumore delle pale e dello spazzaneve
i guanti senza dita ed il cappotto caldo.

Il primo crocus sboccciato già a febbraio
l'elleboro invernale lì a vegliarlo
il giorno del patrono e la sua festa
le bancarelle piene e tanta gente.

Le mie certezze nascono da questo
non sono grandi idee o bei concetti
ma son le cose con cui sono cresciuto
le stesse per cui sono tornato.


Portone di una cantina






lunedì 30 settembre 2013

LIFE ON MARS, viaggio a ritroso negli anni ottanta

Mi trovavo in un hotel con Tv colori in camera, piscina con isolotto attrezzato con un chiosco specializzato in spremute di frutti tropicali, era la prima metà degli anni 80, dopo una giornata in cui ero partito da Brescia alle quattro e mezza ed in cinque ore ero arrivato in una determinata via di Campobasso, dopo aver risolto due problemi tecnici su altrettanti impianti, saltato il pranzo e ripartito verso Foggia dove avevo risolto altri due problemi ero realmente cotto a puntino.

Erano le diciannove,  ma non avevo voglia di cenare, mi feci una doccia veloce e poi acquistai un costume presso l'hotel, cambio rapido e tuffo in piscina, due bracciate  eraggiungo l'isolotto dove una ragazza più o meno della mia età mi chiese se volessi qualcosa perchè da lì a dieci minuti avrebbe staccato.

Le feci preparare qualcosa a suo piacimento senza alcol, e mentre sorseggiavo l'ottima spremuta mi chiesi se avessi fatto bene a farmi assumere da questa azienda, dopotutto non avevo fatto un solo giorno di ferie dopo aver finito il mio servizio militare, in ogni caso questa ditta mi avrebbe fatto lavorare in giro per l'Italia e l'Europa per cui di sicuro non mi sarei annoiato.

Dopo una cena leggera a base di pesce mi ritirai in camera e mi misi a dormire mentre il TG2 trasmetteva un analisi sulla crisi di governo.

La sveglia dell'hotel mi rapì dal mondo dei sogni alle sei in punto, in mezz'ora ero già in reception, colazione frugale e via per una mattina di impegni, gli impianti non erano di per se difettosi a causa di errori di progettazione o di assemblaggio, richiedevano tuttavia un minimo di esperienza nell'installazione, io avevo ventidue anni, ma ero passato attraverso alcuni mesi di addestramento intensivo dapprima su impianti assemblati in azienda a cui erano stati apportate modifiche per produrre funzionamenti anomali e poi sul campo con il mio capo, Giulio, quarantotto anni "ancora sei anni e vado in pensione" mi ripeteva contento, "mi trasferisco nell'appartamento a Moniga che ho comprato con la liquidazione della moglie e andrò a pescare le sardine a Luglio, le trote lacustri i lucci ed i cavedani alla traina con la mia barchetta  da gennaio a maggio, le alborelle fino all'autunno, le anguile durante i temporali estivi ed in inverno i coregoni...,ah che bella vita che farò" mi raccontava con gli occhi persi in direzione del Garda.

Quella fu la mia prima trasferta "lunga" normalmente avrei dovuto spostarmi in aereo, risparmiando tempo e denaro, ma quella volta avevo con me due motoriduttori completi che la ditta voleva sul banco prova per un accurato controllo.

Conobbi l'installatore locale, una persona che usava cinque parole quando ne sarebbe servita una sola, sostituii i due riduttori e tarai l'impianto senza particolari problemi, durante gli spostamenti da un sito all'altro apprezzai la campagna pugliese, gli immensi oliveti, la splendida presenza del mare, in un baleno mi ritrovai già a sera inoltrata, le cose erano andate bene, e la mattina seguente sarei ripartito per tornare in azienda con un viaggio di un migliaio di chilometri.

Negli anni seguenti le cose non andarono sempre così lisce, nuovi prodotti meno costosi e sofisticati ci diedero non pochi grattacapi e non sempre riuscii ad individuare prontamente le cause, alcune volte nascoste in difeti di progettazione o nella cattiva scelta dei materiali e delle lavorazioni a cui erano sottoposti, in ogni caso il mio contributo venne definito prezioso dal titolare della ditta.

Ho racontato questo spaccato dei miei anni ottanta perchè voglio usarlo come una cartina tornasole, immergendo le certezze di allora, nel brodo color piscio della realtà attuale sono molte le cose che non tornano,  quanti neodiplomati vengono assunti a tempo indeterminato oggi?, quante aziende possono permettersi un assistenza svolta in prima persona sui propri clienti?, conosco la realtà dei tecnici di settori affini a quello che era mio negli anni ottanta, tempi tirati, schede lavoro contestate se le sostituzioni in garanza non rientrano nelle percentuali stabilite dal costrutttore...

Siamo finiti nel brodo color piscio un po' alla volta, ci hanno fatto bere un ditale di veleno al giorno e li abbiamo lasciati fare perchè quel ditale non ci avrebbe certo uccisi, ma un ditale alla volta ci hanno tolto quasi tutto.

Paghiamo tiket su ogni prestazione sanitaria, abbiamo un carico fiscale doppio rispetto agli anni ottanta, una disoccupazione doppia e quattro volte superiore rispetto ai ragazzi con meno di trent'anni,  i contratti a tempo. (grazie all'odiosa legge Maroni) non consentono di accedere alla amggior parte dei mutui per la prima casa e nonostante le condizioni siano enormemetne peggiorate dobbiamo lavorare dai dieci ai dodici anni in più rispetto agli anni ottanta.

Ci hanno rubato tutto, ci hanno riempito did ebito pubblico ed in cambio abbiamo preso gran parte dei nostri diritti.

Ce l'hanno (metaforicamente) messo nel culo.

Perchè un partito deve avere a che fare con una banca?, è possibile avere un partito azienda?, perchè segretari di partito possono possedere un imbarcazione da un milione di Euro, l'ho pagata per caso io con le mie tasse?, perchè mi si dice che il PD abbia a che fare con le sale Bingo?, e perchè mi si dice che ex AN o parenti di ex AN hanno a che fare con le macchinette di videopoker?

Cosa centra tutto questo con la funzione di rappresentanza di un partito?

 Ricordatevene quando tornerete a votare. 

 

 





martedì 17 settembre 2013

IL DIVINATORE -quarta ed ultima parte-

 -quarta ed ultima parte-




L'estate arrivò con le sue lunghe giornate, gli uomini cacciavano e si allenavano con i lunghi archi, il Rosso non era molto contento dei progressi di alcuni, ma il lavoro svolto ed il tempo speso stavano iniziando a dare i propri frutti, tutti gli uomini del villaggio sapevano imbracciare un arco e centrare un ceppo alto due spanne da trenta passi, la metà erano in grado i colpirlo da quaranta passi e questo era quanto il Rosso si aspettava da tutti.


Le frecce erano costruite dagli anziani, le punte di rame furono forgiate partendo da piccole pietre azzurre, Ute era stato sempre tenuto in disparte mentre si fondeva il rame, ma dopo quanto era successo gli anziani lo accolsero nella fucina spiegandogli passo passo come fare il fuoco vivo ed intenso, come le pietre piano piano cedevano un liquido che veniva colato in piccoli stampi di selce bruna, una volta raffreddati gli stampi rilasciavano una punta che aveva un colore scuro e che veniva affilata con molta cura su di una pietra nera assumento il colore dei capelli del Rosso.


Ute imparò dagli anziani quali cortecce utilizzare per fissare la punta della freccia, come sigillare il tutto con un liquido nero ricavato dalla corteccia delle betulle, il ragazzo era affascinato, ma in cuor suo stava crescendo un certo malanimo, le frecce con le punte di rame, gli archi, quanti uomini sarebbero morti?, il Rosso sarebbe andato ancora con lui a caccia di conigli?


La notte stessa Ute decise di fare qualcosa di più, iniziò con il guardare dall'alto il proprio villaggio, sentì di voler bene ad ogni singolo componente di questo gruppo e poi cercò il villaggio degli uomini blu.


Lo trovò ai piedi di una montagna scura, era un villaggio molto più grande del suo, con tende enormi e grandi fuochi, ma subito inizò a sentire un pianto sommesso, proveniva da una capanna al margine del villaggio, decise di capire cosa succedesse, dall'alto vide una giovane donna con il proprio bimbo morto, Ute capì che non era il solo bimbo che stava morendo nel villaggio, qualcosa, stava facendo ammalare i bambini.


Il bimbo di quasi cinque anni voleva fare qualcosa per questa gente, trovò la tenda della guaritrice, attese che si addormentasse ed entrò immediatamente nel suo sogno.


Si trovò in una radura fra molte donne giovani, riconobbe subito chi fosse fra loro la guaritrice, le si avvicinò e le disse, “perchè la tua gente muore?” “Chi sei tu per chiedermelo? “ si sentì rispondere il bimbo, “voglio aiutarvi” le disse, la giovane lo guardò storto e sibilò “ed allora portami la divinatrice del popolo delle colline che ha fatto questo orribile maleficio!”, Ute capì che stava parlando di sua nonna, sapeva che non poteva essere stata sua nonna, una donna che tutti veneravano, che non aveva mai imbracciato un ascia od una lancia, a voler uccidere i bambini del popolo del nord, “ascolta guaritrice” le disse, prima che la nostra gente muoia prova ad incontrarti con la guaritrice del popolo delle colline, sono certo che potrà aiutarti, incontratevi sotto i grandi Tassi a sud, porta con te tre uomini, altrettanto farà la guaritrice del popolo del sud, forse ci sarò anch'io, quando il sole sarà alto nel cielo forse ci vedremo.


Ute non aspettò l'alba per uscire dalla tenda di soppiatto e correre dalla nonna.


La mattina presto la vecchia divinatrice chiese al capo del villaggio di mettergli a disposizione i tre uomini più grandi e forti del villaggio, poi entrò nella tenda della guaritrice e le spiegò che doveva incontrarsi con la gente del villaggio del nord.


Il Rosso era stato fra i prescelti ed a lui Ute spiegò cosa fosse successo quella notte, l'uomo restò molto sorpreso, ma senza proferir parola accarezzò la testa del piccolo.


Il bimbo fece di tutto per essere presente all'incontro, disse perfino una mezza bugia raccontando che l'aveva promesso alla guaritrice, fu il Rosso a trovare una soluzione, sarebbe andato con Elis e si sarebbero tenuti in disparte, nascosti fra le felci. Facendo giurare alla propria donna di non uscire allo scoperto anche se le cose si fossero messe male.


Il drappello giunse sotto i grandi alberi di Tasso con grande anticipo ed Elis e Ute furono nascosti con molta cura, certamente in grado di sentire quanto fosse stato detto, ma al sicuro.
Quando il sole fu alto nel cielo nessuno si fece vedere, ma il Rosso decise di aspettare ancora un po' ed ebbe ragione, la giovane guaritrice e tre robusti guerrieri del Nord giunsero sotto i tassi, ci furono attimi di tensione, la guaritrice era convinta che le morti dei bimbi erano frutto di un maleficio della divinatrice, a questo punto Ute sfuggì dalla madre e si presentò davanti a lei inseguito da una preoccupatissima Elis.


“Sono io che hai visto in sogno” esordì, siamo qui per aiutarvi, i tre guerreri del popolo del Nord risero sommessamente, ma la loro guaritrice sbiancò in volto, fu Lane, la guaritrice del popolo delle colline a prendere la parola “ parlami delle morti” seguì un lungo conciliabolo, i bimbi morivano mentre venivano allattati dalle madri, non era mai successo, avevano scariche continue di dissenteria, si indebolivano poi le loro fronti scottavano e smettevano di mangiare morendo dopo due giorni.


Lane non aveva mai sentito nulla del genere, chiese se qualche adulto presentasse gli stessi problemi, ma nessuno degli adulti aveva avuto questi problemi, l'attenzione di Ute era lontana, stava cercando qualcosa nel villaggio degli uomini delNord che gli desse indicazioni, si limitava a guardarlo dall'alto e la sua attenzione fluttuava da una tenda all'altra quando ad un tratto un contenitore di legno chiuso con delle assi lo incuriosì, sentiva all'interno qualcosa di amaro e pericoloso.


“Cosa c'è vicino alla grande tenda verso la montagna” disse a voce alta Ute aggiungendo subito dopo “che cosa c'è nel tino con il coperchio?”, la giovane guaritrice trasalì, ma la domanda di Ute era stata diretta e si sentì obbligata a rispondere “la bevanda che le donne assumono la sera quando si riuniscono per ricordare i propri morti”, Lane chiese come fosse realizzata e la giovane guaritrice elencò erbe comuni e la parte molle intorno al seme del Tasso.


Lane fu presa da un dubbio, guardò Ute che le stava sorridendo, “chi prepara di solito questa bevanda?” chiese Lane, la giovane guaritrice sbiancò nuovamente, aveva capito che questa volta la bevanda era stata preparata dalla figlia di Bru perchè la madre era impegnata con la preparazione dei vasi per la frutta secca.


“Forse troverai dei semi di Tasso in fondo al tino “ disse Lane, sapeva che i semi del Tasso erano velenosi ed anche una ventina di questi in un tino d potevano creare guai grossi, ma non aveva mai pensato che potessero avvelenare il latte delle madri...


Il colloquio terminò bruscamente, il drappello del villaggio del nord si incamminò, ma la giovane guaritrice abbandonò per un attimo la scorta e corse da Ute “come hai fatto a comparirmi in sogno?” Ute guardò Lane, non sapeva spiegarlo, ma la guaritrice disse senza mezzi termini “è un divinatore”, la giovane sbiancò per la terza volta e corse ad unirsi alla propria scorta.


Due settimane dopo questo incontro il villaggio del popolo delle colline ricevette la visita di alcune donne del popolo del Nord accompagnate dal capo del loro villaggio e dai tre uomini che erano stati presenti all'incontro fra le guaritrici.


Portarono in dono dei bei vasi dipinti, ringraziarono la guaritrice, ma tutti vollero incontrare Ute, il divinatore che aveva aiutato il loro popolo, si accesero i fuochi, furono cucinati conigli ed un grande cervo.


Al proprio quinto compleanno Ute venne ufficialmente nominato divinatore, la nonna lo prese sotto la propria ala protettrice e gli insegnò tutto quanto sapeva, ma in cuor proprio era chiaro che Ute fosse in grado di fare molto di più di quanto lei avesse mai immaginato, possedeva la vista, la preveggenza, il dono di entrare nei sogni, e  il suo vero compito era insegnargli il giusto modo con cui utilizzare questi immensi doni.


Epilogo


Ute sedeva su di una roccia nera ai piedi di una montagna, i tempi delle guerre fra i villaggi erano finiti molti anni prima, ora esisteva un solo vasto popolo che aveva incominciato a catturare i bovini femmina pregni e chiuderli in un recinto per ricavarne latte e nuovi bovini, nei villaggi le nascite erano di molto superiori alle morti, Ute sentiva questo popolo suo e lo amava più di qualsiasi altra cosa.


I propri giorni stavano per finire, ma sapeva che sarebbe tornato ancora una volta, nuovamente figlio del proprio popolo, per unificare la propria gente dopo che un invasore straniero l'avrebbe dispersa, ma mai umiliata.




stele risalente all' età del rame

domenica 15 settembre 2013

IL DIVINATORE -Parte Terza-


-Parte Terza-






Il Rosso e dieci uomini esperti stavano cercando lunghi rami di Tasso per costruire gli archi, non c'era abbastanza tempo perchè il legno si seccasse all'ombra dei grandi castagni, per fare un buon arco il legno doveva essere asciugato e bagnato molte volte fino a prendere la forma voluta su alcuni ceppi di legno di quercia, ma il consiglio aveva deciso di provare a intagliare ugualmente gli archi in maniera grossolana e di far asciugare il legno accanto a ad un focolare colmo di braci poi bagnarlo tenendolo per tre giorni in acqua ferma e metterlo in forma sui ceppi, si poteva tentare, pensò il Rosso, mentre dirigeva gli uomini verso una collina su cui Elis assicurava ci fossero non meno di cinque grandi piante di tasso, la sua donna conosceva bene quel posto perchè vi era solita raccogliervi grandi quantità di semi che faceva cadere percuotendo i rami con lunghe pertiche che aveva ricavato da una betulla, raccoglieva poi la parte molliccia e rossastra che circondava i semi in vasi e vi ricavava una salsa dolciastra da consumare con la carne di coniglio e di uccelli cotta alla brace.



  A metà della mattina gli uomini giunsero sulla collina e vi trovarono gli enormi Tassi, prima di salire sulle grandi piante scelsero con cura i rami da tagliare. Cinquanta rami per cinquanta archi, se fossero riusciti a renderli curvi ed elastici quanto bastava per poi tenderli con corde di budello intrecciato, a fine primavera avrebbe potuto insegnare agli uomini ad utilizzare gli archi, un arma difficile da gestire, molto potente, ma che richiedeva molta forza fisica e moltissima pratica.
Ute nel villaggio stava mangiucchiando un pezzo di susina secca e rimpiangeva ancora di non essere con il Rosso.


L'idea gli venne mentre stava parlando con Suri, una bimba della sua età, lei gli stava decantando la bellezza della collana con le pietre gialle che le aveva regalato il padre e mentre Ute stava ancora pensando agli uomini del villaggio si ritrovò  a guardarli dall'alto, li vide mentre stavano legando fra loro i lunghi rami che sarebbero serviti per costruire gli archi, Ute allargò lo sguardo con gli uomini che erano diventati piccoli come insetti della terra e vide che il sole era molto basso sull'orizzonte, guardò ancora più lontano vide colline poi grandi montagne coperte di neve e scorrendo per tornare dagli uomini del villaggio vide un gruppo di cacciatori dal viso blu, stavano cacciando ad almeno dieci giorni di cammino dal suo villaggio, erano in sei e stavano circondando una femmina di cervo, Ute non sentendo che la sua gente fosse in pericolo si alzò ancora di più e vide l'orizzonte sempre più ampio,la terra del suo popolo non più grande di un unghia del suo piede, ora vedeva le grandi distese di acqua, il Rosso gliene aveva parlato, sentì il desiderio di tornare e subito tornò con la vista dai propri occhi, Suri era ancora lì accanto a lui e gli chiedeva perchè non le rispondesse, Ute le disse che aveva sentito un verso, ma lo sguardo della bimba faceva intendere che non lo credeva.


Gli uomini tornarono, portando  quanto Ute aveva visto dall'alto, erano soddisfatti, i rami erano lunghi e senza insetti sotto la corteccia,. Sarebbero diventati dei bellissimi archi.


L'inverno finì di colpo e la neve ed il freddo lasciarono il posto alle lunghe giornate di pioggia, Il Rosso e gli altri uomini del villaggio avevano lavorato duramente, grazie alla buona caccia della precedente estate la carne di cervo non era mancata ed in più gli archi erano stati realizzati, quaranta splendidi oggetti che sarebbero presto diventati delle armi eccezionali.


Ute aveva sognato ancora gli uomini blu, ma il sogno era cambiato, ora gli uomini del villaggio lottavano duramente ed uccidevano con le frecce, le asce e le lance molti uomini blu.


Il bimbo si chiedeva se fosse stato lui a cambiare il sogno con i propri desideri, ma sentiva che fosse stato l'averne parlato con la madre e con il Rosso a cambiare i propri sogni.


Fu alla fine delle piogge che Ute scoprì di essere in grado di cambiare i sogni delle persone, durante il primo plenilunio di primavera il ragazzo era intento a guardare il proprio villaggio dall'alto, gli piaceva osservare il proprio corpo e quello dei fratelli mentre dormivano, ma questa volta vide che il Rosso si agitava nel sonno, come se stesse lottando con un Lupo del nord, Ute guardò bene il viso dell'uomo e di colpo si trovò davanti un animale grosso e peloso, “UN ORSO” esclamò ad alta voce, sapeva che quello era il sogno del Rosso, l'animale lo stava ferendo con gli artigli e sembrava che per l'uomo non ci fosse molto da fare, il ragazzo decise di parlare con l'orso, “torna nella tua tana” gli disse, non è questo il tuo posto”, vattene, l'Orso si girò su se stesso e lentamente si allontanò dal teatro dello scontro, “Rosso, è solo un sogno”, gli disse, l'uomo tremante e ferito era a terra con larghe ferite sul petto e sulle braccia, aggiunse poi “Rosso, queste non sono ferite vere , stai tranquillo, ora ti porterò nel regno delle cose vere”.


L'uomo si svegliò di soprassalto nel suo giaciglio, si alzò di scatto per vedere dove fosse Ute e lo trovò seduto sulla paglia e sorridente, “come hai fatto?” gli chiese più stupito che spaventato “non lo so, ma volevo aiutarti”gli rispose il bimbo.


Elis aveva sempre avuto il sonno leggero, aveva sentito tutto, ed appena il figlio si riaddormentò chiese spiegazioni al proprio uomo ed alle prime luci dell'alba corse da sua madre per spiegarle l'accaduto, questa volta la divinatrice fua avara di parole “Ute è tuo figlio, ma è soprattutto un dono, continua ad informarmi di cosa succede al piccolo e non spaventarti”.

 File:Albero di tasso.jpg
 Albero di Tasso




venerdì 13 settembre 2013

IL DIVINATORE -parte seconda -



-Parte Seconda -



 
Elis ed il proprio uomo tennero sotto stretta sorveglianza il piccolo Ute per tutta la primavera e l'estate, il bimbo passò lunghe giornate nelle radure del vicino bosco sia con le raccoglitrici per i frutti estivi sia con i cacciatori di piccoli animali, aiutava spesso la madre che stendeva le susine selvatiche a far seccare, ed a raccogliere quelle che via via seccando diventavano più dolci, Elis le snocciolava poi con una corta lama in rame,e le poneva in grandi vasi di terra cotta che lei stessa aveva fatto modellando la creta e facendola poi cuocere nel forno comune fatto di sassi bianchi, Ute anche se piccolo sapeva che le prugne fatte bollire con acqua di fonte e miele di api selvatiche avrebbero costituito la cura per la tosse che nel lungo inverno tormentava in molti nel villaggio.


Fu all'inizio dell'inverno, stagione in cui era venuto al mondo, che Ute iniziò a fare dei sogni sempre più strani ed orribili, la notte spesso si svegliava terrorizzato, nel sogno gruppi di persone dai visi dipinti di blu attaccavano il proprio villaggio uccidendo tutti gli uomini e portando via le donne ed i bambini.


I sogni si ripetevano ad ogni notte ed Ute dapprima terrorizzato man mano che i sogni si ripetevano tentava via via nel proprio sogno prima di fuggire poi ad avvertire gli altri dell'arrivo degli uomini blu, una mattina Ute, bimbo di quattro anni, capì che doveva assolutamente parlare con il Rosso.


La mattina seguente l'uomo ed Ute andarono a caccia di volatili, serviva una mano ferma e molta forza per tendere l'arco in legno di tasso, lunghi appostamenti in assoluto silenzio, fu mentre camminavano insieme per raggiungere una postazione creata dal Rosso che Ute parlò “Rosso, chi sono gli uomini blu?” l'uomo si fermò immediatamente “chi ti ha parlato dei selvaggi del nord?”. “nessuno Rosso” disse con piglio deciso Ute “li sto sognando da molte notti mentre attaccano il villaggio ed uccidono tutti gli uomini”, il Rosso sentì un brivido corrergli lungo la schiena “quando dovrebbe succedere questo?” chiese al bimbo abbandonando ogni cautela e la promessa fatta ad Elis di non parlare al bimbo come se fosse un divinatore “penso che succederà in autunno, perchè nel sogno le foglie degli alberi erano gialle e rosse” disse con sicurezza”Rosso, chi sono questi uomini che vogliono ucciderci?” L'uomo, era diviso dal correre al villaggio e parlare con la vecchia divinatrice, la nonna di Ute, ed il rispondere al piccolo, scelse di parlare al bimbo, “Ute, più a nord ci sono dei villaggi, prima che tu venissi al mondo scontri e guerre erano frequenti, poi la nostra divinatrice propose di andare a parlare con loro, avremmo insegnato loro come conservare la frutta essiccandola, per poterla mangiare nei lunghi inverni, e come raccogliere il miele selvatico coprendosi con una pelle con due piccoli fori sugli occhi e bruciando legno di sambuco verde affinchè il fumo stordisca le api, la guaritrice del villaggio aveva inoltre insegnato loro come preparare un medicamento per curare le dita di piedi e mani che erano state troppo tempo al freddo, da allora le nostre genti non si sono più date battaglia”.

Ute ascoltò con attenzione l'uomo e quando gli parlò lo fece con un tono perentorio “torneranno Rosso”.

La sera stessa il Rosso entrò senza farsi vedere nella tenda della madre di Elis.

  L'anziana divinatrice ascoltò con molta attenzione le parole del Rosso che appariva molto preoccupato, “non parlarne con nessuno per ora” gli intimò con tono perentorio “e portami il piccolo”.

Ute venne portato da quella che sapeva essere sua nonna, entrò nella piccola tenda adorna di piume d'uccello denti ed ossa, la vecchia donna stava seduta dietro un fuoco che ardeva vivo, scrutò i palmi delle mani del bimbo, lo guardò a fondo negli occhi, e poi gli parlò “Ute, si dicono tante cose nel villaggio, adesso siediti e spiegami come uno grande cosa è successo con tua madre nel bosco e con tuo padre a caccia, poi mi parlerai degli uomini dipinti di blu”

Il bimbo descrisse l'attacco del cinghiale a sua madre, l'urlo che appena prima gli era uscito era qualcosa che sentiva di dover fare, descrisse la vista dall'alto della radura e di come aveva visto le tracce del passaggio dei conigli, Le disse che qualche volta prima di addormentarsi vedeva il villaggio dall'alto, come lo vedrebbe un un uccello, ed infine le parlò dei suoi incubi, di come fossero vestiti gli uomini blu e di come , nel sogno, uccidessero tutti gli uomini per portar via le donne ed i bambini.

La vecchia divinatrice accompagnò fuori dalla tenda Ute con passo malfermo, e trovò sua figlia Elis di fronte a lei “l'hai sempre saputo” disse la madre del piccolo mentre lo affidava alla sorella giunta con lei alla tenda della divinatrice, “l'hai sempre saputo ma non me ne hai mai voluto parlare” la vecchia guardò il cielo sopra la propria testa, poi i piedi della figlia “si, l'ho sempre saputo, ma non volevo anticipare i tempi, il bimbo sta ritrovando antichi poteri, sarà il più potente divinatore che abbiamo mai avuto ed il suo destino sarà quello di unificare le tribù dei monti e della pianura” gli occhi dell'anziana sembravano guardare oltre il viso della figlia.
“Ma ora dobbiamo riunire immediatamente il consiglio degli anziani”.

Ute ed i bambini del villaggio furono radunati nella grande tenda ed una giovane li fece giocare per tutta la sera, ma il bimbo era distratto, non gli andava di partecipare ai giochi, sentiva che gli adulti erano riuniti e che stavano parlando di ciò che aveva sognato, ma si trattenne dal guardare da sopra la tenda della riunione.

Il consiglio durò per quasi la metà della notte ed Ute si addormentò nella capanna come un qualsiasi bimbo di quattro anni dopo una giornata lunga e intensa.

Si svegliò alle prime luci dell'alba, gli uomini erano già tutti partiti, si arrabbiò con se stesso, perché avrebbe voluto convincere il Rosso a portarlo con se, ora gli spettava una mattina in cui avrebbe dovuto aiutare sua madre nella raccolta o nella preparazione della carne secca di cervo.


 
 Vaso di terracotta dell'età del rame



giovedì 12 settembre 2013

IL DIVINATORE -parte prima-

 Racconto breve

-Parte prima -





Fu scelto a soli cinque anni, sua nonna era stata la più grande divinatrice che il gruppo avesse mai avuto, aveva previsto che ci sarebbe stato un suo nipote, figlio maschio di una delle sue quattro figlie, che a tre anni avrebbe mostrato i segni della benedizione.


Ute a tre anni non parlava ancora, ma aveva occhi scuri e pungenti che portavano istintivamente la gente del villaggio a schivarne lo sguardo, un giorno di fine inverno sua madre lo portò con se sul margine del bosco in cerca di castagne rinsecchite, radici e ghiande che erano sfuggite alle cercatrici, Ute aveva appena trovato una grossa castagna e la fece vedere a sua madre quando ad un tratto urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, sua madre accorse immediatamente verso di lui e fu in quel momento che il grosso cinghiale uscì dal folto del bosco caricando la donna.

Elis fu fortunata, l'essere già in piedi ed in movimento impedì al cinghiale di colpirla al ventre, non fu ferita dalle zanne, ma solo dal grosso muso dell'animale che sparì immediatamente nel bosco, madre e figlio raggiunsero a fatica il villaggio, fu circondata dalle amiche del villaggio e mentre la guaritrice stava facendo bollire urina di bovino per medicare le escoriazioni e far uscire la grossa botta sull'anca.
 Elis disse che Ute l'aveva salvata urlando ed impedendo che il cinghiale la caricasse mentre era piegata per la raccolta.

Le donne convinsero Elis a non parlarne perchè dopotutto l'urlo poteva essere una reazione del piccolo alla vista della bestia, ma Elis la sera stessa davanti alle braci rosse che emanavano un bel tepore, accanto al Rosso, il suo uomo, si convinse che Ute era veramente il divinatore di cui aveva predetto l'esistenza sua madre.

La primavera  arrivò dopo le lunghe giornate piovose di  Marzo, i prati fiorirono di colpo di mille colori ed Ute passava sempre più tempo fuori dalla capanna di legno e pelli, aveva iniziato a parlare di colpo  subito dopo il giorno in cui aveva urlato, non attraversò la fase in cui i bimbi imparano dapprima una decina di parole e poi via via aggiungono nuovi termini, Ute iniziò a parlare spedito con parole che un bimbo di tre anni non avrebbe dovuto conoscere, tentava spesso di convincere suo padre a portarlo a caccia, ma i cervi erano in amore ed i maschi erano estremamente pericolosi in quella stagione, alla fine convinse suo padre a portarlo a caccia di conigli la mattina successiva presto.

Le trappole erano costituite da lacci di budello di bovino con un nodo scorsoio e dovevano essere stese con cura sui sentieri di passaggio ed assicurate ad un robusto ramo ben piantato nel terreno e spezzato in modo da non sporgere troppo dall'erba,  il coniglio che fosse passato sopra il laccio sarebbe rimasto impigliato con  una o due zampe.

Trovare i sentieri che utilizzavano di notte i conigli non era semplice, ma il Rosso sapeva esattamente dove posare le trappole, mentre camminava in una radura sentì che l'erba era meno bagnata su di una sottile striscia serpeggiante fra l'erba alta quattro dita, “vedi” spiego ad Ute, “l'erba è asciutta perchè i conigli passando l'hanno asciugata con il proprio pelo, è qui nascosti fra l'erba che metteremo i lacci”.


Ma Ute stava provando qualcosa di nuovo, stava osservando il padre e se stesso dall'alto, la radura sembrava piccola, non provava paura sentiva di aver sperimentato altre volte la vista dall'alto del proprio villaggio, quando era molto piccolo, ora mentre stava osservando il padre stendere con cura il budello nascondendolo fra i fili dell'erba stava capendo che in un modo o nell'altro era lui il piccolo accanto a suo padre e che se voleva poteva tornare a guardare dagli occhi, ma la vista dall'alto gli stava mostrando qualcosa di inaspettato.
Ute osservò in basso e notò che l'erba a circa venti passi dal padre , sulla sua destra, era attraversata da una sottile via che riluceva di una luce bluastra, anche il sentiero dove suo padre stava posando le trappole era luminoso, ma la luminescenza ma molto meno intensa, Ute capì che quella luce era il segno che avevano lasciato sull'erba
 i conigli, doveva assolutamente dirlo a suo padre!

Tornò subito a vedere con i propri occhi ed immediatamente si rivolse a suo padre “Rosso, i conigli preferiscono il sentiero a venti passi, ecco proprio lì”, il bimbo si era rivolto a suo padre come una persona adulta, ed il padre, verificata l'esistenza della pista che non aveva notato ed un po' incredulo decise di mettere la metà delle trappole dove gli era stato indicato dal figlio.


La mattina dopo il Rosso non fu stupito constatando che le trappole posizionate nel luogo indicato dal suo piccolo ben quattro lacci su cinque avevano catturato un coniglio, mentre nel sentiero che lui aveva scelto una sola trappola aveva catturato una preda, osservando i conigli catturati si convinse  a parlarne con la propria donna.

continua............. 


Talismano di Brigit









domenica 8 settembre 2013

LE STREGHE CAMUNE

« Signori miei, son stato in Valcamonica
per consultare le streghe di quel loco
se mi saprebbon di Turpin la cronica
mostrar per forza d'incantato foco;
una vecchiarda in volto malinconica
rispose allor con un vocione roco:
-Gnaffe, che sì tu lo vedrai di botto;
entra qui tosto meco e non far motto » 


(Teofilo Folengo)

La Val Camonica è la più grande delle valli bresciane, ricca di prove della presenza di una vasta popolazione che ha occupato l'area appena dopo l'ultima glaciazione ebbe una cultura fiorente documentata dalle numerosisime incisioni rupestri rintracciate in quasi tutti i comuni della valle.
 



Incisione rupestre Camuna


I camuni subirono il processo di "romanizzazione" intorno al 10 D.C. e nonotsnte la successiva diffusione del cristianesimo  fra la popolazione camuna restarono ben radicate pratiche ataviche tramandate di generazione in generazione; che i camuni non siano stati del tutto permeati dal cristianesimo è un dato di fatto (a riguardo verificate su Wikipedia STREGHE DI VALLE CAMONICA ) ma è altrettanto certo che le donne e gli uomini che praticavano la "stregoneria" furono repressi duramente in due grandi ondate.





 Monastero della Santissima a Gussago sede per lunghi decenni dell'inquisizione bresciana



Centinaia di donne  (ed uomini, questi ultimi assolutamente in minoranza) vennero bruciate, accusate di malefici, di uccidere persone tramite polveri avute in dono dal maligno, di far seccare campi e messi di persone nemiche, di praticare arti magiche e di far sabba con satana in persona


rogo di streghe, nel 1518, nella pubblica piazza di Pisogne (oggi Umberto I), furono suppliziate otto giovani accusate di stregoneria.



Tali indicibili sofferenze delle donne Camune finrono intorno al 1780.
 difficile quantificare le esecuzioni in Italia, ma statsticamente vengono stimate in non meno di 2500.
vi lascio come approfondimento una bella ricerca svolta da una scuola media, le fonti citate citate sono le migliori  oggi a disposizione.A cavallo di una scopa.

Non è raro che un essere tenda a restare, vita dopo vita, nella medesima area; se vi ha trascorso una vita felice, perchè dovrebbe cambiare? Capita però che la perdita violenta di amici ed affetti crei un legame forte con questi ultimi, non ho prove che le nostre streghe camune siano ancora in zona, ma sta di fatto che:

Le donne Camune che ho conosciuto sono state fra le più indipendenti e volitive che abbia mai incontrato.

  L'unica donna che mi abbia fatto realmente dubitare del concetto di fedeltà  sia stata una splendida Camuna

Tutt'ora in val Camonica si tengano feste pagane, raduni di magia e che se ne parli molto più che in altri luoghi è un dato di fatto.

Le numerosissme morti di giovani in incidenti stradali avvenuti negli anni novanta in Val Camonica fossero fatti risalire ad una precisa maledizione di una strega bruciata sul rogo a Pisogne era un pensiero molto difuso, in quel periodo lavoravo in val Camonica ed a chiuque chiedessi spiegazioni o se credesse o meno a questo mi rispondeva invariabilmente che finchè non sarebbe morta la diciannovesima vittima la strage sarebbe andata avanti, mi trovavo davanti a persone assolutamente convinte di questo.

Recentemente sono stato a Pisogne con il direttore commeciale di una ditta per cui lavoro, leggendo la targa riportata di  seguito, gli ho chiesto dove fossero ora a suo parere (si tratta di un uomo dalle larghe vedute)  le streghe giustiziate in quella piazza, mi ha risposto  di non saperlo, ma io sentivo di averne una molto vicina, ed infatti da un portone accanto alla piazza sbucò una ragazza a bordo di una rombante Harley Davidson Low Rider che si girò a guardarci sorridendo e sfrecciando via.

Da sotto il casco i lunghi capelli  sembravano i ramoscelli di una scopa agitati dal vento.....


Targa in Piazza Umberto primo a Pisogne



  




giovedì 5 settembre 2013

IL LAGHETTO COME L'ITALIA

Dietro casa, a non più di due chilometri, cè un bel lago intramorenico, da fine giugno a metà settembre la sua superfice è coperta in buona parte da fiori di Loto in splendida fioritura, ma questo lago è famoso anche per essere la dimora di alcuni Lucci Italici da record.

In questo lago i pescatori praticano largamente il catch and release (cattura e rilascio) del pescato, il che garantisce sempre un buon numero di prede sempre più "smaliziate" insomma, sfide sempre più complesse.

In un cantuccio del lago vive un luccio di dimesioni ragguardevoli, chi lo stima sui sei chili, chi anche  otto, vederlo non è difficile, basta lanciare un esca a forma di rana su di una foglia di loto e lui da sotto prende in bocca foglia ed esca, ma essendo un vero e proprio furbacchione riconosce immediatamente la falsa rana e nessuno è ancora riuscito a catturarlo.

Nel lago vi sono anche anguille e Black Bass. alcuni ben oltre i due chili, anche questi molto astuti per cui finiscono sempre per abboccare gli esemplari più piccoli che a loro volta rilasciati, diventeranno sempre più esperti e difficili da catturare.

Il lago è pieno di vita ed è particolarmente bello, mi è fin troppo facile paragonarlo alla nostra nazione, chi ci ha amministrato non è stato accorto quanto i pescatori che frequentano il lago in questione,  non hanno creato un ambiente favorevole per la crescita, hanno tassato gli utili aziendali incuranti che le aziende dovessero costantemente investire per poter restare competitive, hanno tassato il lavoro con il risultato di produrre paghe troppo basse e rendere le aziende poco competitive, come se tutto questo non bastasse hanno tassato pure IL MONTE STIPENDI pagato dalle aziende.

Ma tutto questo non bastava, hanno tassato le case in cui viviamo (per carità non credete che l'IMU sia stata abolita, date un occhiata a quanto pagate di TARES e vedrete che ci conveniva tenerci la vecchia tassa, per quanto odiosa fosse) e per chi ha un lavoro indipendente chiedono anticipi sul presunto redditto dell'anno a venire.

Abbiamo una nazione che si regge su gambe deboli, ma con una pancia enorme.

Però spenderemo 22 milairdi di Euro epr dei nuovi bombardieri invisibili ed un altra decina per una linea ferroviaria che se realizzata diventerà uno scempio sotto il profilo ambientale.

Saremo ancora noi i finanziatori di quanto sopra, ma tutto questo sarebbe ancora poco se potessimo godere di servizi a livello dei paesi scandinavi, ma sappiamo tutti che non è così..

Ed allora perchè la gente continua a votare PD e PDL?

Penso che in buona parte sia colpa della pessima informazione, dei giornali che essendo finanziati dai governi sono troppo filogovernativi, dal fatto che il Sig Berlusconi non sarebbe eleggibile in alcun paese Europeo (ma suppongo anche dell'America tutta dell'Asia e dell'Oceania) perchè possedere media di tutti i tipi e fare il politico sarebbe come dare il monopolio della vendita dei lassativi al più importante fabbricante di carta igienica...

Ma la nostra nazione è divisa ancora per ideologie, come nell'immediato dopoguerra e così dacendo si è esposta ad un piccolo numero di approfittatori che si è arricchito grazie alla politica che nutre delle Lobby potentissime per trarne ulteriore finanziamento.

Cambierebbe tutto se fallissimo come nazione, allora le stesse persone plaudenti sotto il palco del magnate di Arcore e del segretario di turno del PD (anche se in questo momento sono più inclini a fischiarlo il segretario) diverrebbe un orda incontrollabile pronta ad appendere ad un distributore il colpevole di turno, gli stessi che negli anni '30 partecipavano alle adunate oceaniche a che urlavano DUCE DUCE fecero lo stesso con il dittatore del ventennio.

Nell'ultimo ventennio abbiamo avuto il debito pubblico quadruplicato, il prelievo fiscale quintuplicato, il lavoro è diventato precario (a progetto, a tempo, ) non tutelato, non garantito, senza alcuna certeza di una pensione che sia superiore alla minima sociale,  interi comparti industriali sono spariti, le aziende straniere fuggono da noi come se ci fosse un epidemia di colera, le PMI, per lo più a conduzione familiare, sono oggetto di vessazione totale, con tassazione da panico.

Nel lago di cui sopra il Luccio grosso è facilmetne identificabile, nella nostra nazione potrebbe essere identificato in un intera generazione di politici, entrati a posar le loro chiappe dorate in parlamento dai primi anni ottanta.

Il luccio si limita a mangiare un chilo di altri pesci, rane e gamberi a settimana, i nostri personaggi non si riducono i privilegi, la busta paga di diciannovemila Euro al mese, i rimborsi elettorali milionari, gli intrallazzi con  lobby, logge massoniche , potentati e amenità varie.

Forse dovremmo svuotare il laghetto Italia da questi individui, bruscamente, con un elezione da urlo...
vederli boccheggiare seza i soldi delle loro fondazioni, dei compensi dei CDA di banche, municipalizzate, fondazioni bancarie, enti ed amenità varie...

Chissà se si abbasserebbero a fare un lavoro con cui vivere...





mercoledì 4 settembre 2013

MOLTI ANNI FA

4 Settembre 2013

Molti anni fa credevo che la vita fosse lunghissima, che mio nonno a settantasei anni avesse davanti a se almeno ltri dieci anni, che mi sarei innamorato di una donna gentile e dolce, credevo inoltre che sarei diventato un ingeniere e che avrei guidato una macchina lunga cinque metri, un mio aereo personale e che avrei avuto una casa al mare ed una in montagna.

Molti anni fa mio padre era una delle persone più forti e intelligenti del pianeta, mia mamma era buona, ma esaurita e solo per questo mi picchiava on una certa frequenza, ero certo che fosse di animo gentile e dai modi raffinati.

Molti anni fa credevo che in una giornata di sole tutto il mondo fosse bello, che gli uccelli cantassero per noi uomini e che le margherite dovessero essere raccolte e regalate ad una bella donna, credevo inoltre che mia zia A. fosse talmente bella da sembrare una modella.

Molti anni fa credevo che la democrazia fosse un sistema in cui anche la minoranza potesse dare il proprio apporto e che fosse apprezzata per questo, credevo che il Patto di Varsavia fosse un organizzazione del male e che la NATO fosse un unione delle forze del bene

Molti anni fa pernsavo che il Papa fosse l'erede di S. Pietro e che operasse illuminato dallo spirito Santo e che i preti (in generale) fossero il braccio attraverso il quale la volontà di dio si manifestava e che in conseguenza a ciò si potesse aver fiducia.

Ma a sedici anni mio nonno morì fra le mie braccia, mentre mia madre e mia nonna gli praticavano il massaggio cardiaco corsi dal medico, ma mio nonno morì, mi fu detto che la mia famiglia non aveva la possibilità economica di pagarmi l'università e scoprii che le ragazze della mia età uscivano con chi aveva l'auto.

A sedici enni sentii mio padre parlottare con mia madre per un ordine  di trasferimento che sapeva sarebbe arrivato e lui che non volle chiedere aiuto ad un generale che aveva conosciuto  e con cui erano amici, vidi inoltre mia madre litigare ferocemente con una vicina augurandole cose incredibili e minacciandola di spaccare la faccia a lei e a quella mezza sega di suo marito.

 A sedici anni vidi la vicina di casa di mia nonna su di un marciapiede, vestita con una gonna cortissima, lunghi stivali rossi ed una parrucca improbabile, era a lei a cui avevo regalato le mie prime margherite quando avevo sette anni.

A sedici anni vidi che ad un parente venne assegnata una SECONDA casa popolare nonostante avesse uno stipendio molto più alto di quello di mio padre e vivesse già in una casa  ASSEGNATA PER CONCORSO e sentii mia madre maledire gli intrallazzi con il senatore PXXXXX, vidi inoltre un filmato in cui dei ricercatori statunitensi stavano rendendo sterili uomini e donne di una popolazione andina e vidi le  fotografie sugli effetti dei bombardamenti in Viet Nam.

A sedici anni sentii strane voci sul prete che teneva l'oratorio ed io che ero già in rotta con dio ed i suoi ministri abbandonai del tutto il suo gregge.

Affidare le proprie certezze ai propri sogni è una ricetta sicura per la delusione, ma certamente un balsamo per le botte che ci procura la vita, e questo a sei, sedici, settantasei anni.




martedì 3 settembre 2013

UN VECCHIO A PONTE CROTTE

 13Marzo 2011 
(MIRACOLOSAMENTE SALVATO DALL'AMICO PASONE, GRAZIE ANCORA)


I tuoi ottant'anni in un paltò troppo grande
i pensiari sI affollano sotto il tuo cappello fuori moda.

Il fiume scorrre sotto i tuoi piedi a Ponte Crotte
si porta via cinque minuti dei tuoi crucci.

Ci venivi a pescare sul Mella
ora non ci vive più nulla.

Riprendi il tuo cammino
con passo incerto.

Ti lasci alle spalle l'incrocio ed il rumore.

Un altro giorno sta passando
domani un altro da riempire.


Brescia, Ponte Crotte

MARA un altra storia della bassa

27 Ago 2013 - 16:28:17
MARA

Un altra storia della bassa
A diciassette anni il poter presentare una propria trasmissione in una delle numerose radio private, nate come i chiodini sotto i gelsi dopo le prime piogge di ottobre, era certamente un ambizione.

Gli anni settanta erano un fermento di cose da fare e da provare, chi sperimentava yoga, ZEN, chi praticava il kamasutra, chi comprava sesso per strada alla prima esperienza,  chi si dava per soldi , chi beveva perchè in compagnia bere è divertente, chi fumava erba, chi si dava al fumo e chi andava sul pesante perchè qualcuno alla fine deve sempre andar giù pesante.

Presentavo con Lauro un oretta di Jazz formale il sabato sera ed un oretta di Fusion la omenica pomeriggio, lo si chiamava Rock Jazz allora, in pratica tutto ciò che era nato dal manifesto musicale di Miles Davies "Bitches Brew", ci si preparava studiando interventi e calcolando la durata dei brani, insomma, si faceva del nostro meglio, io mi ero acquistato un ottimo libro di Arrigo Polillo intitolato semplicemtne "Jazz" trovando delle ottime dritte per l'acquisto di nuovi album da trasmettere e si trascorreva il tempo fra il citato Miles Davies, John Coltrane, Gato Barbieri, ma anche Weather Report Return To Forever, Perigeo e via via tanti altri.

Per ogni radio che si rispetti c'è sempre un organizzatore, uno che la sa lunga, che coordina, ordina e che via via prende il controllo del giocattolo, Gianni era proprio così, alto belloccio guidava una Mercedes 200, sposato, ma molto molto sensibile alle giovani primizie..

Intorno ad ogni radio giravano certamente delle ragazze, una era molto interessata a Patrizio (il nostro Alan Ford, biondo ed occhi azzurri, definizione velenosissima dell'amico Lauro) ma a Patrizio non piaceva proprio (come si dice al cuore ed al gusto non si comanda), io da bravo timidone con la testa persa nella Dama Bionda mi limitavo a galleggiare fra yoga, e tanta tanta musica.

Mara era una mia compaesana, coetanea, giunse  in radio in una domenica pomeriggio, non passò certamente inosservata, dimostrava certamente qualche anno in più e francamente non la si poteva definire che molto bella,  Gianni la prese sotto la sua ala protettrice, le fece vedere la saletta di registrazione e la sera stessa la invitò a mangiare una pizza, alla fine della serata la lasciò in piazza della chiesa facendola scendere dalla Mercedes nera aprendole la portiera con indubbia galanteria; la cosa in un piccolo paese non passò certo inosservata anche perchè all'angolo della piazza c'era il bar principale del ridente paesello.

Mara entro una settimana era sulla bocca di tutti, persino mia madre mi riferì qualcosa ampiamente distorto dai vari passaggi di bocca in bocca.

Ma Gianni non portava una ragazza a cena se non poteva puntare fin da subito al bersaglio grosso, i due finirono per far coppia fissa e poi inziarono i litigi.

Mi raccontarono di lei lasciata in mutandine in un prato di una serata autunnale, sentii altre cose difficili da credere visto il piacere sadico della gente ad ingigantire i problemi altrui, ma che Mara fosse stata scaricata in un fossato asciutto (per fortuna) con indosso solo il proprio cappotto ed in uno stato certamente alterato me lo riferì la persona che soccorse la ragazza.

Gianni era andato troppo oltre, farsi una minorenne era già piuttosto grave, ma abbandonarla seminuda e fumata....

Mara lasciò presto il comune, era ormai argomento di discussione ,  non l'ho mai pensata come una bocca di rosa, e neppure come una paesanella finita sotto le grinfie del satiro di turno, negli anni settanta avere rapporti sessuali a tredici, quattordici  anni per una ragazza era normale, certo ora che sono padre mi pare tutto un po' irreale, ma secondo statistiche stilate da associazioni di ginecologi, l'età del primo rapporto è sempre quella , un paio d'anni dopo per i ragazzi.

Mara semplicemente ha voluto sperimentare la propria sessualità da donna libera, ma certamente l'ha fatto con la persona sbagliata, ed è probabilmente questo il nocciolo del problema, chi a sedici, diciassette anni possiede esperienza e buon senso per non ficcarsi in situazioni simili a quella in cui si è ritrovata Mara?

Un proverbio della bassa bresciana recita che bisognerebbe nascere "col saì èn scarsèlo" (con il sapere nella tasca) forse è proprio questo uno dei compiti primari dei genitori, fornire ai propri figli  quel briciolo di esperienza per far si che le loro prime esperienze non siano traumatiche, ma il mio motto preferito a quella età (e pare anche quello dei miei due figli) era "NON CONSIGLIATEMI, SO SBAGLIARE DA SOLO".....

 

FALLIREMO IN UNA NOTTE DI FINE ESTATE?

25 Ago 2013 - 04:51:22
FALLIREMO IN UNA NOTTE DI FINE ESTATE?



Sono al PC,  cinque minuti fa stavo valutando il prelievo fiscale che ho subito quest'anno e sono stupito che il mio conto corrente regga ancora le bordate di questo fisco esoso ingordo e profondamente ingiusto.

In settimana leggevo di un compaesano che ha rapinato dei centri massaggi gestiti da cinesi per pagare le tasse.

Molti anni fa la battuta che sentivo riguardo alle tasse era proprio il contrario, "garò mìo de nà a robà per pagàle....." (non dovrò mica andare a rubare per pagarle), e invece pare che qualcuno inizi a farlo.

L'avevo già intuito nel 2007, quando stavo lavorando in un comune dove le aziende del settore manufatturiero stavano chiudendo sotto i imei occhi una ad una, verso metà maggio conobbi una famiglia che mi confessò che per tenere in piedi l'azienda di famiglia e per pagare la rateizzazione delle tasse stava lavorando in nero (marito e moglie).

E' chiaro che si sia andati TROPPO  oltre, che la misura sia colma e che la fine sia ormai prossima.
Non si lamentino solo i dipendenti (fra i peggio pagati d'europa), anche un libero professionista come me ha poco da stare allegro, detratte le poche spese detraibili a me resta il 40% dell'utile VERO, il 60% se lo scippa uno stato che paga 32.000 Euro al mese di PENSIONE all'ex segretario del PSI Giuliano Amato.

Bisogna riprendere in mano il controllo dela moneta, serve che la banca d'Italia torni unica ed esclusiva prorpietaria della moneta circolante, serve che le attuali banche PROPRIETARIE DELLA BANCA D'ITALIA vengano cacciate a calci nel culo.

LA NAZIONALIZZAZIONE DELLA PRORPIA BANCA CENTRALE è un obbligo verso i cittadini.

So che la stampa continua a suonare un motivetto vecchio e stantio "l'italia paese di risparmiatori, il cumulo del risparmio delle famiglie ammonta a....". ma ci sono dati più precisi e preoccupanti che dovete conoscere....

Leggetevi queste righe ed iniziate a preoccuparvi sul serio...

Da Beppegrillo.it
"Napolitano blinda il governo e nasconde i conti sotto il tappeto. Per la prima volta nel suo mandato, il presidente della Repubblica ha incontrato il ragioniere generale dello Stato. Perché? Ve lo diciamo noi:
- Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione;
- Cassa integrazione: totale di ore di Cig richieste, da gennaio a giugno, supera il mezzo miliardo;
- Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6mila miliardi;
- Debito pubblico: a giugno 2013 nuovo record a 2.075,71 miliardi di euro, dai 2.074,7 miliardi di maggio; oltre il 130% del Pil. Secondo le previsioni salirà al 130,8% del Pil nel primo trimestre 2014, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012.
- Deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%;
- Disoccupazione: a giugno 2013 si attesta al 12,1%, dato peggiore dal 1977;
- Disoccupazione giovanile: il tasso nel segmento 15-24anni a giugno 2013 e' salito al 39,1%, in crescita di 0,8 punti percentuali su maggio e di 4,6 punti su base annua;
- Entrate tributarie: a maggio -0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa (a 30,1 miliardi, -2,2%). Nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4% rispetto ai primi 5 mesi del 2012;
- Gettito Iva: -6,8% nei primi 5 mesi del 2013, un vero disastro;
- Insolvenze bancarie: quelle in capo alle imprese italiane hanno sfiorato a maggio 2012 gli 84 miliardi di euro (precisamente 83,691 miliardi).
- Manifattura: indice Pmi resta sotto i 50 punti, linea di demarcazione tra espansione e contrazione;
- Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, totalmente inattivi;
- Pil: nel secondo trimestre il prodotto interno lordo dell'Italia ha subito una contrazione dello 0,2% dopo il -0,6% nei primi tre mesi dell'anno. Comparando il secondo trimestre del 2013 con gli stessi mesi dell'anno precedente il calo è -2,0% (fonte: Eurostat. S&P ha abbassato la sua previsione di crescita 2013 per l'Italia, a -1,9% rispetto al -1,4% previsto a marzo 2013 e al +0,5% stimato a dicembre 2011. Il Fmi ha tagliato le stime del pil Italia 2013 a -1,8%. Nel 2012 il Pil ha subito una contrazione di -2,4%;
- Potere d'acquisto delle famiglie: -2,4% su base annua, -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;
- Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);
- Prestiti delle banche alle imprese: -5% su base annua nei mesi da marzo a maggio. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;
- Produzione industriale : crollata -17,8% negli ultimi dieci anni, su base annua è in calo -2%;
- Ricchezza: bruciati circa 12 punti di Pil dall’inizio della crisi, 200 miliardi circa;
- Sofferenze bancarie: a maggio 2013, secondo il rapporto Abi, le sofferenze lorde sono risultate pari ad oltre 135,7 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto ad aprile 2013 (+22,4% annuo);"

Alessandro Di Battista, portavoce MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati




E NON DITEMI CHE NON VEDEVATE LE AVVISAGLIE......, SIAMO CAPITANATI DA ELEMENTI COMPETENTI E CORAGGIOSI QUANTO IL COMANDANTE CHE E' FUGGITO DALLA COSTA CONCORDIA MENTRE STAVA ORMAI AFFONDANDO....